La rivoluzione riflessiva

 

La rivoluzione riflessiva

L’azione del "parlare" appartiene al campo del linguaggio ed è un modo di coordinare sentimenti, azioni ed emozioni per vivere e coesistere. Il modo per risolvere conflitti e discrepanze è consiste in una conversazione onesta, in cui devi essere disposto ad ascoltare i fondamenti da dove parla l'altro e, anche, da dove diciamo quello che diciamo. Per quanto riguarda la riflessione, si tratta di estenderla in tutto ciò che facciamo perché deve essere affrontata in modo sistematico per riunirsi in un progetto comune che guidi una convivenza democratica, in questo è molto importante anche la volontà di desiderare questo tipo di convivenza.

Amare significa "far apparire l'altro" e ciò che impedisce questa possibilità, e che impedisce anche la riflessione, sono i presupposti, le teorie e le ideologie in cui siamo intrappolati e che prendono la precedenza nella partita. Pertanto, amare o "lasciare apparire" richiede che l'essere umano emerga lasciando andare i pregiudizi e le esigenze dei presupposti.

Gli esseri umani vivono separati da confini, posizioni socioeconomiche, colore della pelle e, sempre sulla base di teorie o ideologie che giustificano tutto ciò e che usiamo per distanziarci l'uno dall'altro, tutto ciò si traduce nella negazione di far apparire l'altro, all'altro e noi stessi.

L'idea di "far apparire" consente di aprire nuove prospettive nell'educazione. Per dimostrare il rapporto tra amare e "far apparire", ovvero vedere, possiamo riflettere sull’esempio che segue: un bambino dice alla madre che non vuole più andare a scuola perché la maestra "non lo vuole". Sua madre gli dice che non è possibile. Che tutti gli insegnanti amano i loro studenti. Di fronte a ciò, il ragazzo spiega che la maestra non lo vuole perché ogni volta che lui alza la mano per chiedere, lei “non lo vede”.…

Far apparire a scuola è dare spazio al ragazzo, alla ragazza e ai giovani perché siano visibili (non invisibili in nessuna delle loro forme) e abbiano una presenza. Significa accoglierli, ascoltarli, essere disponibili alle loro domande, avere tempo per stare davanti a loro ed essere coerenti nel vivere, in modo che, se li lascio apparire, sentano e sappiano che il maestro li rispetta perché vuole a ed è aperto a vivere con loro e gli studenti. Quando ciò accade, diventano persone riflessive, libere e responsabili di scegliere autonomamente come collaborare.

Far apparire è anche per noi stessi. Lasciarsi apparire ci permette di connetterci con il nostro centro per riconoscerci rispettosamente, onestamente e amorevolmente, e per poter scegliere in modo responsabile e autonomo di vivere e convivere nella riflessione, nella conversazione e nella collaborazione.

Il mondo in cui viviamo è vissuto nella nostra corporeità, nei nostri sentimenti, emozioni e pensieri. Tutto accade nella nostra fisiologia. Se non ci osserviamo dal punto di lasciarci apparire, non scopriremo mai la natura e il fondamento da cui si dispiega la nostra stessa vita, né ciò che genera.

L'educazione è uno spazio rilevante per la trasformazione nella convivenza perché è lì dove si definisce e si costituisce veramente il Paese che vogliamo, dove si impara ad essere cittadini e comportamenti etici. L’educazione non ha a che fare con la norma, ma con l'amare, con il poter vedere l'altro. Per questo gli insegnanti sono educatori sociali. Educare non è solo fornire conoscenza, è trasformazione nella convivenza. I ragazzi e le ragazze fin dalla nascita si trasformano vivendo con gli anziani con cui vivono. Da qui l'importanza di riflettere profondamente su come si stanno formando i nostri futuri insegnanti, e come si stanno trasformando i sentimenti e la vita di coloro che sono legati alle trasformazioni quotidiane della convivenza nelle scuole.

La domanda centrale è: Vogliamo vivere insieme o non vogliamo vivere insieme? Vogliamo far apparire l'altro? Se la risposta è sì, appariranno rispetto reciproco, onestà, collaborazione e armonia. La collaborazione è spontanea, è il risultato del vivere insieme, del fare, del sentire e del commuoversi. Quindi, è perché abbiamo deciso di vederci e ascoltarci che collaboriamo. Se la risposta è no, l'altro scomparirà perché ci saranno teorie, supposizioni, ideologie che giustificheranno la negazione dell'amore, la non legittimità di quell'altro.

Tutta questa rivoluzione riflessiva, indica l'urgenza di trasformazioni nella vita e nella convivenza che nasce dalla revisione della nostra condotta etica e di come facciamo ciò che facciamo. La crisi climatica, l'epidemia sociale nel nostro Paese, la pandemia nel mondo sono tutti segni ineludibili che è necessario un cambiamento nei nostri sentimenti e nelle nostre azioni. Dalla logica autopoietica, le cose non sono in sé, ma come le si vive. Ecco perché c'è un'enfasi sull'idea che siamo noi a generare i mondi in cui viviamo e chi può generare le modifiche. E’ un invito esplicito a riflettere su ciò che stiamo vivendo e decidere in quale mondo vogliamo vivere e convivere. Tuttavia, l'utilità di prendere coscienza di ciò che ci fa male è inesistente se non siamo realmente disposti a mobilitarci per trasformarlo in benessere.

Dobbiamo generare un ritorno alle emozioni: alla tenerezza, che è l'emozione che accoglie nell'amare l'altro, senza pretese né aspettative; rispetto, compassione, dignità, gentilezza e preoccupazione per la biosfera, perché se questo pianeta si ammala, ci ammaliamo tutti. Siamo esseri che si trasformano nella convivenza con gli altri e gli altri, potendo vivere dal più bello al più orribile. Perché non viviamo allora, nel modo di vivere che vorremmo per i nostri figli? Se vogliamo che ascoltino, ascoltiamoli; Se vogliamo che siano riflessivi, riflettiamo con loro.

Se chi di noi fa parte di questa articolazione di legami che è l'Educazione capisse che la scuola è uno spazio di incontro e di trasformazione permanente, sicuramente uniremmo desideri e coerenza per la convivenza, quella che educa ciascuno a il rispetto e l'accettazione di sé per accoglierlo negli altri e rendere possibile la dignità di tutti. È molto difficile non aderire a questa Rivoluzione riflessiva, gli argomenti sono chiari, robusti e urgenti, ci si può solo chiedere cosa offriremo dal nostro ruolo di educatori, di cosa ci occuperemo e soprattutto se siamo disposti a partire e lasciarci apparire.

Riferimenti

Dávila, X & Maturana, H. (2021). La rivoluzione riflessiva. Un invito a creare un futuro collaborativo.

Tutti i riferimenti in questo documento appartengono al libro “La rivoluzione riflessiva. Un invito a creare un futuro collaborativo” scritto in collaborazione con Ximena Dávila.

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