Verso la festa te San Cisariu nesciu. TUTTE LE FOTO TE LA PARAZZIONE (le luminarie)

Le luminarie della festa di San Cesario di quest’anno riportano alla luce vecchie immagini. Ritornano alla mente le feste di una volta, quelle senza i led e le luci a suon di musica che impazzano oggi nel Salento trasformando le nostre belle piazze barocche in tante piccole Las Vegas. Mentre la cultura dello sfarzo avanza qui propongo la bellezza dell’essenziale delle feste patronali al fine di affermarla nel paese più bello del Mondo.

Una volta la PARAZZIONE (ho messo due zeta perché non è la solita zeta dolce salentina che si usa per questa parola) che oggi chiamiamo “le luminarie” era un momento di gioia perché vedere illuminato “lu largu te lu palazzu” e le vie principali del paese era un’emozione indescrivibile.
Oggi la PARAZZIONE era spenta quando l’ho ammirata, non c’era nessuno in piazza e nelle vie del paese, solo i tecnici della ditta che stavano provvedendo a continuare il montaggio. Eppure un’emozione mi ha percorso e ho sentito l’arrivo della festa, gli addobbi “te la chiesia ranne”, lu baldacchinu te lu santu, la prucissione, le cungreche te tutti li culuri, il brusio della gente, lo scoppio dei fuochi pirotecnici, la curiosità delle bancarelle e il divertimento “te le giostre”.
Ma la  PARAZZIONE te st’annu ete speciale! Mi ricorda quella descritta da Cosimo De Giorgi (Lizzanello, 9 febbraio 1842 – Lecce, 22 dicembre 1922) il medico di Lizzanello vissuto a cavallo degli scorsi due secoli che praticamente ha scritto di tutto su tutto, con competenza e professionalità.
Le piazze e strade di San Cesario nei primi anni del secolo scorso erano illuminate dalla PARAZZIONE con le lampade a carburo o ad olio, in quanto non si usava l’energia elettrica. Ecco appunto quella di quest’anno mi ricorda disegni antichi, di quel barocco che ha informato gli artigiani di questo addobbo sfarzoso, sfavillante e a tratti abbagliante. Il barocco che ha nella MERAVIGLIA il suo manifesto istitutivo, la stessa meraviglia che mi ha pervaso oggi guardando questa bella parazzione.
Ma se andiamo ancora più indietro nel tempo, possiamo incontrare arcate con bicchieri ad olio che illuminavano le strade e le piazze. Bicchieri ad olio! Come sarebbe bello che tutto il paese più bello del Mondo mettese in atto la festa com’era nel 1700. Perché le arcate con i bicchieri ad olio sono del 1700.
Ma la parazzione di quest’anno mi porta indietro nel tempo, mi fa tornare ai primi anni 60 quando arrivò l’energia elettrica che sostituì il carburo e l’olio lampante (cioè olio combustibile per la lampada).
Tutti questi led di oggi, la luce che crea immagini e colori a suon di musica, la gente che guarda e applaude, non è la festa del Sud.
Non c’è lo struscio con l’abito più bello, non c’è il tavolino in piazza vicino la cassa armonica pieno di bucce di noccioline americane e nocciole tostate. Non c’è lo SPUMONE, lu pezzu duru te lu Roccu Rizzella.
Questa dei led sembra tanto uno spettacolo riservato a giapponesi e americani provvisti di cellulare per riprendere, per filmare senza godere del magico momento.
Nui simu te sancisariu, non siamo americani e, meno che mai, giapponesi. Se riuscissimo a fare la festa di San Cesario del 1.700 con le arcate con i bicchieri ad olio verrebbero da ogni parte per rivivere la genuinità, il senso di appartenenza e la cultura del Regno delle Due Sicilie prima che arrivasse Napoleone con il suo Gioacchino Murat, il figlio dell’albergatore che divenne Re, che insieme all’Illuminismo (che per la verità più che luci portò buio) confiscò terre e monasteri sbattendo all’angolo un clero che sino ad allora aveva organizzato al vita civile e religiosa prendendosi cura delle nostre comunità.
Un momento magico è quello di un bicchiere ad olio su un arco, il suono della tromba, il rullo di un tamburo e l’odore della polvere da sparo dei fuochi. Lu viola! Lu viola! Che poi è il fuoco che ha il prezzo più alto.
Magari se il Comitato legge questi miei sogni potrà entrare anche lui in questo sogno. Magari questo sogno potrebbe divenire realtà.

Antonio Bruno

Di seguito le foto di tutta la parazzione

























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