Vogliamo o non vogliamo vivere insieme?

 

Vogliamo o non vogliamo vivere insieme?

di Antonio Bruno

Siamo alle soglie del 12 giugno, oggi è mercoledì e domenica andremo a votare. Tutto sommato è semplice, c’è una scheda e una matita. Tre concittadini chiedono sia loro affidata la responsabilità del Municipio, a noi basta mettere una croce su uno dei tre simboli.

“Mettiamoci una croce sopra” come dicevano i nostri padri perché sembra che ci fosse anticamente l’uso di indicare con una croce un credito che non sarebbe stato più possibile recuperare.

Il credito che non si può più recuperare è quello della totale mancanza di democrazia e di visione di paese San Cesario degli ultimi 50 anni.

Ma oggi c’è la possibilità di realizzare una delle tre visioni di paese San Cesario che propongono i tre concittadini che ci chiedono di dare loro la responsabilità di realizzarle.

Questi nostri concittadini descrivono delle traiettorie che daranno degli esiti.

La domanda che mi faccio è: quale presente vogliamo vivere e questo presente vogliamo viverlo insieme?

Voglio scrivere di come prevedo il futuro della nostra convivenza sociale a San Cesario di Lecce e quali aspetti secondo me vanno modificati per provocare un cambiamento totale nel modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri.

Come esseri umani viviamo e conviviamo in un presente di grande disarmonia e frammentazione psico-corporea: perché? Perché viviamo insieme come se pensassimo che tutto ciò che è buono, tutto ciò che è desiderabile, tutto ciò che è di qualità nella convivenza si ottiene attraverso la competizione, la lotta, lo sforzo e la ricerca del "successo" che in questo presente consiste nel raggiungere il "potere" che ci dà denaro e la certezza della verità. E per ottenere questo "potere" ci alieniamo nel doverlo fare meglio di un altro... e anche nella narrazione delle elezioni comunali di questo 2022 diciamo che due dei tre candidati Sindaco perderanno, cosa perderanno?

Siamo il presente di una storia evolutiva di milioni di anni che descriviamo nel nostro pensiero culturale come la lotta continua per i mezzi di sussistenza, in una competizione in cui i migliori sopravvivono... i più adatti. Ma non succede così.

Nel mondo biologico non c'è concorrenza. La competizione è un'emozione strettamente umana, è un fenomeno culturale che richiede riflessione perché si manifesta come un atto che cerca consapevolmente e inconsciamente di negare l'altro, gli altri, e in cui ci rinneghiamo perché l'altro diventa il punto di riferimento per la qualità del “cosa facciamo”.

Come si esce da questa trappola? Si esce se riflettiamo e capiamo che noi esseri umani siamo gli unici esseri viventi che vivono nella riflessione ed è quest'ultima che ci consente di vedere l'altro, gli altri e noi stessi al fine di stabilire da dove possiamo agire con la consapevolezza dei nostri più intimi desideri di benessere vengano soddisfatti.

Infatti, se ci fermiamo a guardare alla nostra storia evolutiva, scopriamo che ciò che in essa è stato centrale è stata la collaborazione, la cura reciproca, l'aiuto reciproco, la ricerca e l'invenzione di modi per generare e condividere benessere nella convivenza. Se stiamo bene come osservatori possiamo vedere che anche altri esseri viventi che non convivono nel linguaggio aiutano e cooperano orientati dai loro sentimenti intimi verso il loro benessere. La cosa peculiare di noi come esseri umani, come persone, è che questo è stato l'asse della nostra storia evolutiva culturale perché l'aiuto reciproco consapevole appartiene alle nostre azioni riflessive nella nostra vita quotidiana e nella nostra convivenza.

