"La fortuna di trovarsi"

 


"La fortuna di trovarsi"

C'è un momento, sai, che succede e basta. Non è il cuore che batte forte, non sono le mani che si incrociano o la bocca che non sa cosa dire. È come se il mondo facesse un passo indietro, silenzioso, e tutto si acquietasse. E tu sei lì, e c'è lei, ed è solo quello che conta. La riconosco subito, la sensazione, come si riconosce il vento in faccia dopo l'inverno: è il calore che torna, senza chiedere permesso.
L’ho scoperta a quattordici anni, la vertigine delle ragazze. Allora non sapevo che a ballare stavo chiedendo il permesso di restare, non solo di avvicinarmi. Mi teneva gli occhi addosso mentre ballavamo, come se avesse già deciso. Era quella danza un po’ goffa, un po’ disinvolta, che fa l’amore quando non sa ancora come si fa, e che si scusa se traballa un po'. Lei mi sfiorava come fossi l'unica cosa che aveva davanti agli occhi. Il mondo spariva.
Ora che ci penso, c'era già allora, quella scintilla, quella coincidenza silenziosa di due destini che si annodano senza sforzo. Era un miracolo, la chiave perfetta che apre una porta nascosta. Di lì in poi, ogni volta che il mondo si disgregava, bastava che lei mi guardasse e tutto si ricomponeva. Nessuna maschera, nessuna menzogna: mi guardava, e c'era quel silenzio, e io sapevo. Non lo sapevo spiegare, ma sentivo di appartenere a quel momento, a quegli occhi.
Per anni mi sono detto che non esisteva, quella certezza che mi dava. Ma ogni volta che mi chinavo su di lei e le spostavo una ciocca dai capelli, ogni volta che restavamo svegli fino a tardi, solo a guardarci negli occhi – come a voler riempire di lei ogni vuoto dentro di me – sentivo che il mondo non avrebbe avuto senso senza di noi. Eravamo come due elementi di una formula perfetta: se fossimo cambiati, anche di poco, tutto sarebbe finito. Ma così non è stato, e forse è questo il destino.
A volte le portavo dei fiori, ma non servivano davvero: bastava che lei mi guardasse e sapevo di essere l'uomo che doveva essere lì, con lei. Nei suoi occhi c’era la verità che non mi potevo nascondere, e così la lasciavo libera di mostrarsi, sempre e solo per me.
Non saprei dirti esattamente come ci si sente quando scopri di aver trovato la tua casa in un’altra persona, ma so che, quando accade, è come sentire di essere arrivato alla fine di un viaggio. E in fondo è così che andrebbe, no? Arrivare all’altro e restare.

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