La legge del tifoso: la squadra del cuore perde la partita, chi ha vinto doveva perdere!

 

La legge del tifoso: la squadra del cuore perde la partita, chi ha vinto doveva perdere!

Piero Ignazi, professore ordinario di Politica comparata all’Università di Bologna, ha scritto un articolo pubblicato oggi 22 giugno 2023 dal quotidiano DOMANI, in cui riferisce le sue osservazioni sulle due culture che, a sua opinione, si possono distinguere dai comportamenti dei cittadini prescelti con le elezioni.

La cultura che esplicitamente viene criticata dal Prof. Ignazi è quella DELLA CONCORRENZA, che ha come simbolo le TV Mediaset e i paradigmi che quotidianamente da decenni vengono proposti dalle stesse ai cittadini italiani. In definitiva ciò che indicano agli italiani le TV Mediaset, a cui si sono via via accodate tutte le altre, è la competizione a tutti i livelli finalizzata alla conquista della ricchezza e del successo.

Se per me è chiarissima la proposta della cultura della concorrenza, non posso dire altrettanto circa la proposta del Pd.

Voglio dire che io osservando i comportamenti dei prescelti del Pd, non colgo alcuna differenza rispetto alla cultura della concorrenza. Per essere ancora più preciso i comportamenti dei prescelti del Pd e più in generale dei prescelti dei partiti che si autodefiniscono di sinistra sono identici ai comportamenti dei prescelti di quei partiti che si autodefiniscono di destra.

Sintetizzo in un algoritmo, i comportamenti conseguenti alla cultura della concorrenza che io ho osservato sia nei prescelti che si autodefiniscono di sinistra che in quelli che si autodefiniscono di destra e che sono osservabili anche nei prescelti che si autodefiniscono di centro.

I cittadini italiani che desiderano vedersi affidata la responsabilità della redistribuzione della ricchezza con le elezioni, si organizzano in Partiti che sono MANIPOLI DECISI DI DONNE E UOMINI che stabiliscono la loro gerarchia lottando tra di loro per la conquista del POTERE all’interno del manipolo a cui appartengono.

Questi partiti poi si candidano alle elezioni che sono una specie di guerra in cui si lotta, senza esclusione di colpi per vincerle a ogni costo, costi quel che costi.

Chi vince le elezioni PRENDE TUTTO IL POTERE ed esclude i vinti che si oppongono per strapparglielo di mano tutto il tempo in cui il potere resta nelle mani dei vincitori.

Tutto il resto dei cittadini alle elezioni in maggioranza assoluta NON VOTA rimanendo indifferente, gli altri si sottomettono ai vincitori se desiderano ottenere qualcosa.

È questa la cultura che il Prof. Ignazi e tutti noi abbiamo visto CELEBRARE. IN SINTESI - CON ENFASI - SI SONO ONORATI I CAMPIONI VINCITORI DELLA RICCHEZZA E DEL SUCCESSO. Allora la domanda sorge spontanea: se anche i cittadini prescelti che si autodefiniscono di centro e di sinistra hanno comportamenti identici a quelli IDOLATRATI in questi giorni, perché secondo lei dovremmo invece celebrare, con la stessa identica enfasi, i concittadini che HANNO PERSO E SONO STATI VINTI ALLE ELEZIONI?

Guardi prof. Ignazi, nel mio paesino che si chiama San Cesario, ci sono i vincitori delle elezioni che hanno preso SOLO 13 VOTI IN PIU’ DI QUELLI CHE HANNO PERSO LE ELEZIONI, ebbene anche qui c’è l’articolo quinto: TUTTI ESALTANO ED IDOLATRANO CHI HA VINTO, anche se i vincitori hanno vinto per soli 13 voti. Quelli che hanno perso non se li fila più nessuno, sono soli e ciò è osservabile nelle loro iniziative nelle quali SONO “TRA DI LORO” E SONO “SOLO LORO”.

In conclusione caro Prof. Ignazi se i prescelti di sinistra agissero LA CULTURA DELLA COLLABORAZIONE, che EMERGE se si desidera di abbandonare la cultura della concorrenza, le sue distinzioni sarebbero per me comprensibili. Invece sa come le ho lette io? Come le doglianze del tifoso arrabbiato perché la sua squadra ha perso la partita.

Buona riflessione

UN FILO TRA DUE MONDI
Solo astio per Schlein Solo applausi a Berlusconi
PIERO IGNAZI politologo
C'è una relazione tra l'orgia di servo encomio che ha celebrato Silvio Berlusconi e l'astio con cui viene accolta ogni parola e mossa di Elly Schlein. Riguarda la centralità nel mondo mediatico politico, acquisita in mille modi dal leader a vita di Forza Italia - una caratteristica questa che da sola basterebbe a connotate la politica italiana come un caso limite delle democrazie avanzate. Mentre i media internazionali hanno sottoposto a critiche sferzanti il trentennio berlusconiano in Italia, salvo poche isole critiche, è stato dato fiato alle trombe e trombette dell'agiografia, lasciando di stucco il resto del Inondo e collocando l'Italia nel novero dei paese dei balocchi. Lo sfregio alla reputazione della nazione inferto dalla settimana di lutto politica nonché dai grotteschi funerali di stato, rimarrà per molto tempo. Non stupiamoci se, ad un ceno momento, torneranno i sorrisini derisori alla Merkel e Sarkozy. Rispetto a questo mondo idolatra del potere maschio e satiriaco, una giovane donna di sinistra che va all'attacco con radicalità e coraggio non può che suscitare sconcerto. Come si permette di contrastare chi si professa madre e cristiana mentre la segretaria Pd non è nè l'una né l'altra e, prima ancora di essere italiana, si sente europea e cosmopolita. Non per nulla mentre il Pd andrà a Ventotene a celebrare il federalismo europeo Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, il ministro Alfredo Mantovano prendeva di mira quel documento definendolo la fonte di ispirazione di un partito “anti-italiano”. In effetti tutto ciò è coerente con I ideologia della destra radicale da Charles Maurras in poi che vede nel cosmopolitismo di radice illuminista il nemico numero uno. Anche la premier ha definito più volte anti nazionale chi osava criticarla. Un bel viatico per l'opposizione dei prossimi mesi. Nonostante ciò l'animosità verso Schlein si espande a macchia d’olio tanto che le sue posizioni sono irrise come vuoto pneumatico, parole in libertà, astruserie radicai-chic e via discorrendo come se la destra sfornasse idee brillanti a ripetizione del tipo chiedere al posto dei Mes i diritti speciali di prelievo al Fmi come fossimo un paese delle banane sull'orlo della bancarotta. Eppure. la segretaria del Pd è accusata di non aver dettato in direzione l'equivalente della teoria generale keynesiana e, soprattutto, di non aver preso posizione sul termovalorizzatore di Roma del quale, detto con franchezza, al resto dell'Italia non interessa un bel nulla. Che ci sia un dibattito accesso nel partito è segno di buona salute democratica in quanto di unanimismo, o di adulazione, come ai tempi di Renzi, si muore. Ma allo stesso tempa gli oppositori devono evitare di fare gli interessi del Re di Prussia.

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