Intervista al Dott. Antonio Bruno sulla "Guerra Giusta" e la "Recta Intentio" nelle attuali crisi geopolitiche
Intervista
al Dott. Antonio Bruno sulla "Guerra Giusta" e la "Recta
Intentio" nelle attuali crisi geopolitiche
Intervistatore: Dottor Bruno, secondo il suo
studio, nelle guerre in corso tra Ucraina e Russia e tra i Palestinesi di Hamas
e Israele, possiamo parlare di una "recta intentio"? In che modo si
lega questo concetto alla "guerra giusta" analizzata da Agostino e
Tommaso d'Aquino?
Dott.
Antonio Bruno: Grazie per
questa domanda, davvero centrale. "Recta intentio," o intenzione
retta, è un criterio che Agostino e Tommaso d'Aquino ritenevano essenziale per
una guerra giusta. La loro idea è che non solo le ragioni della guerra debbano
essere giuste, ma anche l’intenzione di chi la combatte deve tendere a
ripristinare la pace e sanare le ingiustizie. Purtroppo, nelle guerre attuali,
questa “recta intentio” appare meno visibile, poiché sembra prevalere una
logica di scontro continuo, senza un chiaro progetto di pace o di nuovo
equilibrio post-conflitto.
Intervistatore: Interessante. E come possiamo
applicare la "recta intentio" a conflitti che sembrano privi di
compromessi, come le tensioni che cita tra Ucraina e Russia o tra Palestinesi e
Israeliani?
Dott.
Antonio Bruno: La recta
intentio richiederebbe che entrambe le parti si pongano l’obiettivo di una
riconciliazione futura, indipendentemente dall’esito immediato della guerra.
Per fare un esempio più accessibile, ho parlato della Città di Lecce dove a
giugno scorso il Sindaco di allora e l’attuale Sindaco, incapaci di trovare un
accordo, si sono presentati entrambi per l’unico ruolo disponibile di Sindaco.
La competizione elettorale è stata aspra, ma conclusa l’elezione, il vincitore
e lo sconfitto dovrebbero trovato un nuovo accordo per ristabilire l’equilibrio
politico locale. Senza recta intentio, questa rivalità può protrarsi sino
all'esclusione definitiva di una delle due figure, indebolendo le istituzioni.
Intervistatore: Quindi, per Agostino e Tommaso, una
guerra giusta è sempre orientata al bene comune?
Dott.
Antonio Bruno:
Esattamente. Per entrambi, la guerra giusta è un’azione grave, da intraprendere
solo se rispettosa di tre principi fondamentali: l'autorità legittima, la
giusta causa e, appunto, la recta intentio. La guerra, in questa concezione,
non è mai fine a se stessa, né semplicemente un mezzo di conquista o di
annientamento. Le intenzioni devono mirare alla riconciliazione, alla
restaurazione della pace, perché, come dice Tommaso, "Quelli che fanno le
guerre giuste hanno di mira la pace". In questo senso, la guerra è giusta
solo quando è inevitabile e guidata da intenzioni che vanno oltre l’interesse
individuale delle parti.
Intervistatore: Eppure, nella nostra epoca, il
concetto di guerra giusta può apparire superato o addirittura manipolabile per
giustificare il conflitto.
Dott.
Antonio Bruno: È vero,
oggi le guerre sono vissute e percepite in maniera diversa. Se fino
all'Ottocento il conflitto era un elemento “normalizzato,” usato per risolvere
dispute politiche, oggi assistiamo a una stigmatizzazione sempre più diffusa
della guerra. Tuttavia, le guerre continuano a esistere, e molte di esse
cercano ancora una legittimazione ideologica o morale. Questo dimostra che il
concetto di “guerra giusta” è ancora vivo, ma forse è difficile da definire in
un mondo dove il ritorno alla pace sembra a volte un miraggio.
Intervistatore: Potremmo dire allora che la guerra
giusta, nella prospettiva di Agostino e Tommaso, presuppone una “fine” che sia
superiore alla vittoria stessa?
Dott.
Antonio Bruno:
Esattamente. La guerra giusta non termina con la vittoria di una parte
sull'altra, ma con l’instaurazione di una condizione di pace e di giustizia che
renda la guerra stessa inutile. È una visione che richiede un impegno enorme da
parte di chi detiene il potere, e una rettitudine morale che non sempre è
presente. È un ideale difficile, ma è proprio per questo che la “recta
intentio” rimane un valore guida, non solo per i conflitti bellici, ma anche
per le competizioni e le sfide della vita pubblica.
Intervistatore: Dottor Bruno, la ringrazio per
questa riflessione profonda. Siamo sicuri che spingerà molti a riflettere
sull’importanza delle intenzioni che guidano le nostre azioni, non solo in
guerra, ma anche nella vita quotidiana.
Dott.
Antonio Bruno: Grazie a
lei per lo spazio e per l’interesse. Spero davvero che il concetto di “recta
intentio” possa continuare a offrire spunti, anche fuori dal contesto bellico,
per un dialogo più costruttivo e orientato al bene comune.
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