La storia dell'umanità mostra che i leader politici conducono alla tirannia

 

La storia dell'umanità mostra che i leader politici conducono alla tirannia

Ho letto con interesse l’analisi del Prof. Edoardo Novelli pubblicata dal quotidiano “Domani” di oggi Sabato 25 marzo 2023.

Il prof. Novelli ha descritto il comportamento di uomini e donne italiane e mondiali che, per un periodo della loro vita o per tutta la loro vita, fanno il leader (IL CAPO).

Si tratta di donne e uomini che ESERCITANO IL DOMINIO ATTRAVERSO IL POTERE.

Io invece per i miei studi (Autopoiesi e biologia culturale di cui sono culture della materia) ho potuto osservare i comportamenti di coordinatori che ascoltano, co-creano e amano, giungendo alla conclusione che siano queste le nuove regole della gestione moderna

Con le osservazioni dei comportamenti elencati faccio riferimento a ciò che è la loro conseguenza ovvero una vera e propria ricostruzione del tessuto sociale delle organizzazioni.

Noi cittadini dobbiamo aprire spazi di conversazione dove possiamo incontrarci, la mia raccomandazione comprendo appaia semplice, ma posso assicurare che è efficace.

Soprattutto è in sintonia con questi tempi che è opportuno veda la gestione delle organizzazioni in modo orizzontale piuttosto che verticale, che le persone lavorino come una squadra e che il potere dell'ascolto sia infinito, le mie osservazioni sono focalizzate sul fattore umano della nostra convivenza sociale.

Faccio il biologo anche l’epistemologo, e attraverso lo studio dei processi cognitivi, ho visto l’efficacia di un ponte verso una migliore comprensione tra le persone.

Il mio sguardo è rivolto alla persona basandomi sulla biologia e applicandola per ottenere miglioramenti nelle organizzazioni.

La tecnologia che permette di interagire con i Social Network come questo riunisce persone anche di paesi diversi, ma tutti noi che leggiamo questi scritti relativi alla nostra convivenza sociale condividiamo la stessa preoccupazione: come collaborare con successo all'interno di un'organizzazione.

Forse questo mio scritto può essere riassunto in una sola parola: ascolta. E’ UNA PAROLA SEMPLICE, MA ALLO STESSO TEMPO COMPLESSA.

Nella nostra convivenza sociale, la diversità non dovrebbe essere un problema, ma un'opportunità riflessiva e creativa.

Se qualcuno presenta qualcosa di diverso è bello ascoltarlo. Il mio magister Humberto Maturana afferma "Tutti gli esseri umani sono belli nella realizzazione del nostro vivere, le differenze sono motivo di riflessione per cui non c'è discriminazione".

Ho incontrato una persona che mi ha fatto riflettere. Mi disse che aveva appreso dai comportamenti della sua mamma e del suo papà che gli adulti dovevano imporsi, colpendo il tavolo per fare rispettare a lui che era loro figlio quello che gli dicevano. Dopo una serie di conversazioni che abbiamo fatto, ho capito che se si ascolta, se si vede l'altro, le cose cambiano, poi ha iniziato ad ascoltare e il rapporto con la sua famiglia è migliorato molto.

Un'altra conclusione di questa mia conversazione è stata "Sono così importante come genitore, perché mi prendo cura del giardino rappresentato dalla mia famiglia, un giardino che è perfetto e questo ambiente rende tutti più disponibili e possiamo vivere tra noi meglio."

Sempre il mio magister Humberto Maturana sostiene nei suoi libri che derivano dai suoi studi che "Viviamo in un'epoca in cui le gerarchie stanno scomparendo. Veniamo da una cultura che confonde la collaborazione con l'obbedienza, ma in cui tutti fanno compiti diversi fanno parte di un quadro essenziale".

Per spiegare da dove veniamo e come ci sono esperienze che ci limitano nelle nostre azioni future, voglio raccontarvi un altro accadimento. "A una bambina di 10 anni è stato insegnato il codice di sicurezza per entrare nella sua casa e gli è stato detto di non dirlo a nessuno, un giorno i suoi genitori se ne sono andati e la sua tata le ha chiesto il codice per entrare nella casa. La bambina non lo diede alla tata, lo aveva addosso in una tasca, la babysitter lo vide, e poco dopo rubarono la casa. I genitori la rimproverarono, anche se non era da incolpare ..., lei aveva solo fatto quello che le avevano detto di fare. La ragazza allora imparò ad avere paura, divenne insicura, e imparò a non rispettare le indicazioni anche se ha fatto il meglio che poteva in quel momento. "

Ci sono poi delle etichette che ci sono imposte, che preservano e determinano il nostro essere.

Disimparare le lezioni sbagliate di queste esperienze a volte richiede tempo e comporta una terapia, che secondo il mio magister Maturana è "parlare con chiunque allarghi la coscienza e chi ti fa bene".

