PER ADESSO MELONI INSIEME A TUTTI I PARTITI DI DESTRA - SINISTRA E CENTRO APPROVANO E PROMUOVONO L’ATTUALE SISTEMA ECONOMICO

 

PER ADESSO MELONI INSIEME A TUTTI I PARTITI DI DESTRA - SINISTRA E CENTRO APPROVANO E PROMUOVONO L’ATTUALE SISTEMA ECONOMICO

Ho letto con attenzione il report dell’intervento della Signora Meloni Presidente del Consiglio dei Ministri al Congresso della Cgil. Ho letto ciò che già avevo preso atto essere la tesi di tutti I PARTITI sia quelli di destra che quelli di sinistra.

Tutti gli uomini che sono stati e sono al POTERE sono per l'attuale sistema economico che glorifica la competitività tra le persone come un grande valore, un presunto generatore di ricchezza e progresso. Io invece parto dal presupposto dell’etica del comportamento concorrenziale, e per questo motivo affermo esattamente il contrario, sottolineando che la concorrenza è un comportamento dirompente del sociale, perché è un rapporto che si fonda sulla negazione dell'altro. Le mie osservazioni mi hanno convinto che in condizioni di concorrenza non c'è collaborazione invece per esistere insieme si richiede l'esistenza della reciproca accettazione ".

Quando mi hanno chiesto se io neghi la possibilità di una "sana competizione", ho risposto che gli economisti parlano della concorrenza e della sua importanza per il progresso economico e parlano anche di una sana competizione. Penso che non esista una sana competizione, perché nel momento in cui si accetta l'altro come legittimo altro, ad esempio in una transazione commerciale o in un'azienda che produce qualcosa, nasce la collaborazione.

Poi ascolto sempre la obiezione secondo cui gli animali competono tra loro. Io faccio il dottore agronomo e mi occupo di biologia sono a conoscenza di teorie economiche che pretendono di avere una base biologica: la competizione degli esseri viventi in natura. Ma se tutti avessero studiato come me gli scritti di Darwin si scoprirebbe che Darwin prende la nozione di concorrenza dagli economisti inglesi. Io invece penso che in natura non ci sia competizione. Nello spazio in sé umano, perché la concorrenza o di quello a cui ci riferiamo come la concorrenza nello spazio umano che spesso si vuole addolcire in qualche modo implica la negazione dell'altro, l'altro deve essere distinto come un altro, e che succede nella lingua, non succede senza linguaggio.

In quale momento storico credo che la competizione sia incorporata nell'esistenza umana e penso che abbia a che fare con l'origine della nostra cultura patriarcale. Ha a che fare con la vita vivente in lotta e in appropriazione. Il patriarcato non ha niente a che fare con il maschile. Ha a che fare con l'emozione dell'appropriazione e dell'esclusione, e ciò sorge, penso, nella storia, con l'origine del pascolo in Asia. Lì appaiono l'appropriazione, l'esclusione dell'altro, la difesa della cosa appropriata, la lotta, gli strumenti della caccia si trasformano in armi, che stanno per essere strumenti di sterminio. Inizia il controllo della sessualità delle donne. Viene fuori tutta una serie di cose che, nel lungo periodo, man mano che diventano modi di vita dominanti, conducono in una certa direzione che è la competizione.

Quando ascoltano le mie argomentazioni mi chiedono sempre come spiego l'esistenza di classi sociali antagoniste.

Io credo che la nozione di lotta di classe, e classi, sorga proprio perché si sono stabiliti confini di accettazione reciproca. Se non stabilisco un vantaggio reciproco, non ho una lezione.

Ed ecco che secondo me quando si determina un margine, un confine, si forma un'identità e stabilisce l'identità di un gruppo, di una categoria di persone, perché stabilisce un confine che definisce la categoria, che può essere economica, che può essere intellettuale.

Quello che io chiamo il limite, è stabilito, è qualcosa che è stabilito, e nello spazio è funzionale o ha una giustificazione argomentativa.

C’è da riflettere anche sulla teoria marxista che dice che il vantaggio dipende dalla condizione economica, ma si scopre che le condizioni economiche portano a stabilire un vantaggio solo non appena si nega l'accesso a qualcosa che si restringe da un punto di vista economico. Cioè, ha a che fare con l'appropriazione.

Come superare questo stato di cose?

