"L'Addio Infinito"



 "L'Addio Infinito"

C'era una volta una storia. Non quella che inizia con una fiamma ardente, con un colpo di scena o con promesse bisbigliate, ma una storia silenziosa, di quelle che avvengono mentre non ci fai caso, tra un giorno e l'altro, tra un sorriso e un sospiro, tra una vita e un’altra.

Lui la guardava come si guarda un orizzonte lontano, con l’illusione di poterlo raggiungere e il sospetto di non farcela mai. Lei rideva, ogni volta, come se sapesse già qualcosa che lui non poteva ancora capire. C'era, tra loro, un'increspatura nell’aria, la leggerezza di una promessa non detta, il sapore di una nostalgia inspiegabile, come se si fossero già amati in un'altra vita, o in un'altra storia.

Ma poi arrivò il giorno del silenzio. Quel giorno in cui le parole diventarono pesanti, come ancore gettate nel mare, pronte a trascinarli giù. Lui cercò qualcosa da dire, qualsiasi cosa, e quando trovò solo frasi vuote, parlò il suo silenzio. Lei, allora, provò a sorridere, e quel sorriso fu la cosa più triste che lui avesse mai visto.

"Le mie labbra possono dirti addio, ma il mio cuore non ne è ancora capace," disse lei, come un sussurro che si spegne nell’aria. "Non lo sarà mai," continuò, "finché la dolcezza di un sorriso non saprà sostituire il mio pianto amaro... tutte le volte che riaffiora il ricordo di noi due."

Il cuore di lui gridò: Fermala! Ma l’orgoglio rispose: No. E la ragione, spietata, dichiarò: È finita. Ma poi l'istinto urlò, disperato: La ami!

Non capiva più niente. La guardava, e una parte di lui avrebbe voluto prenderla e portarla via, lontano da tutto, lontano da quel maledetto “non ci sto capendo un cazzo” che era diventato il suo unico pensiero chiaro. Ma non fece nulla. Stava lì, in bilico tra il volere e il non volere, tra l’amore e il dolore, tra il desiderio e la paura.

Ti amo. Ti odio. Mi piaci. Ti odio. Ti amo, pensava. Penso che tu sia stupida. Penso che tu sia meravigliosa.

Lei lo guardò, e nei suoi occhi lui vide uno specchio. Vide sé stesso, con tutte le sue incoerenze, tutte le sue fratture, le sue paure, le sue mancanze. E capì che lei, proprio lei, quella che gli causava tutto quel caos, era l’unica che avrebbe mai potuto riportare ordine nella sua anima.

Era come se lei fosse la metà dimenticata di un pensiero, una parte di lui che aveva perso da tempo. E forse era davvero così. Tutte le persone che incontriamo e che ci incantano, pensò, sono pezzi di noi stessi che avevamo perduto lungo la strada e che tornano a trovarci.

Nell'attimo di un sorriso, lui intuì tutto questo, e fu un secondo di luce, un istante di verità. Poi lei chiuse gli occhi, come per trattenere il calore di quel momento. E quando li riaprì, c'era una lacrima che scivolava piano, un addio dolce e insopportabile, uno di quelli che non finiscono mai davvero.

E lui restò lì, in silenzio.

Antonio Bruno

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