Quando si parla di obbedienza, una parola che sembra essere stata lasciata in una cultura meno avanzata, Maturana ha spiegato : "I processi naturali non implicano l'obbedienza, che è un fenomeno culturale e umano." La persona fa ciò che non vuole fare perché qualcun altro lo chiede, ma questo non è il modo naturale, perché è naturale solo se lo faccio per il piacere di farlo, e questo comportamnto è collaborazione. "

A quanti di voi che avete letto è stato detto che dovevate essere obbedienti. Sono certo che è stato chiesto a tutti.

Mi viene in soccorso il mio magister Maturana "L'obbedienza era vista come un valore, ha a che fare con la sottomissione. Invece il rispetto è diverso ed emerge dall'esempio, dalle conversazioni, i giovani saranno in grado di dire si o no, secondo il rispetto che hanno per se stessi e per gli altri, e lo stesso accade nelle organizzazioni ". L'obbedienza porta sempre rancore".

Ma veniamo all’analisi del Prof. Edoardo Novelli pubblicata dal quotidiano “Domani” di oggi Sabato 25 marzo 2023.

Cosa sono LE CAPE ED I CAPI DESCRITTI IN QUELL’ANALSI Leader o tiranni?

Mi tornano alla mente le parole di Maturana "I leader che si disconnettono dalla comunità durano un po’ ', niente di più, niente di veramente riconosciuto, la co-ispirazione, invece, è data da conversazioni, da un progetto comune, non da un progetto stabilito. La storia dell'umanità mostra che i leader politici conducono alla tirannia".

Infine, c'era un'idea madre: l’amore che emerge dalle persone a cui la gente importa davvero. Chi non è d'accordo?

