Il declino dell’Italia, descritto dall’economista Alfredo Roma è, inevitabilmente, generatore di povertà che non si scongiura con palliativi come l'assistenza, ma con gli unici due modi di vita efficaci per controllarla: istruzione e lavoro.

 


Il declino dell’Italia, descritto dall’economista Alfredo Roma è, inevitabilmente, generatore di povertà che non si scongiura con palliativi come l'assistenza, ma con gli unici due modi di vita efficaci per controllarla: istruzione e lavoro.

Alfredo Roma, economista, già presidente dell'Ente Nazionale Aviazione Civile (Enac) e dell'European Civil Aviation Conference (Ecac), ex coordinatore nazionale del Programma Galileo presso la presidenza del Consiglio dei ministri ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 6 luglio 2023.

In questo articolo dopo aver descritto il declino in tutti i campi dell’Italia così conclude:

“Ci vorrebbe un nuovo rinascimento, ma tra le persone alle quali è affidato il governo del paese non si vedono i Leonardo, i Michelangelo, i Piero della Francesca i Brunelleschi e neppure i Cosimo de Medici.”

Le mie osservazioni mi hanno portato a riflettere sul nostro modo di vivere in Italia, in una cultura incentrata sullo sviluppo tecnologico e sulla ricerca del successo individuale e sociale in un ambiente di competizione, sfiducia e controllo. Questo comportamento genera dolore e incertezza. I miei studi mi portano a suggerire di espandere la nostra comprensione della vita umana perché ci libera l'anima, l'intelligenza e la creatività dall'incertezza culturale di cui soffriamo.

Sempre attraverso le mie osservazioni ed i miei studi ho effettuato un'analisi del dolore e della sofferenza che la nostra cultura genera. Mi sono dato il compito, attraverso i miei scritti e le conversazioni a cui sono invitato, di insegnare le caratteristiche dell'uomo, comprendendolo come essere biologico e culturale, e conoscere i fondamenti biologici che hanno a che fare con la natura degli esseri che siamo.

Tutto questo è possibile se ci chiediamo come mai gli esseri umani sono esseri amorevoli, anche se coltiviamo l'aggressività e molte altre cose negative. Posso assicurare che in ogni essere umano c'è sempre la possibilità di vedere gli altri come esseri viventi, siano essi esseri umani, animali o piante, con tutta la loro legittimità.

Nell'odio si produce l'illegittimità dell'altro. È il comportamento di negazione dell'altro, che è ciò che si odia. Ma quest'altro potrebbe non scoprirlo e, quindi, non soffrirne. Tuttavia, quell'odio ricade su di me come persona, voglio dire su chi prova questo sentimento, in definitiva chiunque prova odio ha la conseguenza di vedere alterata la propria fisiologia.

Non si può odiare impunemente.

Per me il potere della parola è molto importante. Io penso che il suo impoverimento sia molto grave. Questo perché è sbagliato credere che attraverso la parola stiamo solo mostrando o descrivendo cose. I mondi in cui viviamo sono creati nel linguaggio. E quando diciamo che i bambini stanno crescendo - sia per la TV che per circostanze familiari - con un linguaggio ridotto, prendiamo atto di una realtà che è sotto gli occhi di tutti perché è vero che il mondo per loro si sta restringendo, il che sempre per loro avrà tristi conseguenze.

L’economista Alfredo Roma nel suo articolo auspica un nuovo rinascimento all’interno del concetto di CRESCITA per scongiurare il DECLINO da lui osservato.

Si tratta della questione sociale e della povertà.

