Intervista al Dott. Antonio Bruno sulla Teoria dell’Autopoiesi e le sue Applicazioni nelle Organizzazioni
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Intervista al Dott. Antonio Bruno sulla Teoria dell’Autopoiesi e le sue Applicazioni nelle Organizzazioni
Intervistatore: Dott. Bruno, il concetto di autopoiesi, sviluppato da Humberto Maturana insieme a Francisco Varela, è una delle pietre miliari nella comprensione dei sistemi viventi. Può riassumerci brevemente cosa significa?
Dott. Antonio Bruno: Certamente. L'autopoiesi, in termini semplici, descrive i sistemi viventi come “reti chiuse” che si autogenerano e si autoregolano. Questo significa che un organismo vivente non è solo un insieme di elementi, ma una struttura che si mantiene in vita e si riproduce costantemente attraverso le proprie componenti. Questa teoria ha ridefinito non solo il concetto di “vita”, ma anche come comprendiamo il funzionamento interno dei sistemi complessi, come le organizzazioni.
Intervistatore: Maturana ha affermato che anche se le organizzazioni non sono vive in senso biologico, per prosperare devono mirare a preservare la “vita” in un certo senso. Come interpreta questa idea?
Dott. Antonio Bruno: Maturana ci offre una visione molto affascinante delle organizzazioni. Sebbene non siano sistemi biologici e non possano essere autopoietici in senso stretto, le organizzazioni necessitano comunque di una sorta di vitalità per evolvere e prosperare. Questo si traduce nel creare e mantenere una “rete collaborativa” tra le persone, con un obiettivo condiviso e ben definito. In questo modo, il “vivere” di un’organizzazione dipende dal coinvolgimento emotivo dei membri, dal loro entusiasmo e dall'impegno comune.
Intervistatore: Secondo Maturana, un aspetto fondamentale per preservare la “vita” all’interno di un gruppo è la collaborazione. Come si può costruire una rete collaborativa forte?
Dott. Antonio Bruno: Il punto di partenza è sempre chiedersi: “In cosa siamo d'accordo?” Questa domanda crea un terreno comune e genera connessione tra le persone. In un’organizzazione ci saranno sempre delle differenze, ed è normale: è da queste differenze che nasce l’innovazione. Ma queste diversità devono essere orientate a sostenere e preservare il bene comune, non a creare divisioni o conflitti. La collaborazione è essenziale, e in un contesto dove essa è presente, la competizione non è più una minaccia, perché si lavora per un obiettivo condiviso.
Intervistatore: Maturana ha paragonato l’organizzazione a un organismo biologico, affermando che in biologia non si discute su quale organo sia più importante, perché tutti lavorano per la vita dell'organismo. Quali sono le implicazioni di questo approccio nelle dinamiche aziendali?
Dott. Antonio Bruno: Questo è un esempio illuminante. Così come in un organismo ogni organo lavora per la vita dell’intero sistema, in un’azienda, ogni team o settore dovrebbe impegnarsi per il benessere e la crescita dell’organizzazione. Non ha senso, ad esempio, creare rivalità tra dipartimenti, così come per un cuore non avrebbe senso “competere” con il cervello. Quando ogni parte dell’organizzazione lavora per il bene comune, si crea un ambiente dove le persone non si sentono minacciate, ma al contrario si sentono valorizzate e sicure nel proprio ruolo.
Intervistatore: In conclusione, secondo lei, quale può essere l’eredità più importante di Humberto Maturana per il mondo delle organizzazioni?
Dott. Antonio Bruno: Penso che il lascito più prezioso sia la visione di un'organizzazione come un sistema “vivo”, anche se non in senso biologico, capace però di generare vita. La sua idea ci invita a ripensare il modo di fare impresa, non solo per produrre valore economico, ma per generare valore umano. Un’organizzazione che sa creare un ambiente collaborativo, basato su fiducia e rispetto, accelera la sua “evoluzione naturale” e riesce a prosperare in modo sostenibile. In questo modo, la filosofia di Maturana non solo illumina la biologia, ma arricchisce profondamente anche le nostre dinamiche aziendali e sociali.
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