Non solo Liquilab

 

Il Prof. Eugenio Imbriani ha scritto:

E va bene. In fondo i nostri valori sono quelli della Resistenza. Grazie a Ornella e a Giuseppe si va avanti. La storica sede di Liquilab è stata chiusa con i catenacci per volontà del sindaco, che vuole recuperare quegli spazi, paradossalmente, per metterci la sede dell'assessorato alla cultura: la logica fa impressione: cacciamo un importante e attivo centro di cultura per metterci l'assessorato alla cultura (l'assessore di riferimento nel frattempo si è dimesso, non so se è stato rimpiazzato). Il fatto è che in quello spazio sono conservati dei beni vincolati dalla stato, per cui l'atto consumato va palesemente contro il codice dei beni culturali, come hanno spiegato al sindaco in tutte le lingue, con un carteggio notevole, direttori e responsabili di soprintendenze e istituti del ministero della cultura. Inoltre, il sindaco ha pensato bene di manifestare il suo spirito autoritario negando a Liquilab l'autorizzazione a occupare spazi pubblici per le sue attività, Scuola estiva compresa. Divertente, vero? Ora, non mi è chiaro che cosa l'amministrazione comunale di Tricase guadagni da queste decisioni. La sede è chiusa, i beni non scappano, e non possono essere spostati (lo stabilisce la legge), restano saldamente in prigione, nessuno può fruire di essi né dei locali che li ospitano. Non è granché come risultato. Credo, ma non me lo auguro, che sulla questione dovrà intervenire il giudice. Intanto la scuola estiva va avanti in spazi privati e ospite di altri comuni. Tricase è diventata un centro di riferimento nazionale e internazionale per quanto riguarda i temi del patrimonio culturale, molte importanti istituzioni sono state coinvolte. Adesso troveranno chiuso. Mah.

Antonio Bruno ha commentato

Voglio condividere con te caro Prof. Eugenio Imbriani e con chi avrà la pazienza di leggere, alcune mie riflessioni sulla vicenda di Liquilab. Non parlerò direttamente di Liquilab ma delle tante iniziative che si vedono SFRATTATE quando cambia IL CAPO DEL PAESE. Quindi non farò nomi, ma ti assicuro che ho osservato quello che osservi, tantissime volte. Ecco di seguito le mie riflessioni.

Quelli che FACEVANO CULTURA PRIMA DI ADESSO e che avevano il potere, o che erano operatori culturali di organizzazioni collaterali a quelle che avevano il potere, SI SENTONO ESCLUSI da chi gli ha strappato ILPOTERE dalle mani o da chi lo ha strappato dalle mani degli uomini di potere che erano oggetto del loro collateralismo.

Mi faccio una domanda: le organizzazioni che si interessano di cultura e spettacolo, tra le quali le pubbliche amministrazioni stanno cambiando il paradigma, stanno operando per essere inclusive e più solidali?

Penso che il problema non sia quello di includere, ma capire perché escludiamo, cosa facciamo per escludere, cosa dobbiamo preoccuparci di includere? Chi discriminiamo. Da quale teoria partiamo quando discriminiamo?

L'essere umano non è discriminatorio. L'essere umano, come tutti gli esseri viventi, vivrà la sua vita, secondo le circostanze che sta vivendo. Ma l'essere umano ha la storia, che si circostanzia nella nostra origine, di esseri che accolgono, che coinvolgono, non di esseri che escludono. Ma noi dobbiamo essere consapevoli di appartenere alla cultura esclusiva e competitiva ed è questo che dobbiamo cambiare; possiamo cambiare la nostra vita attuale, in questo senso.

Eugenio Imbriani
Caro Antonio, Liquilab non è un'associazione esclusiva, ma molto partecipata. Può darsi che dietro scelte dei "nuovi" primi cittadini vi sia qualche motivazione poco confessabile. Eppure basterebbe dirlo: le mie scelte "esclusive" nascono da questo e da quest'altro, con chiarezza. I primi cittadini devono dar conto delle loro scelte ai loro cittadini, con chiarezza: la cosa pubblica non appartiene a loro, ma ai loro concittadini. Mettere i catenacci (per non far scappare chi o cosa?) a chi serve?, a che serve se non vi è una alternativa? Non autorizzare l'uso di spazi pubblici, richiesti in base a regolamenti pubblici, deve essere un atto motivato, non semplicemente con un "a te sì, a te no". Ma qui siamo, quel che succede a Tricase accade anche altrove, non è una novità. Almeno speriamo che non torni di moda l'olio di ricino. Un abbraccio.
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Antonio Bruno
Eugenio Imbriani professore caro. Io non conosco l'associazione Liquilab, ma a San Cesario di Lecce c'è stato per un certo numero di anni "Io non l’ho interrotta" che nacque da un Associazione culturale esclusiva oggi estinta: "l'Alambicco". Accadde come per Liquilab, e sempre per volontà del capo del paese, di allora che si mise in condizione questa iniziativa di fare le valigie e andarsene. Io non l'ho interrotta, come noto, si trasferì a Corigliano d'Otranto e poi quest'anno a Lecce agli Agostiniani. Dalle mie osservazioni, questi comportamenti sono assolutamente legittimi e degni di ripetto perchè coerenti con la nostra cultura della COMPETIZIONE che prevede L'ESCLUSIONE DI CHI PERDE LE ELEZIONI. Un tempo questa cultura della competizione era sintetizzata nel proverbio "SE CATE LU PATRUNU CATENU TUTTI LI SERVITORI". Senon desideriamo di abbandonare la cultura della competizione LE INIZIATIVE CULTURALI E LE PERSONE CHE LE HANNO INTRAPRESE sotto l'egidia di un capo di paese devono essere consapevoli che, una volta che venga strappato dalle mani al capo del paese che li ha favoriti, loro SARANNO INESORABILMENTE ESCLUSI.

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