CERCASI MOVIMENTO E/O PARTITO DEMOCRATICO

 

CERCASI MOVIMENTO E/O PARTITO DEMOCRATICO

Nadia Urbinati titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York, ha scritto un articolo pubblicato sul quotidiano DOMANI di oggi 11 luglio 2023, in cui descrive i comportamenti dei concittadini che sono stati prescelti con le elezioni e a cui è stata data la responsabilità della redistribuzione della ricchezza italiana che sono sintetizzati nello scritto che segue:

I prescelti con le elezioni <<occupano televisione e radio di stato, con l’argomento dispotico "ora tocca a noi"—come se il potere fosse un oggetto di privato possesso.>>

Ho riflettuto molto su questa affermazione della Prof.ssa Urbinati constatando che in me è emersa una domanda. La domanda che mi sono fatto è questa: IL POTERE E’ SEMPRE STATO UN OGGETTO DI PRIVATO POSSESSO?

Le mie osservazioni ed i miei studi hanno avuto come epilogo la presa d’atto che storicamente, per tutti i concittadini che in Italia hanno vinto le elezioni, per tutti, nessuno escluso, IL POTERE è stato un oggetto di privato possesso.

A questo punto la mia riflessione si è centrata sulla domanda che è emersa in conseguenza di questa mia osservazione: quali sono i comportamenti dei concittadini che sono stati prescelti con le elezioni e a cui è stata data la responsabilità della redistribuzione della ricchezza italiana ALTERNATIVI a quelli che sono stati messi in atto sino ad oggi sintetizzabili come POTERE OGGETTO DI PRIVATO POSSESSO?

La risposta che è emersa è la seguente:

I prescelti con le elezioni possono prendersi la responsabilità di assumere le decisioni adeguate per migliorare le condizioni degli strati più deboli della società, internamente alla democrazia rappresentativa, auspicando un suo superamento, favorito da mezzi di democrazia partecipativa e diretta.

Infine la MADRE DI TUTTE LE DOMANDE:

Osservando tutti i concittadini che sono stati prescelti con le elezioni insieme a tutti i concittadini che manifestano il desiderio di candidarsi alle prossime elezioni, posso individuare, attraverso delle distinzioni, chi di loro auspica un superamento della democrazia rappresentativa, mettendo in atto mezzi di democrazia partecipativa e diretta?

In tutta onestà gli unici di tutti che l’hanno fatto sono stati quelli che fanno parte del Partito Democratico e quelli che fanno parte del Movimento 5 stelle. MA OGNUNO DI NOI CHE HA OSSERVATO QUESTI PARTITI - HA DOVUTO PRENDERE ATTO DELLA SCARSA PARTECIPAZIONE ALLE LORO INIZIATIVE DI NOI CITTADINI CHE NON CI SIAMO PRESENTATI ALLE ELEZIONI.

Infine l’ultima domanda, conseguente a queste osservazioni: come noi concittadini mettiamo in atto il nostro “NON PARTECIPARE” ALLE INIZIATIVE DI DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA E DIRETTA?

Io posso riferire la mia esperienza personale di partecipazione ai tavoli per la formulazione del programma di un Movimento che nel mio paese, San Cesario di Lecce, questo movimento HA SCRITTO CHE AVREBBE FAVORITO LA PARTECIPAZIONE CON DECISIONI PRESE NEL RISPETTO DI TUTTI E RITENENDO TUTTI LEGITTIMI. Io ho partecipato nella fiducia nell’onestà di chi aveva scritto che si trattava di partecipazione e non di PROPAGANDA ELETTORALE. Ho dovuto allontanarmi dal Movimento di cui scrivo perché ho preso atto che si trattava invece di un movimento AUTORITARIO e non democratico.

Non riesco a partecipare a processi di democrazia partecipativa e diretta perché tutti i movimenti che conosco sono totalitari o al massimo autoritari. Mi piacerebbe collaborare in un movimento e/o partito democratico, se qualcuno che legge questo mio scritto può indicarmene qualcuno, nella fiducia di quello che scriverete, collaborerò partecipandovi attivamente.

Buona riflessione

LA DESTRA NON È POPULISTA
Dal sudore
di Salvini
al plebiscito di Giorgia
NADIA URBINATI
politologa
Distinguere il populismo dalla destra è un rompicapo die da qualche anno affatica studiosi e storia delia politica. L'Italia è un laboratorio interessante per azzardare un’interpretazione proficua. Populismo e destra si distinguono nel modo di usare il potere sia quello informale (opinione) die quello sostanziale (istituzioni). Può essere utile una comparazione tra il governo Conte I e fattuale II primo fu un caso esemplare di due populismi alleati al potere quello pentastellato e quello leghista diversi nei bacini elettorali ma ugualmente centrati sulla demagogia dell’anti establishment nel nome del popolo, quello vero si intende (plebeo in un caso e della classe media produttiva nell’altro). Ma era Matteo Salvini a dominare la scena mediatica rispetto a un Giuseppe Conte “avvocato del popolo"— permanentemente tra la gente a mangiare nutella e parmigiano reggiana a ballare e cantare, ad attaccare le navi soccorso dei migranti indossando felpe della polizia di stato. Un profluvio di messaggi, immagini, rappresentazioni che impegnavano cronisti e commentatori. Salvini ha impersonato al meglio la politica populista parossisticamente attenta a propagandare il verbo del popolo vero contro i suoi nemici - le religioni che non usano il rosario le famiglie "storte”, gli immigrati. Sempre nell’agone ogni giorno. Si direbbe che il populista è un artigiano, fa tutto in prima persona rappresentanza diretta con attenzione a non essere confuso con un nuovo establishment, il male contro il quale miete consensi e definisce il popolo vero. Per non apparire establishment pur essendo nel governo, occorre sfoderare un eccesso di militante propaganda. Questo fece Salvini—e cadde sudato sul campo Al Papeete di Milano Marittima. La destra quella che oggi sta al governo, ha metodi molto diversi e non ha una postura populista semmai plebiscitaria Giorgia Meloni non si presenta né mai lo ha fatto, come anti-establishment ma come un establishment alternativo a quello di sinistra. Non teme di mostrarsi vogliosa di entrare nella stanza dei bottoni defenestrando chi l'ha preceduta. E soprattutto, non perde tempo con la quotidiana messa in scena e con i travestimenti populisti. La destra va al sodo non si affatica con metodi artigianali: occupa le istituzioni per imporre la propria idea di nazione. Invece di sudare nell'agone occupa televisione e radio di stato, con l’argomento dispotico "ora tocca a noi"—come se il potere fòsse un oggetto di privato possesso. Non si accontenta del consenso effimero vuole tenere in mano la macchina e governare senza sforzo. Al sudore di Salvini preferisce un esercito di fedeli impegnati nel lavoro di limare, nascondere e propagandare. I tg sono il suo Papeete. Lo stato è il suo ambiente naturale e il suo alimento.

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