Il pane nero, pane nero, pane ne


Mio padre durante la seconda guerra mondiale ha sofferto la fame. La nonna Memmi quando nel 1942 doveva prendere servizio presso la stazione di San Vito dei Normanni gli preparava “UNA PALLA DI PISELLI” che gli sarebbero serviti da pranzo e cena durante la sua trasferta e sino al suo ritorno a casa, a rretu lu nfiernu.
Quando lo accompagnavo presso un Ipermercato lui mi diceva “cu pienzi ca moi nc’ete tuttu stu bene te diu!  E ca ieu nu me lu possu mangiare!!!!”.
Per non parlare di mio suocero che non voleva che pane di grano, il pane bianco. Traumi di persone che hanno sofferto la fame, la mancanza del pane durante la seconda guerra mondiale 1940 - 45.

Ma le cose non è che andassero meglio prima della guerra. La conferma ci viene dalla intervista del 1961 fatta dalla Maestra Realina De Giorgi a Donata (vecchina quindi di 70 – 80 anni quindi la sua nascita è tra il  1880 e il  1890) leggiamola insieme:
Ieri mattina la maestra chiese a Donata, una vecchina del nostro paese, cosa si faceva ai sui tempi. Donata le rispose: “i tata (tata o papà vedi nota 1) andavano in campagna, le mamme filavano la bambagia, la lana, il lino e tessevano coi telai in legno”.
“Noi giovanette aiutavamo lu tata in campagna e coi pochi soldi che potevamo avere compravamo li scicchiti (una camicetta) che indossavamo la domenica quando andavamo alla messa o quando ci incontravamo cu lu zitu”.
“Mangiavamo la sera quannu calà lu sule, li pesieddri, la cucuzza, le fiche seccate e lu pane te uergiu. Sulu quannu teniamu la fre mangiamu lu pane biancu. La carne la etiamu a casa te la signura (la padrona).
Traduzione: Mangiavamo al sera dopo il tramonto. Il cibo era rappresentato da piselli, fichi secchi e pane d’orzo. Se avevamo la febbre mangiavamo il pane bianco di grano. La carne la vedevamo mangiare dalla proprietaria terriera.
Nota 1

Sia papà che babbo (come anche il meridionale tata e mamma o mammà) sono forme tipiche del primissimo linguaggio infantile, costituite dalla ripetizione di una sillaba, perlopiù formata dalla vocale a e da una consonante bilabiale (p, b, m), i suoni più facili da produrre per i bambini.

Commenti

Post popolari in questo blog

REALTÀ DELL’AMORE Gabriella Tupini

Gli esami di Stato del 1976

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...