Si respira l’aria della festa del paese più bello del Mondo


La piazza piena sino all’inverosimile, la gente allegra, sorridente, giovani, adulti e anziani tutti insieme e le donne dell’azione cattolica appollaiate sul sagrato della Chiesa Madre come quando ci facevamo le foto con Don Oronzo dopo la prima comunione.
No, non sto descrivendo la sagra della pizza e nemmeno una qualche evento spettacolare e strepitoso con la partecipazione dei cantanti della Tv.
Un  lunedì torrido di luglio in piazza, il terzo giorno della festa “te San Cisariu Nesciu”, c’era tutta San Cesario, tutti, proprio tutti insieme anche a tanti che sono venuti dalla vicina Lecce e dalla provincia.
E’ come quella favola della principessa che era stata punta dal fuso e per decenni il Castello era sotto un incantesimo che costringeva al sonno tutti i suoi abitanti: “La bella San Cesario Addormentata nel Bosco”. Proprio così, tutto era lento, pigro, sempre uguale, come se fosse un lavoro, anche fare la festa, un lavoro, senza entusiasmo, un  tirare a campare. Invece l’aria di oggi, che doveva essere soffocante, pareva leggera come aria di Montagna. Eravamo tutti in cima!
Niente a che vedere con le solite facce, sempre le stesse, le solite parole, sempre le stesse, i soliti discorsi, sempre gli stessi. Eravamo tutti vittime di una specie di ipnosi di massa. Era tutto riservato dai soliti ai soliti noti, nulla che venisse da qualcosa di inaspettato, di nuovo, di diverso, di insolito.
Adesso invece ecco che si è liberata un’energia che nessuno si aspettava. Ed ecco che tutti sorridono, gioiscono, ballano, cantano, dondolano il corpo. Le donne e gli uomini del coro che entrano in chiesa e prendono le sedie per godersi questo BAGNO DI FOLLA.
Il parroco don Gino che si schernisce, che umilmente dice che il Comitato ha fatto del suo meglio, quando gli dico che questa festa “ha spaccato” è entrata dritta, dritta nel cuore “te li sancisariani” come una massaggio cardiaco che li ha riportati in vita, come se fosse tornata la speranza che tutto possa essere lieve, leggero, semplice e soprattutto senza la spaventosa pressione dei soliti volti, delle solite mezze frasi, dei soliti noti.
E c’erano tutti in piazza stasera, proprio tutti, Peppone con Don Camillo e il diavolo con l’acqua santa. Tutti insieme a tessere le lodi dello stare insieme, ma senza fiatare, senza dire nemmeno una parola, semplicemente stando tutti insieme nel salotto bello tra la Chiesa Madre a il Palazzo Ducale, nello spazio che sempre ha ospitato tutti, senza distinzione di età, sesso, ceto sociale e credo religioso.
Non c’era bisogno di dire nulla, dagli sguardi capivo tutto, quello che dicevano in cuor loro, quello che gradivano e ciò che invece gli era impossibile da digerire e che ha determinato tanti “mal di pancia”. Eravamo comunque insieme, senza l’esclusione di nessuno, perché la piazza, “lu largu te lu palazzu”, è di tutti.
Una festa, mi sono sentito a casa, dopo tanti anni, a casa!
Tutti ci siamo sentiti a casa perché finalmente c’è spazio per tutti, si è liberato spazio, c’è aria, tanta aria e tutti respiriamo liberamente. Tutti, nessuno escluso, perché tutti eravamo prigionieri dell’abitudine, delle solite facce, dei soliti discorsi, delle solite cose.
E allora godiamoci questo stare di nuovo tutti assieme, facciamo festa ogni anno come quest’anno, promettendo che mai più deve succedere di essere prigionieri della monotonia dell’abitudine.
Cambiare deve essere il motto, cambiare di nuovo, sempre tutto nuovo, così tutto è vivace, genuino, semplice, diretto, spontaneo e sincero.
Chi si affaccia a questa cittadina è chi ci fa godere del rinnovato paese più bello del Mondo, che è bello perché coniuga la tradizione con la novità. La tradizione della ripetizione dei riti fatti da persone sempre nuove, che non hanno il tempo di annoiarsi perché fanno da anni le stesse cose. Persone che sperimentano le emozioni di quei Sancesariani del 1400, del 1500, del 1600 e via via sino ai tempi nostri che hanno fatto sempre festa, sorridendo, gioendo e godendo dello stare assieme.
Quelli che hanno fatto l’impresa di quest’anno sono il Parroco don Gino Scardino, il Presidente del Comitato feste patronali Antonio Scardino (meglio noto come Petrus), il ragazzo immagine Andrea Greco (noto a tutti come Andrea TUBBO evoluzione del CANALE), il coro della Parrocchia Santa Maria delle Grazie.
Grazie a tutti questi eroi, da parte mia e, sono certo, da parte “te tutte le sancisariane te tutti li sancisariani”. Grazie e alla prossima festa!

Antonio Bruno



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