Cosa mi aspetto dal processo “Idee in Cantiere – San Cesario 2022”

 

Cosa mi aspetto dal processo “Idee in Cantiere – San Cesario 2022” (testo liberamente adattato da scritti di Humberto Maturana)

Ho riflettuto sull’invito dello scorso 28 novembre 2021 e penso che i politici di San Cesario di Lecce che hanno preso l’iniziativa di “Idee in Cantiere – San Cesario 2022” l’abbiano fatto perché in loro c’è stato stato un desiderio che ha avuto la conseguenza di questa azione di responsabilità sociale e civica.

Una parte importante dei problemi che hanno i politici del nostro paese ha a che fare con il fatto di mettere in atto iniziative finalizzate alla loro rielezione, e questo distorce il modo in cui vengono trattate le circostanze di San Cesario di Lecce.

Credo, (anche se quando una persona dice la parola credo intende dire che non lo sa) che questi politici che hanno preso l’iniziativa di “Idee in Cantiere” l’abbiano fatto nell'onestà di fare cose che hanno a che fare con il benessere delle cittadine e dei cittadini di San Cesario.

Penso che siano onesti, l'unica preoccupazione che ho è fino a che punto questi politici sono catturati e condizionati dalle ideologie. Le ideologie hanno il problema di negare la riflessione sui fondamenti di ciò che fanno le persone che hanno quell’ideologia. L'ideologia decide al posto delle persone. Quindi queste persone guidate dall’ideologia agiranno partendo dal loro presente, da ciò che vedono e sentono. Ma quella sensazione che è conseguente, come viene modulata dalle loro ideologie, teorie politiche o teorie economiche? In che misura queste persone che sono informate dall’ideologia sono in grado di avere comportamenti adeguati alle circostanze?

Questo è il loro problema, il grande problema che sta sullo sfondo di ciò che fanno: mi chiedo e chiedo a voi fino a che punto ciò che queste persone stanno facendo viene da un'ideologia e fino a che punto invece è la conseguenza di un’intesa.

Credo che tutta l'ideologia offuschi la riflessione. Ecco a cosa si riferisce una persona che si fa informare da un’ideologia: “Io sono guidato e informato da un Sistema di pensiero che è valido a partire da certe condizioni primarie che non sono disponibile a mettere in discussione”, perché se le mettessi in discussione, tutto cambierebbe.

Intervistatore: Sei un uomo di sinistra?

Risposta: Io, personalmente, non voglio essere da nessuna parte per essere da ogni parte.

Intervistatore: Ma quello che dici sembra impossibile.

Risposta: -No invece non è impossibile. Affermo con certezza che è possibile. Essere in ogni parte significa non essere impegnato in nessuna ideologia, e solo se non mi impegno in nessuna ideologia posso pensare tutto, perché non ho risposte prefabbricate alle mie domande, ma devo fermarmi ad osservare, per capire. Ciò che si oppone a un'ideologia è la riflessione, quando non c'è la riflessione, c'è l’ideologia.

Intervistatore: E non hai mai creduto in un'ideologia?

Risposta: -Quando ero ragazzo.

Credo che la violenza (non solo quella fisica ma ogni violenza) non sia mai giustificata, né il vandalismo. Né possiamo pensare all’anarchia, perché il problema con gli anarchici è che presumibilmente sono contrari all'ordine della convivenza. E invece abbiamo bisogno di un sistema per vivere insieme.

Invece della nostra cultura della competizione, propongo una cultura della collaborazione, e molti mi chiedono come possa essere possibile vedere un cambiamento in quella direzione.

Noi tutti siamo diversi, abbiamo diverse sensibilità, ma possiamo avere un progetto comune. E questo è il punto. Ma per avere un progetto comune bisogna rispettare le differenze e trovare spazi di convivenza nel rispetto reciproco. Ma se invece abbiamo l'ideologia che esclude l'altro, non saremo in grado di farlo.

