Come si accendeva il fuoco nel paese più bello del Mondo?


Nell’anno scolastico 1960 – 61 la Maestra Realina De Giorgi intervista una vecchietta di nome Donata. Io ho stimato l'età di Donata che poteva avere tra i 70 e gli 80 anni e quindi la sua nascita con ogni probabilità è stata tra il  1880 e il  1890. Donata parlando a Realina De Giorgi di San Cesario di Lecce riferisce alcuni suoi ricordi, presumibilmente riferiti alla sua infanzia che sono i seguenti: 

Le strade erano illuminate con lampioncini a petrolio. La scoperta dei "posperi" (fiammiferi), fu per noi una grande novità. Colui che li vendeva gridava per la strada: “focu appiccia focu” (fuoco che accende il fuoco).

Ho fatto delle ricerche sulla prima fabbrica di fiammiferi che In Italia furono soprattutto i fiammiferi di cera e di legno prodotti dal Commendatore Grand'Ufficiale Ambrogio Dellachà. Le informazioni che ho raccolto sono che lo stabilimento di Dellachà si trovava sulle colline di Moncalieri, a 10 km da Torino e che la fondazione dello stesso è avvenuta nel 1860.
Con ogni probabilità Donata ha riferito ciò che le ha raccontato la sua mamma. Infatti se Donata fosse nata nel 1860 alla data dell’intervista avrebbe avuto almeno 100 anni e non le sarebbero bastati per avere i ricordi che ha riferito alla Signora De Giorgi.
Ma prima del 1860 e tra Seicento e Settecento, le persone del paese più bello del Mondo come accendevano il fuoco per cucinare o scaldarsi?
Anche qui ho fatto delle ricerche e ho scoperto che i fuoco veniva acceso con l' acciarino. Ecco come è fatto si tratta semplicemente di una piccola piastra di acciaio temprato, dalla superficie ruvida, sulla quale veniva battuta la pietra focaia per ricavarne scintille con le quali accendere un'esca (per esempio cotone impregnato di salnitro). Dalla fiamma che si produceva si poteva accendere un bastoncino di legno secco e con esso accendere poi il fuoco nel caminetto o il tabacco nella pipa.


Antonio Bruno

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