"Israele e la Trasformazione delle Relazioni: una Prospettiva Sistemica di Humberto Maturana"


 

"Israele e la Trasformazione delle Relazioni: una Prospettiva Sistemica di Humberto Maturana"

di Antonio Bruno



Che cosa direbbe il mio Magister se fosse interpellato oggi per dire la sua? Se Humberto Maturana fosse chiamato a rispondere alla domanda su cosa dovrebbe fare Israele oggi, probabilmente partirebbe dalle sue fondamentali riflessioni sul ruolo delle interazioni nella costruzione della realtà e della co-esistenza umana. Per Maturana, gli esseri umani sono sistemi autopoietici, ossia esseri che si autogenerano attraverso le relazioni che intrattengono con l'ambiente e con gli altri. Da questa prospettiva, Israele e tutti i popoli coinvolti nel conflitto sono sistemi viventi, e la loro esistenza dipende dalla qualità delle loro interazioni.

1. Riconoscere la realtà come una co-costruzione relazionale

Maturana sostiene che la nostra comprensione della realtà emerge dalle interazioni con il mondo e con gli altri. Egli scrive: "Viviamo in mondi che generiamo con gli altri in una dinamica di interazioni; nessuno può affermare una verità assoluta, poiché ogni verità è dipendente dal dominio di esistenza in cui viviamo" (Maturana e Varela, L'albero della conoscenza, 1987). Da questa prospettiva, Israele dovrebbe riconoscere che ogni percezione della realtà è il risultato di premesse e visioni che possono essere mutate attraverso il dialogo e la riflessione.

Nel caso di un conflitto, questo implica il riconoscimento che entrambe le parti vivono all'interno di un sistema di credenze e interpretazioni che si alimentano a vicenda. La pace non può essere costruita senza la volontà di comprendere le dinamiche che generano il conflitto e la realtà dell'altro.

2. Cambiare le premesse che bloccano il dialogo

Secondo Maturana, uno degli ostacoli principali al cambiamento è l’incapacità di mettere in discussione le premesse profonde che guidano il nostro pensiero. In una conferenza, egli afferma: "Le ideologie non permettono la riflessione. Una volta che accettiamo certe premesse, non siamo più disposti a metterle in discussione. E senza riflessione, non c'è possibilità di trasformare le relazioni che viviamo" (Maturana, L’ecologia della mente, 2004).

Nel caso di Israele, questo significa che il primo passo verso una risoluzione pacifica del conflitto deve essere la disponibilità a riflettere sulle proprie premesse, su quelle dell'altro, e a cambiare quelle che impediscono una coesistenza rispettosa. Ciò significa rinunciare a ideologie rigide che considerano l’altro come un nemico immutabile e cominciare a costruire nuove modalità di relazione basate sulla comprensione reciproca.

3. Promuovere una trasformazione relazionale

Maturana sottolinea che la sopravvivenza e il benessere umano dipendono dalla qualità delle relazioni che gli esseri umani costruiscono. Egli scrive: "Non possiamo cambiare l'altro, ma possiamo cambiare noi stessi e creare le condizioni affinché l'altro possa cambiare. Il cambiamento avviene in uno spazio di legittimazione reciproca" (Conversazioni con Humberto Maturana, 2006). Israele, quindi, dovrebbe operare in modo da creare uno spazio di legittimazione reciproca, dove le premesse su cui si basano le azioni e le decisioni siano orientate verso la costruzione di una relazione di rispetto e dignità con l'altro.

Questa visione implica un profondo cambio di paradigma: non si tratta solo di rispondere a un atto di violenza con la violenza, ma di comprendere le dinamiche che alimentano il conflitto e trovare una strada per costruire relazioni che non lo perpetuino. Maturana invita a sostituire la "logica del nemico" con la logica del vivere insieme: "La legittimazione dell'altro è la base della coesistenza; quando legittimiamo l'altro, riconosciamo che anche lui è parte del nostro mondo e che la sua esistenza è importante quanto la nostra" (L'albero della conoscenza, 1987).

4. Costruire benessere comune

Come espressione della complementarità tra corpo e mente, Maturana riconosce che gli esseri umani desiderano vivere nel benessere e nella dignità. Questa aspirazione è universale e condivisa da tutti gli esseri umani, compresi coloro coinvolti nel conflitto israelo-palestinese. "Il benessere di un sistema vivente è il risultato delle sue interazioni armoniche con l’ambiente; quando queste interazioni sono distruttive, il sistema si degrada" (Maturana, Biologia dell’amore, 1996).

Israele, da questa prospettiva, dovrebbe operare non solo per la sicurezza del proprio popolo, ma per il benessere di tutte le persone coinvolte nel conflitto. Questo non significa rinunciare alla sicurezza, ma piuttosto comprendere che la sicurezza a lungo termine deriva dalla costruzione di relazioni di rispetto reciproco e dalla creazione di un contesto di pace. Un atto che distrugge la vita dell'altro non può portare a una pace duratura.

5. Conclusione: Un cambiamento di paradigma relazionale

Alla luce di questa riflessione, Maturana potrebbe concludere che Israele dovrebbe adottare un approccio che metta al centro la trasformazione delle relazioni umane. La violenza e la distruzione perpetuano cicli di risentimento e vendetta, mentre solo una riflessione sulle proprie premesse, un dialogo aperto con l'altro, e la costruzione di relazioni fondate sul rispetto reciproco possono portare a una soluzione duratura del conflitto. Questo, in sintesi, è il percorso che Israele dovrebbe intraprendere per garantire il benessere e la pace per sé e per tutti gli attori coinvolti.


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