Vogliamo vivere insieme nella Democrazia

 

Vogliamo vivere insieme nella Democrazia

Nadia Urbinati che è titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 24 giugno 2023. L’articolo si diffonde ampliamente sulla necessità e l’urgenza di coinvolgere i cittadini affinché si iscrivano ai partiti politici al fine di conservare e promuovere la partecipazione alla vita democratica. La studiosa si rivolge al Pd, ma la sua tesi può essere estesa a tutti i partiti che ci sono oggi ed a quelli che saranno fondati nel futuro. La tesi della Prof.ssa Urbinati è la seguente:

“Per coinvolgere i cittadini l’organizzazione è vitale, e chi di essa si occupa dovrebbe con competenza e determinazione mettersi al lavoro.”

Tanto tempo fa in un viaggio con una coppia di amici, la ragazza del mio amico quando qualcuno di noi faceva presente una qualunque criticità, interveniva affermando con sicurezza “che si trattava solo di un problema di organizzazione”. Non ricordo più il nome di questa ragazza perché faceva parte di una folla di fidanzate che si succedevano nella vita di questo mio amico di allora, ma effettivamente lei era convinta che tutto potesse essere risolto con l’organizzazione.

Sgombro il campo da qualunque equivoco affermando che, dalle mie osservazioni e per i miei studi, la criticità della nostra convivenza sociale, rappresentata dalla mancata partecipazione dei cittadini alla vita dei partiti e alla partecipazione democratica più in generale, dicevo questa criticità non è la conseguenza di una cattiva organizzazione.

In Italia c’è voglia di democrazia conseguenza del pubblico oltraggio che è scatenato ogni giorno dalla scoperta di diverse situazioni di abuso, mancanza di etica, ingiustizia e disonestà.

Faccio notare alla Prof.ssa Urbinati che quello che noi stiamo vivendo in Italia, ci fa rendere conto che anche se ci dichiariamo un paese democratico e diciamo che viviamo in una democrazia, ciò non accade nella realtà dei fatti.

Dalle mie osservazioni e dai miei studi è scaturita la mia opinione che, questo allontanamento dei cittadini dai partiti, e più in generale dalla partecipazione alla vita democratica, accade perché noi cittadini italiani non coesistiamo nel livello di onestà che vogliamo evocare quando noi diciamo che noi siamo un paese democratico.

Ciò premesso invito tutti noi a riflettere sulla intenzione di vivere insieme, che la nozione di democrazia implica. Invito altresì a riflettere sulla ragione della mia assenza dalla vita democratica e dai partiti: la mia assenza altro non è che “un mio grido disperato”. È mia opinione che sia anche il grido di chi, di noi cittadini, si sente ferito, grido che esprime il desiderio che abbiamo di voler vivere e operare come persone autonome, che sono rispettate e che rispettano le altre persone come persone ETICHE, che sono responsabili di ciò che fanno in una dinamica relazionale che è incentrata sui sentimenti ed emozioni che mirano a generare e conservare benessere e armonia nella convivenza nel rispetto reciproco.

IL GRIDO CHE FACCIO CON QUESTO MIO SCRITTO e che secondo la mia riflessione è condiviso dagli altri cittadini che, pur desiderando di partecipare alla vita democratica, non lo fanno, è il seguente: VOGLIAMO ESSERE VISTI, VOGLIAMO AVERE PRESENZA; VOGLIAMO VIVERE LA NOSTRA VITA E VIVERE INSIEME AGLI ALTRI CITTADINI NELLA RECIPROCA ONESTÀ, RISPETTO, VOGLIAMO UNA VITA NOSTRA, E VOGLIAMO VIVERE INSIEME NELLA DEMOCRAZIA.

Buona riflessione

COME CAMBIARE IL PARTITO
Nuove regole
sugli iscritti la manutenzione necessaria al Pd
NADIA URBINATI politologa
I partiti sono essenziali alla democrazia. Scriveva Hans Kelsen nel 1929 che solo l'autoinganno o l'ipocrisia possono indurci a credere che la democrazia sia possibile senza partiti politici. Essi sono strumenti di libertà in un ordine politico il cui sovrano è un collettivo fatto di singoli, non un organismo omogeneo. I partiti sono associazioni volontarie per articolare il conflitto politico essi attuano il principio di maggioranza, che presuppone opposizione. La maggioranza non è un meno peggio rispetto all'unanimità ma l’espressione dalla nostra libertà di formare esprimere e cambiate idee e governi. Maggioranza, libertà politica, pluralismo sono le coordinate dei partiti. Questa loro funzione attiva giustifica la nostra attenzione a come i partiti si finanzino, quale sia la loro struttura interna di decisione, che legami hanno con gli interessi organizzati, come attuano la formazione, la selezione e il controllo del personale politico.
Ma benché essenziali, l’animosità dei cittadini contro i partiti è permanente. É un fatto fisiologico e non sempre negativo, una qualche diffidenza verso i partiti (anche quelli che scegliamo) è basilare, come un termometro che misura le nostre opinioni e che dovrebbe animare la critica costruttiva e una permanente manutenzione.
Perché l'antipartitismo svolga una funzione “virtuosa” i partiti devono essere disposti ad ascoltare quel che bolle nella pentola della società e a cambiare se necessario. Tocqueville diceva che i cittadini democratici sono mossi dalla logica “dell’egoismo bene inteso”: Io stesso si può dire dei partiti.
Il Pd nella sua breve e travagliata storia rispecchia bene questa dialettica ad un tempo di persistenza nel tempo e al potere e di resistenza alla trasformazione; è questo che non piace a molti suoi elettori e li allontana dalle urne.
La segretaria Elly Schlein ha promesso di rompere questo incantesimo. Ma la recente sconfitta elettorale ha rallentato questa tensione al rinnovamento e il dissenso interno sembra avere ancora una volta un effetto paralizzante invece che tonificante.
Mettere mamo alle regole (ce lo hanno ricordato alcuni studiosi in un convegno bolognese giorni fa) è urgente se il Pd vuole superare l'isolamento.
Le regole riguardano il ruolo degli iscritti e le interne strutture di decisione che devono tenere insieme pluralismo e unità, evitando effetti paralizzanti e di chiusura alla partecipazione e al coinvolgimento largo dei cittadini.
Manutenzione con lo scopo di far sì che nei luoghi della vita sociale dai quartieri delle città alle regioni i cittadini che vogliono partecipare trovino nel partito un punto di riferimento, aperto e determinato.
Per coinvolgere i cittadini l’organizzazione è vitale, e chi di essa si occupa dovrebbe con competenza e determinazione mettersi al lavoro.

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