C’è tanto bisogno di cantare le nostre canzoni melodiche

 

C’è tanto bisogno di cantare le nostre canzoni melodiche

(una conversazione di Antonio Bruno con Stefano Portaccio)

Rina Durante, negli anni 60 - 70 del secolo scorso, quando in ogni paese d’Italia nascevano gruppi che imitavano i Beatles ed i Rolling Stones, disse a qualcuno di questi giovani ragazzi del nostro paese, e specificamente a Luigi Lezzi, che dovevano raccogliere le canzoni che cantavano le loro mamme e papà e le loro nonne e nonni. È stato così che dalle bobine delle registrazioni con i GELOSINI (registratore Geloso venduto a lire 29.900) sono arrivate sino ad oggi 27 dicembre 2021, le canzoni dialettali leccesi e salentine che altrimenti, sommerse com’erano dalla moda scatenata dai Beatles e dai gruppi paesani che li imitavano, sarebbero state dimenticate per sempre. Solo che quelle canzoni le cantano in pochissime persone. Anche se ogni anno c’è a Melpigano il fior fiore dei CANTANTI ITALIANI DEL MOMENTO che le cantano, è raro che passeggiando per le strade del nostro paese, si possa sentire arrivare in strada da una casa la voce di una donna o di un uomo di San Cesario di Lecce che canta la canzone “QUANNU TE LLAI LA FACCE LA MATINA” .

Secondo me anche oggi esiste lo stesso pericolo. Basta scorrere Youtube per riascoltare tutto ciò che è stato inciso, ma è raro che, camminando per strada, si sentano cantare quelle stesse canzoni.

Le canzoni esistono e diventano vive e pulsanti se le canta qualcuno; altrimenti sono come la lingua GRECA O quella LATINA che si studiano a scuola, ma se si va in giro per il paese nessuno parla e anche i loro studiosi e cultori definiscono lingue morte. Se non cantiamo le nostre canzoni melodiche esse saranno MORTE ed ad ucciderle saremo noi che non le cantiamo più. Io le canto. Ogni giorno. (Antonio Bruno)

Ecco la conversazione di oggi su questo argomento:

Antonio Bruno ha scritto:

Stefano Portaccio te lo avevo già scritto, quelle con la musica di Massimo Bubola mi piacciono. Non è stata la mia miglire interpretazione, posso fare meglio, molto meglio. Solo che non tutto quello che ha scritto Fabrizio De Andrè mi ha vibrare, non tutto.

Stefano Portaccio ha scritto:

Antonio grazie per le tue interpretazioni

Antonio Bruno ha scritto:

Stefano Portaccio la musica è la mia vita. Cerco di capire quella di questi anni, questi ragazzi che parlano tra le melodie piene di ritmi lontani. Alcune canzoni mi fanni emozionale come quel PASTELLO BIANCO, ma per lo più mi pare di assistere a una rozza rassegna di ritmi. Ma sarà colpa della MIA PROFONDA IGNORANZA, sicuramente....

Stefano Portaccio ha scritto:

Antonio purtroppo stiamo perdendo il senso autentico di quello che ci invidiano in tutto il mondo:

La melodia,

l’armonia che tanto amavano i grandi cantautori italiani

Antonio Bruno

Stefano Portaccio chi va ai concerti e scarica gli mp3, visualizza i video su Youtube, segue i talent show che propongono ciò che stiamo descrivendo decide la musica e il successo dei cantanti. La musica viaggia su questi binari. Ci sono i giovani che li percorrono ma noi invece no. Il genere melodico italiano si ascolta alla radio ma è anche il canto di ognuno di noi, nei momenti della vita. Il canto di tutti. Non possiamo perdere questo.

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