LEANDRO ed IO di Gianni (lui preferisce Vanni) Letizia


Un ricordo di Leandro scritto da Gianni (lui preferisce Vanni) Letizia. Ezechiele Leandro è un patrimonio culturale e bene comune dei "sancisariani". Le sue opere e la sua vita sono oggetto di studio e prevedono una valorizzazione che è iniziata negli anni passati e che può e deve continuare. Leandro è un artista primitivo, una specie di uomo delle caverne che come un extraterrestre arriva nel paese più bello del Mondo. E’ un artista originale, inconfondibile, indipendente. Le sue opere sono spontanee e sincere, vanno quasi divorate e possono scatenare qualunque reazione, sollecitare comunque un commento e una cosa è certa: NON PASSANO INOSSERVATE!
Ezechiele Leandro (lu Zachieli per tutti i sancisariani) è un irregolare, un unicum impossibile da trovare in un qualunque altro posto. Ed ecco che oltre alla possibile fruizione del territorio, delle Chiese e palazzi oltre che delle manifatture Tabacchi e delle distillerie c’è l’opportunità per il visitatore che finalmente fosse indotto a incuriosirsi del paese più bello del Mondo di fare un viaggio nella preistoria, di cogliere i sentimenti, le speranze e gli aneliti di un primitivo vissuto in messo a noi sino a pochi anni fa.
E’ compito dell’Amministrazione Comunale di San Cesario di Lecce di continuare quanto già fatto dalle amministrazioni che l’hanno preceduta e sono certo che presto a San Cesario si sentirà parlare di Leandro.

Antonio Bruno



LEANDRO ed IO di Gianni (lui preferisce Vanni) Letizia

Aveva sempre le mani sporche di colore...sul retro della giacca macchie di impasto di cemento o di creta..lo svoltino ai pantaloni larghi e spesso legati da una molletta di quelle che si attaccano le robe da asciugare... Teneva di fianco la sua bicicletta e percorreva le vie di San Cesario carico sul retro di un enorme portapacchi... tante tante cianfrusaglie raccolte un po' di qua un po' di là. A vederlo passare ..io mi nascondevo dietro l'albero del villino di mio zio..ma lui che già aveva notato le mie movenze (a volte impaurite come se avessi visto ..un cattivo )..faceva un sorriso timido e rispettoso..poi mi guardava teneramente e riabbassava gli occhi come per dire: non preoccuparti ..non sono il lupo mannaro..! Dopo il suo passaggio me ne scappavo dentro casa gridandogli...: mi è caduto il pallone nel tuo giardino..me lo ridai perfavoreee ! Solo qualche minuto appena e il pallone rimbalzava per la strada lanciato dal di dentro del suo Santuario...chiamato DELLA PAZIENZA..forse per quanta ne ha avuta ..lui con me. La storia si ripeteva ogni giorno..e ogni giorno che succedeva..senza parlarci ..diventavamo IN SILENZIO sempre più amici.(correva l'anno 1967)..

Commenti

Post popolari in questo blog

Gli esami di Stato del 1976

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza