A casa bruscìata mìnti focu

 

A casa bruscìata mìnti focu

A casa bruscìata mìnti focu. Cosa vuol dire? "A casa bruciata metti fuoco". Quando ci sono già dei problemi, spesso se ne aggiungono altri.

Ed è per questo che la nostra cultura patriarcale si basa proprio sulla mancanza di fiducia e quando non c’è fiducia si chiede a gran voce venga attuato il “check and balance” (controllo ed equilibrio).

Ho letto l’articolo di Emiliano Fittipaldi, pubblicato sul quotidiano Domani di oggi 18 aprile 2023 e ho osservato la sua descrizione dell’incertezza, che non è solo dei giorni nostri ma che sempre caratterizza la nostra convivenza sociale. Fittipaldi invece di contrapporre al pericolo del totalitarismo per la concentrazione del potere solo su qualcuno, indicando il desiderio dell’abbandono della competizione per la conquista e per la conservazione del potere, proposta questa che deriva dalla nostra cultura, che esiste ancora e che è praticata ancora, basata sulla fiducia, dicevo Emiliano Fittipaldi siccome è terrorizzato dall’assenza di PIU’ POTERI L’UN CONTRO L’ALTRO ARMATI che, a suo dire, garantirebbero il controllo della deriva totalitaria che lui teme si possa concretizzare e che corrisponde alla caratteristica della nostra cultura patriarcale; CHIEDE PIU’ DETENTORI DEL POTERE IN COMPETIZIONE TRA LORO “check and balance” (controllo ed equilibrio) allo scopo malcelato che si disattivino vicendevolmente.

Il ragionamento è il seguente:

SE IL POTERE CE L’HANNO SOLO ALCUNI, QUESTI DIVENTANO DEI TIRANNI. PER SCONGIURARE TUTTO QUESTO CREIAMO DEI RE OGNUNO CON IL SUO POTERE E METTIAMOLI A FARSI LA GUERRA H24 365 GIORNI ALL’ANNO.

Nessuno la racconta in questo modo, nessuno osa chiamare con il suo nome questa guerra infinita. La chiamano “check and balance” (controllo ed equilibrio).

Emiliano Fittipaldi non ha visto il film “Highlander” e non capisce che in una lotta per il potere, alla fine accade sempre CHE NE RESTA SOLO UNO.

Humberto Maturana, disse nella sua saggia distinzione: "La sofferenza dell'uomo non è dovuta alla mancanza di certezze, ma alla mancanza di fiducia"

Siamo esseri lanciati nel futuro, e come tali camminiamo tracciando in tal modo la strada, il percorso. Come decidiamo di fare il prossimo passo? In che modo lo faremo? Ciò che faremo è determinato sulla base di ipotesi basate sulle nostre convinzioni ed esperienze, così come sui nostri sogni ed aspirazioni. Ed è per questo che il prossimo passo va SEMPRE oltre le nostre certezze.

Quando perdiamo la fiducia nella creazione, nell'universo, in noi stessi, in definitiva nel creatore, allora cominciamo a rivendicare certezze.

Ma è impossibile andare verso nuovi orizzonti se non ci fidiamo oltre le nostre certezze. E se non ci fidiamo, vogliamo controllare ciò che verrà, quindi ripetiamo semplicemente il passato. E veniamo intrappolati in una scatola stretta che è il bisogno di controllo.

Quello che faccio nei miei scritti è accompagnare chi li legge in una ristrutturazione cognitiva finalizzata a ripristinare quella fiducia primordiale. È questa restituzione che armonizza l'interno con l'esterno, generando nuovi legami e coerenze. È allora che i nostri sogni e scopi diventano possibili.

SISTEMA SENZA EQUILIBRIO
La crisi dei Poteri nell'Italia di Meloni
EMILIANO FITTIPALDI (*)
C'è un aspetto, nel contesto politico attuale, che non è stato ancora messo a fuoco, e che giustifica la preoccupazione di un pezzo di A paese di fronte all'ascesa di Giorgia J Meloni. Il governo di destra che ha vinto le elezioni guida infatti un sistema in cui da tempo — se non da un punto di vista formale, certamente da quello sostanziale — sono saltati gli equilibri tra i poteri dello stato. Bilanciamenti necessari a una democrazia solida per non piegare la sua forma verso regimi autocratici o, comunque, a libertà limitata. In Italia non sono in crisi solo partiti, indeboliti da un populismo che appare ancora irriducibile, e corpi intermedi come i sindacati o i rappresentati degli interessi dei cittadini. Da lustri è in disarmo anche il potere del parlamento, scavalcato regolarmente dalla decretazione dell'esecutivo, fenomeno che ha gravemente indebolito la nostra principale istituzione. Anche il terzo potere, quello giudiziario, non se la passa affatto bene. Dopo Tangentopoli i magistrati hanno goduto per un ventennio di un consenso e di un'autorità pressoché illimitata. La contrapposizione con la politica e gli eccessi della cultura giustizialista ha però provocato una reazione iper-garantista, altrettanto ideologica, che si è via via affermata come dominante, limitando l'azione delle procure e precipitando ai minimi la fiducia degli italiani verso la magistratura I colpi di grazia sono arrivati dal caso Palamara, che ha disintegrato il Csm e spossato la procura di Roma, e dalla fine ingloriosa delle inchieste sull'Eni, che hanno indebolito il palazzo di giustizia milanese Il quarto potere, quello dell'informazione intesa come "watchdog" dei comportamenti degli altri poteri, è messo ancora peggio. A causa di un declino di legittimazione della categoria e di media tradizionali che hanno perso parte della loro indipendenza e del loro peso.Tra le macerie dell'imperfetto check and balance all'italiana, resta dunque in piedi solo il potere esecutivo. Una condizione che dovrebbe impensierire tout court i fautori di Montesquieu, ma allarma ancor di più quando si scorgono nelle istituzioni le sagome di ex missini o di capi leghisti che hanno recentemente teorizzato «i pieni poteri». Le preoccupazioni sono mitigate dai cosiddetti vincoli esterni della Ue e dalla presenza silenziosa del presidente della Repubblica, garante della Costituzione che —grazie all'autorevolezza di Sergio Mattarella —riesce ancora a svolgere la sua funzione di controllo e di sorveglianza. Non è un caso che Meloni consideri il Quirinale un lacciuolo insopportabile alla sua azione politica, e che abbia promesso ai suoi elettori una riforma in senso presidenzialista In queste condizioni cadrebbe uno dei pochi baluardi rimasti, e un'orbanizzazione dell'Italia (intesa come modello di nuova democrazia illiberale) non sarebbe più così improbabile come sostengono gli ottimisti.
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(*) Emiliano Fittipaldi è un giornalista, saggista e blogger italiano, direttore del quotidiano Domani dal 6 aprile 2023, per lungo tempo giornalista a l'Espresso.

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