Le parole di un uomo di fronte alla povertà


l'incontro con i cittadini al comune è come immergersi in apnea nel disagio sociale:
senza lavoro, senza tetto, senza cibo, senza speranza.
Sono gli ultimi che chiedono aiuto al primo cittadino.
È difficile fare comprendere che non è semplice dare una risposta pubblica a ciascuno, isolandola da tutte le altre.
Perché - comprensibilmente - chi ha meno, poco, nulla si sente di avere più diritti di tutti: è troppo fragile per farsi carico del disagio altrui.
Ci si sente ingiusti a chiedere loro pazienza.
Ci si sente inutili a ribadire che il sindaco non è onnipotente.
Ci si sente fragili di fronte a tanto dignitoso dolore.
Spalancare le porte del comune serve per fare entrare la vita reale nel palazzo di città. E a ricordarci sempre quale è il senso finale dell'impegno politico: mettersi dalla parte della povera gente. Anche quando due mani da sole non bastano a dare sollievo a tutti.
Dal diario Facebook di Carlo Salvemini Sindaco di Lecce 18 luglio 2017 

Commenti

Post popolari in questo blog

Gli esami di Stato del 1976

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza