Sui potenti e sul potere

 

Sui potenti e sul potere

Ci sono due comportamenti che rivelano chi vive la nostra cultura patriarcale. I comportamenti sono entrambi rivelatori ed emergono da dentro di noi, quando si è in presenza di un uomo o una donna di potere.

Il primo comportamento è la sottomissione nei riguardi di questa persona di potere. A noi non piace essere sottomessi, viviamo male questa condizione che ci fa fare “finti” complimenti”, “finte” disponibilità ad essere servizievoli, “finte” espressioni d’affetto e ci comportiamo così perché abbiamo ricevuto, o speriamo di ricevere “favori” dalla donna o uomo potente.

L’altro comportamento è l’avversione e la lotta con la donna o l’uomo potente per prenderne il posto che nel caso non si realizzi, voglio dire se non si riesce a “fare fuori” l’uomo o la donna di potere, si trasforma in ferocia, con la possibilità di organizzare una vera e propria “macchina del fango”.

Oggi leggendo qua e là, ho potuto fare queste distinzioni e, dagli scritti ovvero dai comportamenti di chi ha scritto, ho potuto avere chiara la cultura di ogni autore.

Una donna o un uomo di potere, altro non è che un uomo e una donna come me, come te, come ognuno di noi. E chi come me è nella cultura della collaborazione considera una donna o un uomo di potere legittimo e degno di rispetto e una persona nella cultura della collaborazione NON HA comportamenti come quelli descritti e osservabili nelle persone che vivono la nostra cultura patriarcale.

Leggiamo insieme da Humberto Maturana e Ximena Dàvila, 2006 - EMOZIONI E LINGUAGGIO IN EDUCAZIONE E POLITICA (pp. 9-10).

"[...] genereremo, in modo consapevole o inconsapevole, il mondo che nasce con il nostro vivere. Tutto il nostro vivere come essere umani è in quanto tale politico, perché genera mondi [...].

Al tempo stesso, tutto ciò che facciamo nel nostro vivere e convivere come esseri umani sarà di per sé anche EDUCAZIONE, perché opererà sempre come FORMATORE DEI SENTIMENTI DEI GIOVANI che direttamente o indirettamente convivono con gli adulti, il cui vivere e convivere inevitabilmente li induce ad accettarli o respingerli.

[...] il convivere quotidiano degli adulti è di per sé l'atto primario dell'educazione.

[...] Il futuro dell'umanità non sono i giovani ma gli adulti, con i quali i giovani si trasformano consapevolmente o inconsapevolmente nella convivenza prossima e remota.

Se chiedessimo a una persona potente della terra come mai è una donna oppure un uomo di potere ci risponderebbe:

NON SONO NATO “UOMO DI POTERE”, SONO DIVENTATO UOMO DI POTERE NELLA VITA CHE MI È TOCCATO VIVERE."

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