La storia evolutiva degli esseri viventi nel cosmo, che nasce con la nostra spiegazione come esseri umani della nostra vita e convivenza con la coerenza della realizzazione del nostro vivere e della nostra convivenza, si manifesta nella forma di una deriva evolutiva spontanea che segue un determinato corso di ogni momento dalla sensorialità dell'organismo nella conservazione della realizzazione del suo vivere. Tutti gli esseri viventi, che ora vivono, sono il presente di variazioni delle forme di realizzazione del vivere che sono state prodotte e preservate dall'origine dei primi esseri viventi sulla terra circa tremilaottocento milioni di anni fa.

Ciò che dico in queste righe fa parte del presente culturale del nostro vivere in questo processo evolutivo, poiché come persone siamo gli unici esseri viventi che possono parlare e riflettere se vogliamo o meno fare quello che facciamo, e noi infatti, siamo i soli che sappiamo attraverso la nostra riflessione cosa stiamo facendo nel momento in cui lo stiamo facendo, a meno che non stiamo soffrendo di qualche danno psichico. E allo stesso tempo siamo gli unici che possono inventare teorie per giustificare ciò che facciamo o non facciamo, sia onestamente o mentendo agli altri o a noi stessi, perché sappiamo sempre quando ciò che stiamo facendo o vogliamo fare non è fatto per la nostra convivenza perché abbiamo deciso che vogliamo vivere insieme... ma perché mossi da qualche intima ambizione o da una dipendenza dal potere che non vogliamo confessare... ed è per questo che ci ostiniamo a volerlo fare.

Ora viviamo in un presente socio-culturale che non ci piace, che genera stress, dolore psichico dovuto alle emozioni che insorgono, come paura, ansia, sfiducia, insicurezze o angosce e con esso disarmonia fisiologica e malattie come la fibromialgia, depressione, obesità, attacchi di panico ecc. E la cosa peggiore è che lo sappiamo, perché quando succede che ci troviamo di fronte ad atti disonesti o a corruzione culturale, noi siamo indignati.

È in questo presente sociale e culturale in cui viviamo dove, affermando che vogliamo vivere e convivere nel benessere, ci troviamo con la nozione di democrazia come modo desiderabile di vivere e di convivere, e scoprendo che non sappiamo come fare, cerchiamo di creare istituzioni che ci assicurino quel modo di vivere insieme... che non sappiamo fare.

Penso che questo modo di convivere sia semplice e che qui a San Cesario sia semplice da realizzare dopo il 12 giugno 2022, a patto di essere consapevoli tutti che la convivenza democratica deriva dalla scelta di un modo di vivere individuale etico che decidiamo debba essere e diventare la guida per la nostra convivenza, e non da una formale e affettata dichiarazione di volontà. E questa comprensione che genera il nostro benessere, ovvero è così che la condotta etica si manifesta come una dinamica relazionale in cui ogni persona è responsabile delle proprie azioni nel desiderio consapevole di non danneggiare sé stessa, gli altri, o la comunità o l'ambiente ecologico in cui vive.

Lo voglio ripetere e specificare: il comportamento etico si presenta come una dinamica relazionale in cui ogni persona è responsabile delle proprie azioni nel desiderio consapevole di non danneggiare se stessa, gli altri, o la comunità o l'ambiente ecologico in cui vive.

Cioè, penso che se vogliamo davvero vivere insieme a San Cesario, ci ritroveremo spontaneamente a vivere, e vivere insieme, nel rispetto reciproco , nel rispetto di noi stessi, nell'onestà , nell'etica sociale, nell'equità, nella collaborazione e nella conversazione ponderata e collaborativa, nel desiderio di preservare questa nostra particolare convivenza. E in questo processo ci ritroveremo anche, senza rendercene conto, in una convivenza democratica, disposti a non parlare più di opposizione nei processi di governo ma a parlare di la collaborazione. Questo è semplice... se vogliamo vivere insieme.

Per questo, cari concittadini, il nostro presente e il nostro futuro avverranno a seconda di come risponderemo a quella semplice domanda, vogliamo o non vogliamo vivere insieme?

Antonio Bruno

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