Penso che non ci sia altro modo che voler cambiare. Dipende se si vuole farlo o non si vuole farlo. Ora, credo che i desideri siano acquisiti, incarnati, formati nella vita. Non si è determinati a desiderare qualcosa, ma si impara a desiderare o non desiderare le cose secondo la propria vita, secondo la propria esperienza. Ecco perché è molto importante ciò che accade durante la crescita del bambino, perché impara a desiderare uno stile di vita o un altro a seconda di come vive.

In questo senso dobbiamo riflettere sugli effetti della pubblicità. Perché tutta questa cosa della propaganda è una manipolazione dei desideri. La creazione di uno spazio di mercato è una manipolazione dei desideri. Il vedere se c'è un mercato o no è uno sguardo ai desideri. Quindi, quello che è in gioco nel corso della storia, penso, sono i desideri, non la ragione. Il corso della storia non segue il corso delle risorse, né il percorso delle possibilità, né il percorso della ragione, ma segue il percorso dei desideri. Questo non ci rende meno umani, meno responsabili o meno consapevoli. Certo, se non ci rendiamo conto, ci muoviamo nei nostri desideri senza rendercene conto. Ma quando realizziamo e riflettiamo sui nostri desideri, e l'altro appare come un'entità di fronte alla quale ciò che desideriamo ha una conseguenza, l'etica appare. Perché l'etica appaia, devo vedere l'altro.

Dovremmo quindi diventare consapevoli dei desideri di realizzare un'azione e una relazione etica.

Secondo me IL NOSTRO PROBLEMA è questo non essere consapevoli dei propri desideri: se ci si rende conto dei desideri SI DIVIENE responsabili. Se mi rendo conto dei desideri, e guardo alle loro conseguenze, quindi non posso sfuggire alla presenza dell'altro mi fa pensare se voglio a fare quello che volevo fare a accettandone le conseguenze che ne derivano.

Io penso che non tutte le relazioni siano dello stesso tipo. Non tutte le interazioni umane sono dello stesso tipo. Dipendono dall'emozione. Perché ci sia cooperazione, per esempio, deve esserci accettazione reciproca ... o l'ipocrisia dell'accettazione reciproca. Perché ci sia il particolare tipo di convivenza che connotiamo nella vita quotidiana con la parola sociale, ci deve essere quell'emozione, o i comportamenti che un osservatore esterno vede come accettazione dell'altro, cioè i comportamenti dell'amore. Ma ci sono altri comportamenti e relazioni umane che sono di un altro tipo, come le relazioni gerarchiche. Requisito delle relazioni gerarchiche è l’obbedienza. Non c'è accettazione. Quindi quelle relazioni sono di un altro tipo, meritano un altro nome.

Io affermo che le emozioni sono domini di azione, domini comportamentali. L'amore è il dominio dei comportamenti che costituiscono l'altro nella convivenza come legittimo altro. Uno, tuttavia, può essere ipocrita. Posso avere un certo comportamento di accettazione dell'altro, e in fondo sono con un coltello nascosto per pugnalarlo. Ciò può accadere, ma finché ho il comportamento di accettare l'altro, ciò che accade è ciò che accade con l'accettazione.

Dopo queste distinzioni che ho fatto nella conversazione che avete letto mi chiedo se nella nostra Comuinità ci sia davvero libertà oppure se la libertà sia solo un'illusione, un desiderio insoddisfatto.

Questa conversazione ha molte connotazioni, appartiene a molte reti di conversazioni diverse. Può appartenere al dominio della restrizione o meno del movimento. Per esempio: sono libero se il mio movimento non è limitato, in qualsiasi spazio, nello spazio fisico o nello spazio della riflessione. Ma se si guarda, la parola libertà fa sempre riferimento a una non restrizione all'azione. Penso, tuttavia, in ciò che si riferisce a ciò che accade a uno con la nozione di libertà, che è qualcosa che ha a che fare con come ci si sente con il flusso delle sue azioni, e che si ha l'esperienza di libertà quando uno può mettere i suoi desideri nel regno dei desideri. Nel momento in cui posso rendermi conto che voglio qualcosa e posso chiedermi se voglio desiderarlo e agire in accordo con quel secondo sguardo, allora provo la libertà.

Ora mi chiedo e chiedo agli iscritti della CGIL perché fischiano la MELONI se anche loro accettano l’attuale sistema economico?