Buona riflessione

ANALISI
LEADERSHIP A CONFRONTO
Meloni e Schlein sono diverse anche quando si occupano di politica pop
EDOARDO NOVELLI sociologo
Le recenti incursioni di Elly Schlein a Stasera c'è Cattelan e di Giorgia Meloni a Viva Rai2! (Fiorello l'ha presentata come una imitatrice della premier), hanno riportato l'attenzione sul tema della evoluzione delle forme e dei tratti delle leadership moderne e della contaminazione fra politica e formati della comunicazione, di cui la cosiddetta "politica pop" rappresenta soltanto la più recente evoluzione.
Sino a metà degli anni Settanta fra la politica e la televisione, che grazie alle tribune politiche avevano iniziato a frequentarsi, era stata mantenuta una distanza di forme e linguaggi che sottolineava una chiara differenza di ruoli e di status. Una linea che poteva essere così riassunta: la politica e i suoi interpreti non facevano spettacolo e la televisione non interferiva con i formati della politica.
A partire dalla metà degli anni Settanta questa netta distinzione ha iniziato ad affievolirsi. La svolta è legata, da un lato, al ridursi del bacino di consenso dei partiti e della loro capacità di dialogare con le varie componenti dell'opinione pubblica, dall'altro all'affermarsi di un'idea di programmazione televisiva differente, basata sull'intrattenimento e il soddisfacimento dei gusti del pubblico televisivo, che è l'elemento distintivo della nascente emittenza privata ma che, in seguito alla riforma del 1975, ha fatto breccia anche nella programmazione dell'ente pubblico. È nato così un sodalizio che, nel tempo, ha visto i politici diventare ospiti di varietà e programmi di intrattenimento dove venivano esaltati gli elementi spettacolari delle loro personalità, allo stesso tempo la politica ha potuto usufruire di spazi inediti e occasioni di contatto con gli italiani o, meglio, con quel simulacro degli italiani che è il pubblico televisivo.
Gli inizi
La partecipazione di Giulio Andreotti a Bontà Loro nel 1977 e l'esibizione al pianoforte del ministro dell'Istruzione Mario Pedini ad Acquario l'anno successivo, segnano soltanto l'avvio di un percorso. All'inizio degli anni Ottanta, nella rubrica “Le ugole del palazzo” curata dal decano dei giornalisti politici Guido Quaranta, all'interno della trasmissione Cipria condotta da Enzo Tortora su Rete 4 — all'epoca di proprietà di Mondadori — va in scena la trasformazione dell'homo politicus.
A inaugurare la rubrica è il socialdemocratico Pietro Longo che, come ricorderà il giornalista, «ripassò diligentemente il testo, fece accurati gargarismi e ricevette la troupe impettito come se fosse il tenore Francesco Tamagno», prima di esibirsi in La via en rose, accompagnato al piano dalla figlia.
A seguire c’è chi, in onore delle sue origini, canta Ma se ghe pensu sotto la lanterna di Genova, chi intona Con le pinne il fucile e gli occhiali in muta da sub e, addirittura, chi si lancia col paracadute intonando Nel blu dipinto di blu. Si tratta, per il momento, di politici di seconda fila ma in beve tempo il fenomeno si estende. Come dimenticare Umberto Bossi, all'epoca indipendentista, che recita in napoletano A livella sotto lo sguardo vigile di Massimo Ranieri, Giuliano Amato che palleggia a tennis nel salotto di Porta a Porta, Matteo Renzi con il giubbotto alla Fonzie nel salotto di Maria De Filippi, sino a Pier Luigi Bersani e Gianfranco Fini che leggono la lista delle 10 cose di sinistra e di destra sul palco di Vieni via con me condotto da Fabio Fazio.
Un lungo percorso di trasfigurazione del leader politico che, oltre a non pochi momenti imbarazzanti, annovera anche passi falsi e clamorosi incidenti. Fra i primi la registrazione amatoriale del risono cucinato da Massimo D'Alema, allora presidente della commissione parlamentare bicamerale per le Riforme istituzionali, realizzata dalla producer televisiva Simona Ercolani. moglie del suo portavoce Fabrizio Rondolino, trasmessa a Porta a Porta al cospetto di un Bruno Vespa gongolante. Fra gli epicfail, il cagnetto Empy regalato da Darla Bignardi, nel corso di una puntata delle Invasioni barbariche a un esterrefatto Mario Monti. tappa della strategia simpatia ideata dal consulente americano David Axelrod arruolato da Scelta civica dopo i successi delle campagne di Barack Obama Da un certo punto in poi i politici hanno iniziato a pensare che fosse importante risultare simpatici, mostrarsi alla mano, rivelare parte della loro vita privata e personale.
Aspetti che non erano mai stati considerati rilevanti non solo dai grandi leader pre televisivi. ma nemmeno da personaggi quali Enrico Berlinguer, Aldo Moro e Bettino Craxi, che invece la televisione avevano iniziato a frequentarla. È l'inizio di un processo di trasformazione, non solo italiano, dei tratti e delle caratteristiche delle moderne leadership che passano da un profilo di serietà, autorevolezza, prestigio e in alcuni casi anche forza, al modello del leader seduttivo e di fascino i cui epigoni in ambito internazionale sono stati John Kennedy, Valéry Giscard d'Estaing, Olof Palme, Helmut Schmidt.
Trasfigurare sé stessi
Tornando alla scena italiana e alle recenti esibizioni delle due leader nostrane, al di là di una loro apparente similitudine, sono a ben vedere differenti.
La presidente del Consiglio che interviene a sorpresa in un popolare programma di intrattenimento, per di più facendo finta di imitare sé stessa e rivelando cosi una componente autoironica, è una delle tante forme di travisamento di un leader che, per un momento, esce dal suo ruolo istituzionale, dalla sua figura e si concede al pubblico. Una operazione simpatia, appunto, per dire "guardate quanto sono alla mano e come voi", messa in atto con la complicità della televisione e dei suoi protagonisti, secondo le più classiche regole della politica pop.
Nella apparizione a Stasera c'è Cattelan, conclusa con l'esibizione al pianoforte, Schlein è apparsa quasi più a suo agio che nei panni della leader politica. La sua novità, rispetto ai tre principali leader che negli ultimi anni hanno marcato un netto cambio generazionale nella politica italiana, è che quando Renzi, Matteo Salvini e Meloni sono giunti a ricoprire incarichi nazionali e di un certo rilievo, avevano tutti una lunga carriera politica alle spalle, che rappresentava la cifra preponderante della loro figura pubblica.
Anche Schlein è stata europarlamentare e vicepresidente della regione Emilia-Romagna, ma l'altra sera più che un politico che fa la persona comune, sembrava una persona comune impegnata in politica. Una differenza non da poco. L'impressione — perché a un mese dalla sua elezione a segretaria del Pd più che di impressione non si può parlare —è che la novità politica rappresentata da Schlein, per programma, modalità, rottura generazionale, coincida con la forma con la sua biografia. Che prima di essere quella di una politica in carriera è quella di una giovane donna che faceva i gruppi di ascolto per Sanremo, si è divertita con la satira politica, ha passato la fase delle birrette all'università, ha appena finito l'ultimo livello di Assassin's Creed e si dichiara una nerd degli anni 90.
Allargando lo sguardo con occhio bipartisan alla non esigua schiera di giovani donne emerse negli ultimi anni sulla scena politico-mediatica, da Maria Elena Boschi a Alessandra Moretti, da Laura Ravetto a Lara Corni, da Nunzia De Girolamo a Licia Ronzulli, sino a Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna, la novità e la frattura rappresentate da Schlein appaiono evidenti.
Un punto di forza
Semplicità, naturalezza novità sono alcuni dei tratti caratterizzanti della sua immagine. Se riuscirà ad attenuare una componente un po' concitata e ansiogena del suo eloquio, potranno emergere ulteriormente. Quando la forma, l'immagine di un leader, incarna e esprime i suoi contenuti, la sua politica, il suo progetto, questo rappresenta un punto di forza.
Si pensi alla potenza e al successo del connubio corpo-politica messo in atto da Silvio Berlusconi. Se tutto questo sia il preludio di una leadership forte e di successo dipenderà da molte variabili, prima di tutto politiche. Ma chi si occupa dei modelli di leadership e della trasformazione delle sue forme non può fare a meno di rilevare che Schlein si propone come una tipologia di leadership nuova potenzialmente dirompente.
Prof. EDOARDO NOVELLI
Qualifica Professore Ordinario
Settore Scientifico Disciplinare SPS/08
Telefono 0657334040
Cellulare aziendale 80912
Email edoardo.novelli@uniroma3.it
Indirizzo Via Ostiense 139
Struttura/Afferenza
Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo

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