Il minimalismo democratico, non è la democrazia

 

Il minimalismo democratico, non è la democrazia

Il minimalismo democratico, non è la democrazia. Lo dice a chiare lettere SHADI HAMID nell’intervista pubblicata dal quotidiano DOMANI oggi 22 agosto 2023.

Non fatevi illusioni, dice lo studioso ecco le sue parole:

Il “minimalismo democratico" è un modo di pensare alla democrazia che mette al centro una nozione elementare: l'alternarsi del potere attraverso le elezioni. Se uno pensa alla democrazia in termini strettamente procedurali evita il rischio di fare un investimento eccessivo, sproporzionato sul sistema democratico come se questo potesse fornire risposte a qualunque problema umano e sociale, la democrazia minimalista è un mezzo che prescinde dagli esiti ideologici del voto.

Ma come ho abbondantemente potuto riscontrare dalle mie osservazioni, l'alternarsi del potere attraverso le elezioni non è che IL CAMBIO DEGLI INTERPRETI DI UNA TRAGEDIA CHE E’ SEMPRE LA STESSA, il dominio attraverso il POTERE dei vincitori, l’esclusione dei vinti e la SOTTOMISSIONE DI TUTTA LA COMPAGNIA BELLA.

L’unica cosa che ho osservato, che la guerra delle elezioni DISARCIONA E GETTA NELLA POLVERE i potenti di turno ad opera degli sgomitatori sociali che DA VINCITORI diventano loro i dominatori potenti. Ma anche questi ultimi sono destinati ad essere sconfitti nelle guerre delle elezioni che verranno.

A noi non piace questo MINIMALISMO DEMOCRATICO. NON CI PIACE PER NIENTE.

A noi piace vivere in armonia, nel reciproco riconoscimento di legittimità e nel conseguente reciproco rispetto. Nulla a che fare con le cronache di questi giorni in cui I POTENTI E GLI SGOMITATORI SOCIALI si delegittimano reciprocamente e conseguentemente reciprocamente si mancano di rispetto.

