Cara Sara ti scrivo


Cara Sara,
mi è venuto in mente mentre stavo riportando i nomi delle persone che abitavano la strada in cui ho trascorso la mia infanzia che mi avrebbe fatto piacere se qualcuno avesse descritto con la scrittura una giornata passata con la mia famiglia.
Oggi hai voluto che andassimo a Bari, all’Ikea. Ci siamo andati. Abbiamo passato una giornata piena di sorrisi e di parole liete. Hai acquistato le cianfrusaglie che ti piacevano e noi abbiamo trovato, grazie a te, il tavolo del salone, quello che manca da sempre davanti al salotto.
Hai mangiato il salmone che ti piace tanto e le patatine e non so che altro, forse ricordo, la pasta al sugo e la macedonia.
Poi l’aiuto del senegalese per mettere tutto in macchina e la sosta all’Assunta, dove prendevo sempre tre focacce, una per papà Pino, una per papà Vittorio e una per noi. Oggi ne ho preso solo due.
Hai finito la batteria del cellulare e volevi che mi fermassi ad acquistare un cavetto da un autogrill.

Alla fine da Brindisi a Lecce non hai fatto altro che chiedermi: “quando arriviamo?”
Che bella mattinata assieme!
Io non ho più i genitori, quelli che erano i tuoi nonni, mi aggrappo a ogni ricordo che è come una ragnatela delicatissima che devo trattare con cura. E non sempre ricordo tutto.
Ecco io ho voluto scriverti di oggi
 Se l’avesse fatto mio padre, o mia madre, o chiunque, a me avrebbe fatto piacere. Ecco magari farà piacere anche a te leggerlo, quando non ci sarò più.

papà

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