Siamo divisi a San Cesario e ci scontriamo anche violentemente e se riflettiamo su cosa sia mancato al punto di determinare questa crisi capiremo che tutto è accaduto perché non siamo riusciti a lasciar andare le certezze, l'attaccamento alle teorie e non abbiamo davvero tenuto all’'altro. Perché se ci tengo davvero all'altro, la teoria la ripongo in un cassetto che chiudo, mi rimbocco e chiedo “come si fa?”

Quando ti imbatti in una situazione che è critica, di cui non vedi la soluzione e vuoi risolverla onestamente, parli con tutti; le ideologie politiche hanno fallito e se continuiamo ad essere attaccati alle ideologie, i problemi non li risolveremo e discuteremo sempre da posizioni contraddittorie.

Una teoria è un sistema di pensiero logico razionale basato su premesse accettate a priori: c’è quello che accetta la premessa A che può essere razionale e c’è quello che accetta la premessa B anche questa può essere assolutamente razionale, ma entrambi non si capiranno perché hanno premesse diverse. E se non pensiamo alle premesse, se non capiamo da quale premesse partiamo non riusciremo a capirci e non risolveremo il conflitto.

Ogni ideologia, gioco, club, ecc. è un dominio di coerenza sociale definito dal criterio del consenso sull'accettabilità dei suoi presupposti. La cosa più difficile è ritrovarci nella diversità. Siamo in un mondo di aggressività, dove si litiga invece di incontrarsi.

Personalmente non considero la democrazia come un'opportunità di lotta ideologica. Credo che la lotta ideologica neghi la democrazia e, al tempo stesso, penso che le ideologie siano assolutamente essenziali perché sono differenti modi di guardare che permettono di vedere cose diverse. Le varie ideologie implicano conversazioni distinte, vale a dire distinte reti di coordinazioni emozionali e di azioni, il che si realizza in differenti distinzioni nel perseguimento di un progetto comune.

Le conversazioni di lotta non appartengono alla democrazia. La lotta costituisce il nemico, perché ne ha bisogno, e offusca le condizioni che gli danno origine. Nella lotta ci sono vincitori e vinti, non scomparsa di nemici. Lo sconfitto tollera il vincitore nella speranza di una opportunità di rivincita. La tolleranza è una negazione dell'altro temporaneamente sospesa. Le vittorie che non sterminano il nemico preparano la guerra successiva. Nella democrazia non c'è lotta. Se vogliamo la democrazia, e nei fatti siamo all'interno della passione in grado di costruirla, vuol dire che siamo all'interno delle conversazioni che la costituiscono come un progetto comune di convivenza, nell'accettazione e nel rispetto reciproci; delle conversazioni che permettono la collaborazione nella configurazione di un mondo nel quale la povertà e il sopruso non siano presenti come modi legittimi di vivere. Se siamo all'interno della passione per la democrazia, siamo nelle conversazioni che rendono le diverse ideologie modi differenti di scoprire distinti errori nella realizzazione del progetto comune. Se siamo all'interno della passione per la democrazia, possiamo ascoltare l'altro e collaborare. Se siamo nella lotta, l'altro deve sparire, perché, prima o poi, ci distruggerà.

"Se non siamo disposti a rivedere le nostre premesse (politiche), significa che siamo nel dogmatismo, e di fronte al dogmatismo siamo intrappolati"

Quando ci riuniremo probabilmente parleremo anche della nostra appartenenza politica. Quando questo accadrà io spero che, nella diversità delle nostre identità politiche, ci sia un proposito comune: restituire alla Comunità di San Cesario di Lecce quello che abbiamo ricevuto nel corso della nostra esistenza da questa stessa Comunità. Vale a dire che possiamo vivere la nostra appartenenza alle differenti ideologie come modi diversi di assolvere alla nostra responsabilità sociale, in una promessa esplicita o implicita di realizzare il compito fondamentale di porre fine alla povertà, alla sofferenza, alle disuguaglianze e ai soprusi.

(testo liberamente adattato da scritti di Humberto Maturana)

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