Le mie osservazioni ed i miei studi invece mi hanno fatto giungere alla conclusione che vivere con una popolazione in continua crescita è inevitabilmente fonte di povertà. Perché la povertà appare quando si estraggono le risorse naturali dall’ambiente più velocemente di quanto l'ambiente stesso produce naturalmente per sostituire ciò che viene estratto. Se la popolazione raddoppiasse e raddoppiassero anche le condizioni idonee per vivere, non ci potrebbe essere povertà, ma ciò non accade, perché i tassi di crescita sono diversi. Inoltre, potrebbe accadere che il ritmo sia pareggiato, ma che invece di un'equa distribuzione ci sia accumulazione. Questo spezzerebbe l'equazione. La ricchezza globale si può produrre, ma il problema è chi la accumula. La povertà si genera fondamentalmente perché sembra che non si voglia accettare il rapporto tra crescita della popolazione e ciò che l'ambiente produce, ed in più non si accetta il rapporto tra ciò che l'ambiente produce e ciò che gli viene tolto. In qualche modo la povertà invece di essere scongiurata viene FAVORITA dalla solidarietà, con l'altruismo, con la carità, che sono solo dei palliativi, non bandiscono la povertà, leniscono solo la coscienza dei donatori. Solo l'istruzione sconfigge la povertà. Penso che la questione della crescita della popolazione sia la più importante.

In definitiva per superare il declino dell’Italia, accertato dall’economista Alfredo Roma, e per affrontare a fondo i problemi nazionali, regionali e persino mondiali, è necessario ed urgente partire dall'amore e dall'educazione.

Bisogna agire su questo cambiamento per sperimentarlo all'interno di un sistema democratico, e non attraverso una tirannia. Ma la democrazia deve essere vissuta e non pretesa. Si può vivere in modo tale che osservando il modo in cui mi comporto si possa dire che il mio è un comportamento democratico legittimo. E la cosa per me interessante è che di questo che ho scritto, quando ne faccio la narrazione mi accorgo che arriva alle persone, che lo accettano e gli piace, perché ci riflettono su o, almeno, perché lo vedono come un modello di ciò che vorrebbero fare e realizzare. Ma questo modo di vivere va proposto ai bambini, affinché lo vivano già da bambino, perché il bambino trasformerà le proprie esperienze attraverso gli adulti che ha al suo fianco, e non per quello che gli adulti dicono, ma per quello che vede che gli adulti fanno. L'educazione è intesa come una trasformazione nella convivenza, che inizia dal momento in cui il bambino entra nel mondo, e non dal momento in cui il bambino entra nella scuola.

Le azioni che costituiscono una società democratica non sono la lotta per il potere o la ricerca dell'egemonia ideologica, ma la cooperazione che crea una comunità in cui i governanti accettano di essere criticati e cambiati quando il loro comportamento si discosta dal progetto democratico con cui sono stati eletti.

Invito tutti gli italiani ad incorporare il buon senso nella vita nazionale e recuperare la dignità. Perché ho sempre creduto che la democrazia dovesse essere fatta di uno spazio politico di cooperazione che realizzasse la creazione di un mondo di convivenza in cui né la povertà, né l'abuso, né la tirannia emergessero come modi legittimi di agire, nella consapevolezza che non erano propri della verità e che l'altro è legittimo quanto chi vive e si coordina con lui. Un tale lavoro richiede la riflessione e l'accettazione dell'altro e l'audacia di accettare che le diverse ideologie politiche debbano operare come modi diversi di guardare agli spazi della convivenza.

