La cooperazione è al di sopra della competizione, della guerra, della sottomissione.

 

La cooperazione è al di sopra della competizione, della guerra, della sottomissione.

Gianfranco Pasquino Professore emerito di Scienza politica nell'Università di Bologna ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 12 luglio 2023 in cui affronta due questioni che sono ricorrenti nella nostra convivenza in Italia. La prima questione è riconducibile alla convivenza all’interno dei manipoli decisi di donne e uomini che lottano per la conquista del potere attraverso le elezioni e che, una volta che l’abbiano conquistato, ESCLUDONO tutte le altre donne e uomini che a loro volta si organizzano con la stessa identica loro finalità. Così scrive il Prof. Pasquino:

I prescelti con le elezioni che abbiano la responsabilità di governo che SU GIUSTIFICATA RICHIESTA DELLA STAMPA E DI ALTRI SETTORI POLITICI E SOCIALI non si DIMETTONO dall’incarico loro affidato DAL CAPO O LEADER, assumono questo comportamento perché non hanno fiducia nelle LORO RAGIONI che una volta liberi da responsabilità potrebbero far valere. Questo comportamento denota inoltre una mancanza di fiducia nel loro CAPO che appunto, oltre a non godere della fiducia di chi non si dimette, allo stesso tempo, VIENE MESSO IN IMBARAZZO DA QUESTI ULTIMI PERCHE’ LO OBBLIGANO A SCEGLIERE FRA LA LEALTA’ PERSONALE E POLITICA (AI LIMITI DELL’OMERTA’) E LA COESIONE ALL’ORGANIZZAZIONE PARTITICA.

Apprezzo le riflessioni del Prof. Pasquino che ha, secondo la mia opinione, un modo di scrivere in cui si armonizza ciò che potremmo chiamare l'intellettuale e l'estetico, dove la cosa centrale è che ciò che è scritto è scritto in modo esteticamente seducente e, dal punto di vista delle idee, serio.

Lo scritto del Prof. Pasquino è all’interno dell’anelito di persone che agiscono come me, nel tentativo di contribuire alla salvezza dell'uomo attraverso la comprensione, contraria alla cultura patriarcale, che io auspico tutti desiderino di abbandonare per far emergere, in sua sostituzione, la cultura matrística, in cui la cooperazione è al di sopra della competizione, della guerra, della sottomissione.

In definitiva anche lei, caro Prof. Pasquino, è al corrente che in questa nostra cultura patriarcale della competizione, della guerra, della sottomissione, NON SI DIMETTE NESSUNO ed i capi proteggono e difendono i loro servi fedeli, qualunque cosa si dice abbiano fatto, qualunque cosa facciano, perché solo così possono sperare di rimanere saldamente al comando del loro manipolo deciso.

La seconda questione sollevata dal prof. Pasquino è relativa all’egemonia culturale.

Siamo nel terzo millennio e non è più possibile, secondo i media esistenti, essere disinformati e indifferenti agli eventi che ci circondano. La lettura dei fatti e quella delle riflessioni del Prof. Pasquino fa sorgere molti interrogativi sul destino della nostra società civile e per questo l'invito alla riflessione si fa più incisivo. La prima constatazione è relativa all'essenza del progetto educativo italiano e la seconda i comportamenti tesi a trasformare tutto in merce, implicando che questa mercificazione inglobi tutte le condotte umane alla maniera delle biotecnologie, contribuendo a manipolare i piani dell'evoluzione biologica, l'architettura psico-sociale della personalità e la genetica. La costruzione dell'"homo oeconomicus", promossa dai propagandisti del sistema, si realizza in due dimensioni della realtà: nella vita socio-economica quotidiana e nella realtà virtuale dello spazio cibernetico. È qui che l'emozione, il linguaggio, la conversazione e la pedagogia diventano più rilevanti per la rivendicazione dell'umano.

Il Prof. Pasquino, in questo spazio, quello della stampa e della libera espressione delle idee, contribuisce alla riflessione. E’ la stessa ambizione che ho io, scrivendo ciò che scrivo, e divulgandolo a chi, liberamente, desidera essere messo al corrente.

Rimane la sola ed unica questione in campo: IL DESIDERIO. Tutto è riconducibile a ognuno di noi, che liberamente e autonomamente, può desiderare di abbandonare la nostra cultura patriarcale. E’ un desiderio personale e perciò stesso, libero. Qualunque organizzazione religiosa o politica, che per legge obbligasse a tale abbandono sarebbe, dittatoriale e violenta.

Buona riflessione

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