Buona riflessione

INTERVISTA A SHADI HAMID
I limiti della società liberale Inno alla democrazia minima Per l'intellettuale l'occidente ha chiesto al sistema liberale anche ciò che non poteva dare
«L'invasione dell'Ucraina ha mostrato che i regimi autoritari sono strutturalmente deboli»
MATTIA FERRARESI Roma
>Dopo almeno un de-cennio di apocalitti- che constatazioni sulla remissione de-mocratica e nere profezie sul destino del-la società liberale, le cose sembra-no cambiate. L'aggressione dell'U-craina ha riconsolidato il campo del difensori della democrazia ri-cordando che nemmeno nel cuo-re del continente europeo nozio-ni come integrità territoriale e sta-to di diritto possono essere consi-derate acquisizioni permanenti Vladimir Putin è il tiranno che mostra il valore di ciò che vuole di-struggere a chi pensava di posse-derlo senza sforzo. Al summit del-le democrazie dello scorso mano il presidente degli stati Uniti Joe Biden ha detto che i sistemi de-mocratici finalmente hanno «in-vertito la rotta istituzioni come la Nato hanno acquisito nuova centralità e si espandono fiorisco-no sigle e alleanze per contrasta-re le autocrazie. organizzazioni come la Freedom House certifica-no che la salute dei sistemi demo-cratici è in netta ripresa. Questa è linea narrativa che han-no abbracciato negli ultimi mesi molti osservatori e leader politici occidentali. Ma non è la linea che abbraccia shadi Hamid senior fel-low alla Brookings Institurion e professore di studi islamid al Ful-ler Seminary. Intellettuale pubbli-co di persuasioni democratiche e animatore del dibattito sulla rivi-sta The Atlantic e sul progetto col-lenivo Wisdom of Crowds Hamid ha scritto di recente il libro The Problem of Democracy, una rigoro-sa analisi delle contraddizioni in-terne della democrazia liberale. Ne discuterà giovedì al Meeting di Rimini con lo scrittore e dissiden-te russo Milthail Shishlcin in un in-contro dal titolo -Fra democrazia e autocrazia il destino della liber-tà".
Professore, cosa ne pensa di que-sta ritrovata fiducia nella dernocra-zia?
Penso che siamo tornati a un pun-to in cui non eravamo mai davve- ro stati la preoccupazione collet-tiva per cui si diceva "oddio sta crollando tutto" non era una rap-presentazione fedele di quello che stava succedendo. Il panico si è diffuso negli Stati Uniti e in Eu-ropa in concomitanza con l’elezio-ne di Trump e la crescita di alcuni partiti di estrema destra fenomeni che le democrazie avanzate so-no equipaggiate per affrontare. La democrazia americana ha resisti-to a Trump. In Italia Meloni è cer-tamente criticabile, ma non met-te a rischio la democrazia. C’è In questo un paradosso.
Quale?
Nei sistemi democratici si gode anche della libertà di andare nel panico di esagerare le minacce, di reagire in modo sproporzionato. Nei regimi autoritari non c'è que-sta libertà, quindi in un certo sen-so le democrazie vivono in uno stato di panico permanente c'è sempre il timore che una minac-cia faccia crollare tutto e la totale libertà dl manifestare in tutte le forme possibili questa paura an-che quando è irragionevole.
Che cosa si sta più realisticamente mostrando In questa fase?
Che i regimi autoritari e le autocrazie sono deboli. L'esempio più ovvio il modello economico e po-litico della Cina sta mostrando da tempo, ma ora in modo chiarissi-mo, I segni di una profonda crisi tanto che molti analisti ora dico-no che non raggiungerà mai il PII degli Stati Uniti.
L'invasione dell'Ucraina come ha cambiato la percezione delle autocrazie?
È stato un momento che ha mo-strato in modo decisivo alcune co-se, fra cui la debolezza, la violenza e l'Inadeguatezza di un sistema verticistico dominato da un solo leader. Ma ci ha mostrato anche che l'idea di poter riformare la Russia e altre autocrazie con Il commercio e il mercato era total-mente falsa
Significa che I regimi non si posso-no cambiare o riformare?
La democrazie non sono in grado di domare le autocrazie, ci sono semplicemente troppe differen-ze per poter pensare di procedere per assimilazione. Credo che l'oc-cidente debba essere estrema-mente attento a questa illusione che ha creato tante crisi dalla Guerra fredda In poi.
Nel suo libro dice che è stato un gra-ve errore sovrapporre e confonde-re la democrazia e il liberalismo. Spieghi
La democrazia intesa nella sua es-senza elettorale per esistere non deve necessariamente essere pie-namente liberale. Certo alcuni diritti e libertà che il liberalismo ha diffuso sono essen-li perché le elezioni avvenga-no in modo legittimo e credibile. Penso ad esempio al diritto di ma-nifestare o alla libertà di espres-sione. Ma non è detto che una de-mocrazia debba ad esempio aderi-re al modello economico neolibe-rale. Convinzioni come quella se-condo cui il mercato avrebbe por-tato con sé anche i diritti o che due paesi che hanno scambi com-merciali non si fanno la guerra hanno posto le premesse per errori disastrosi Ma quelle convinzio-ni erano l'espressione della cultu-ra liberale.
La sua idea è separare democrazia e liberalismo?
Sono convinto che il liberalismo sia il migliore orientamento ideo-logico fra quelli che abbiamo a di-sposizione. Ma è un orientamen-to ideologico, mentre molti teori-ci del liberalismo lo presentano come lo stato naturale delle cose. Non come un'ideologia. È il mito della falsa neutralità del liberalismo. La verità è che non c'è nulla di neutrale anche un siste-ma che si presenta come equidi-stante rispetto alle concezioni del-la vita buona delle persone un semplice arbitro che definisce le regole della convivenza, in realtà esprime una concezione del mon-do.
Cos’è il “minimalismo democrati-co" di cui paria nel suo libro?
È un modo di pensare alla democrazia che mene al centro una no-ione elementare l'alternarsi del potere attraverso le elezioni. Se uno pensa alla democrazia in termini strettamente procedurali evita il rischio di fare un investimento eccessivo, sproporzionato sul sistema democratico come se questo potesse fornire risposte a qualunque problema umano e sociale, la democrazia minimalista è un mezzo che prescinde dagli esiti ideologici del voto.

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