Buona riflessione

GIU NEI SETTORI DI ECONOMIA, CULTURA E WELFARE
Il declino a tutto campo che l'Italia non sa arginare
ALFREDO ROMA economista
La storia italiana degli ultimi 30 an-ni mostra un progressivo declino sul piano economica sociale cultu-rale e politica. Dalla fine degli anni ottanta l'economia si è ispirata ai principi del liberismo abbandonan-do quelli del liberalismo keynesia-no. È stata guidata verso privatizza-zioni e liberalizzazioni senza preci-si obiettivi economici, ha favorito la finanza speculativa e aumentato le disuguaglianze sociali, non ha go-duto dei necessari investimenti in ricerca e sviluppo, sia da parte dello stato che delle imprese private, ancora oggi formate da una prevalen-za di piccole imprese incapaci di in-vestire nella ricerca e nella innova-zione. Si sono distrutte le scuole pro-fessionali che formavano eccellenti operai specializzati. Molte imprese hanno delocalizzato all'estero la produzione le maggiori hanno po-sto la loro sede in paradisi fiscali eu-ropei. Secondo i rapporti dell'Istitu to Commercio Estero, le esportazio-ni italiane, il 3,8 per cento del com-mercio mondiale nel 1980, ora rap-presentano solo il 2,9 per cento. La produttività del nostro sistema è molto bassa e basata su prodotti che raramente hanno caratteristiche in-novative. Tra il 1996 e il 2013 I’ltalia tra i 28 paesi dell'Unione europea e le 10 principali economie ocse è il paese che ha registrato le più basse dinamiche di crescita del Pil pro ca-pite con appena il +2.1 per cento, lon-tana da Francia (+18 percento), spa-gna (+24,5 per cento), Germania (+25,4 per cento) e Regno Unito (+31,9 per cento). Il rapporto debito pubblico/Pil è l'indicatore della solidità economica di un paese. Nel 1990 questo rapporto era pari al 98 percento. Nel 2022 era pari al 144 per cento, mentre la media dei paesi Ue era pari all'84 per cento.
Il declino in campo sociale
Tra gli Stati Ue, l'Italia è l'unico in cui i salari sono scesi tra il 1990 e il 2020 del 2.9 per cento. La sanità ha soffer-to soprattutto dalla cos-tituzione del-le regioni alle quali è passata la ge-stione dell'assistenza sani taria, spes-so con aumentato dei costi, e da un progressivo passaggio al privato che ha come principale scopo quel-lo del profitto e non quello della qualità del servizio, come disposto dall'articolo 32 della Costituzione, che include anche il servizio di assi-stenza gratuito agli indigenti. Sulla scuola, università e ricerca i fondi si sono progressivamente ridotti la-sciando nascere università telemati-che le cui lauree hanno pasto seri dubbi sul loro valore scientifico
Il declino culturale
Circa la vita culturale, da una ricerca dell’istat e del professor Tullio De Mauro del 2008, risulta che l'Italia nel confronto internazionale con i partner dell’Unione europea risulta indietro su quasi tutti gli indicatori di partecipazione culturale. Parliamo ad esempio, della propensione alla lettura dove siamo ai livelli più bassi alla partecipazione a confe-renze e concerti. Una delle principa-li ragioni è il livello di scolarizzazio ne (anche questo trai più bassi nella Ue). Nel frattempo si sono progressi-vamente ridotti i sussidi dello stato e delle imprese private alle iniziati-ve culturali.
Il declino politico
Infine sul piano politico abbiamo vi-sto un progressivo scioglimento dei partiti che erano anche scuole di pensiero e di formazione politica sostituiti da partiti basati sul nome di una persona di cui Berlusconi è stato l'esempio più eclatante una forma dove l'ideologia viene sosti tuita da interessi personali N'alla ri-cerca di consenso attraverso i favori a imprenditori, artigiani. piccoli pro-fessionisti, tassisti, balneari o altre lobby. Una politica questa che ha impedito una seria lotta alla evasio-ne fiscale e l'approvazione di una legge sul conflitto di interessi o sul-la concorrenza. I partiti o movimen-ti progressisti non sono mai riusciti a fermare questa deriva politica.
La commedia in atto
Il teatrino di Palazzo Chigi offre un nuovo spettacolo altrettanto deso-lante. Non possiamo aspettarci la soluzio-ne dei problemi che ancora affliggo-no il paese per fermare questo lento declino che ci porterà ad essere sem-pre più colonizzati. In campo econo-mico è in buona parte avvenuto con il passaggio della proprietà di alcu-ne nastre importanti aziende a i nve-stitori esteri. Ci vorrebbe un nuovo rinascimen-to, ma tra le persone alle quali è affi-dato il governo del paese non si ve-dono i Leonardo, i Michelangelo, i Piero della Francesca i Brunelleschi e neppure i Cosimo de Medici.

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