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LA PRESA DEL PALAZZO

 

LA PRESA DEL PALAZZO
"La democrazia è demagogia" nella definizione di Hobbes. Come nelle competizioni elettorali di Lewis Carroll, si gareggia solo per un'unico scopo: la poltrona. Usano la gente, illudendola, di crociare persone brave e probe, di sani principi, al servizio del bene comune; ma la croce la mettono su loro stessi, sulla garanzia che nulla accada e nulla si modifichi.
Ecco. Alcuni politici nostrani, deposti cinque anni fa dalla carica di amministratori comunali dalla volontà popolare, son riusciti con un'escamotage a riciclarsi e ritornare così ad occupare suddette cariche, altrimenti destinati presumibilmente anche per questa tornata elettorale a restare sui banchi dell'opposizione. Un piano studiato a tavolino, con novizia e attenzione fin nei minimi particolari e dettagli; e condotto infine come un'operazione chirurgica, tenuta insieme con metodo scientifico. Un'operazione, questa, che ormai ha preso piede nel sistema politico, ampiamente collaudata, a dimostrazione e conferma di quanto accennato all'inizio da Hobbes e Carroll.
Che fare? Niente!
Poiché l'abuso di democrazia ha spalancato il potere personale, anziché azzerarlo, anche noi abbiamo costituito un piano di difesa, diciamo così, chiamandolo: CANTIERE ARISTOCRATICO. Nelle aristocrazie il principe non si fa eleggere, è lui ad eleggere il popolo. In democrazia, invece, il popolo è bastonato su mandato del popolo. È la pratica certosina dell'autoinganno. Si vota in tanti per non contare nulla.
In autunno, quindi, prenderemo il Palazzo Ducale, ci affaccieremo dal balcone centrale e la folla ci acclamera' come portatori sani di felicità. Il paese rinascera' e benessere e prosperità ritornerà. Presto la città dolente splendera': ordine, disciplina e decoro si stabiliranno; l'economia e il lavoro finalmente fioriranno; armonia e bellezza trionferanno.
Ecco. Anche noi abbiamo un piano: ridare dignità alla gente. Non vogliamo più che ogni volta ci promettano i funerali da vivi. Non c'è bisogno di consegnare un paese morto in pubblico per meritare la dimenticanza. Noi siamo già dimenticati, meglio ancora ignorati in vita!
Bene. Aspettando l'Alba... quindi.


  • Antonio Bruno
    Amministratore
    Caro Antonio Zoretti, le mie osservazioni riguardano cittadine e cittadini di San Cesario di Lecce che chiedono a tutti di avere la responsabilità dei NOSTRI BENI COMUNI ovvero di ciò di cui siamo comproprietari. Chi chiede la responsabilità è politico allo stesso modo di chi vota per concederla a lui o a chi meglio ritiene. Ora mi chiedo se noi 1.264 cittadine e cittadini siamo stati esclusi dalla amministrazone e gestione dei nostri beni Comuni dagli altri cittadini che sono in numero maggiore di noi. Io rimango comproprietario sia che io abbia indicato il Sindaco pro tempore sia che ad indicarlo siano stati altri cittadini. IL SINDACO PRO TEMPORE E' IL SINDACO DI TUTTI NOI, da cui UNO PER TUTTI... E NOI SIAMO I CITTADINI COMPROPRIETARI DEI BENI DI CUI LUI HA LA RESPONSABILITA' PRO TEMPORE... DA CUI TUTTI PER UNO. Grazie per l'attenzione e buona riflessione.
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    • 20 h
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    • Antonio Zoretti
      Autore
      Antonio, non hai capito il senso dell'articolo. Non è una parodia al tuo Cantiere, di cui non m'importa nulla, il motivo è un'altro...
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      • 18 h
      • Antonio Bruno
        Amministratore
        Antonio Zoretti io scrivo del Cantiere, ma non in questo caso. Ho fatto l'esempio del mio voto, del mio essere chiamato in causa. Preferisco farlo dai fatti concreti che mi riguardano, ma ciò che ho scritto è estendibile a tutto.
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        • 18 h
    • Antonio Zoretti
      Autore
      Anche il mio è esteso alla democrazia in crisi, partendo dal paesello...
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      • 18 h
      • Antonio Bruno
        Amministratore
        Antonio Zoretti le nostre conversazioni, mi dicono che sono lette da tutte e tutti, non lo dico per vanità, che pure c'è, ma perchè contribuiscono alla riflessione partendo sempre dal reciproco riconoscimento di legittimità e dal reciproco rispetto.
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        • 18 h
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