Buona riflessione a tutti

IL CONGRESSO DI RIMINI
Meloni ripete tutti i suoi no alla Cgil Ma ora può vantare di esserci stata
Landini chiede ai suoi di ascoltarla con rispetto. Ma lei non concede nulla, i lavoratori ricevono solo rifiuti sulla riforma fiscale e sul salario legale. La minoranza lascia la sala con il pugno chiuso cantando Bella ciao
DANIELA PREZIOSI
ROMA
A mezzogiorno Maurizio Landini sale sul palco del pa-lacongresso di Ri-mini e fa la faccia cattiva con i suoi: «Saper ascoltare è la condizione per essereascoltati». Sta per arri-vare Giorgia Meloni. il segreta-rio è sicuro che nessuno la fi-schierà, ma non si sa mai. Fuori l'accoglienza alla premier è sta-ta amara ma tutto sommato a contestare sono una quaranti-na su mille delegati. Le sindaca-liste si sono appese al collo orset-ti di peluche, strumento della contestazione del governo a Cu-tro. Nella strage sono morti al-meno 33 bambini. Landini rin-grazia la premier «Non voglia-mo essere spettatori del cambia-mento ma protagonisti. Per que-sto l'abbiamo invitata». Già. per-ché l'ha invitata? È una prassi, viene spiegato, i premier sono stati sempre invitati. Il sì di Me-Ioni è benvenuto: serve a dimo-strare che la Cgil è un interlocu-tore di palazzo Chigi, anche ai tempi della destra. E Meloni per-ché ha accettato? Per dimostra-re di essere all'altezza del suo ruolo, anche davanti alle parti sociali più distanti. Insomma la legittimazione è reciproca ma sarà lei a portare a casa il divi-dendo migliore. a capitalizzare meglio la passerella che le viene offerta In realtà quando esordi-sce Meloni è la leader di destra di sempre. Non si sorveglia fa le sue faccette: perché deve aspet-tare che la minoranza Cgil scia-mi dalla sala urlandole «Bella ciao» a pugno chiuso. Lei ringra-zia anche chi la contesta ma con sarcasmo: alcuni manifesti le dicono"Pensati sgradita-, cita-zione sanremese dell'influen-cer Chiara Ferragni: «Non pensa-vo che la Ferragni fosse un me-talmeccanico». È da 27 anni che un premier non va a un congresso sindaca-le lei, la prima premier di de-stra, dice che non dubita di fare meglio della sinistra Finiti i convenevoli, però, spara una se-rie di no alle proposte della Cgil per aumentare i salari «la strada è la crescita economica», lo Sta-to ha il compito di fare «regole giuste» e «redistribuire la parte che gli compete», ma di redistri-buzione non parla «il merito è l'unico vero ascensore sociale»: il salario minimo legale «può di-ventare una tutela non aggiun-tiva ma sostitutiva» meglio «estendere i contratti collettivi. combatterei contratti pirata ri-durre il carico fiscale sul lavo-ro». Landini chiede il ritiro della riforma fiscale, e anche qui arri-va un no la legge è stata «un po' frettolosamente bocciata da al-cuni», cioè da lui, invece «ha im-portanti novità per i lavoratori dipendenti».
La finzione del dialogo
Promette che si confronterà sul-la lotta alla denatalità per la quale il governo prepara «un piano imponente» che — deve dirlo a scanso equivoci — conter-rà incentivi a chi assume neo-mamme. Su «un sistema di am-mortizzatori sociali universali» che però resta vago. Cita la legge Biagi, che in realtà era la legge Maroni e aveva introdotto fami-gerati contratti co.co.coo (e in-fatti non era piaciuta alla Cgil); e così può dire. ricordando il giu-slavorista ucciso nel 2002, che sperava fosse finito «il tempo della contrapposizione ideolo-gica feroce» e invece no. Fa due esempi, secondo lei paralleli: un anno fa «l'assalto dell'estrema destra alla sede Cgil» —qui pren-de il suo unico applauso -, oggi «le minacce dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br». Si toglie anche lo sfizio di decan-tare le lodi del presidenziali-smo, a cui la platea è allergica Per essere il giorno del dialogo, non c'è nulla su cui dialogare. Resta il bel gesto di aver accetta-to l'invito. ma le è utile a scansa-re l'accusa di snobbare i lavora-tori. «.Su alcune cose sarà più fa-cile trovare condivisione, su molte altre sarà difficile» ma concede. «rivendicate senza sconti, le istanze troveranno un impegno senza pregiudizi». Se ne va nello stesso gelo in cui è arrivata. Sparuti applausi di cor-tesia frenati dal sospetto che nello scambio di gentilezze Lan-dini-Meloni sarà lei a guada-gnarci. Non a caso la destra di governo rivendica con orgoglio il «fatto storico». Senza neanche dover dare nulla in cambia RIPRODUDONE RISERVATA
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