"Il Silenzio Migliore" (racconto)

 "Il Silenzio Migliore"


Una volta ho pensato che la vita fosse una specie di rappresentazione teatrale. Guardiamo gli altri, ci osserviamo da lontano, come attraverso lo schermo di un cellulare. È una vita, sì, ma non la nostra, non è mai quella reale. Poi incontri qualcuno, e tutto si spezza, si rompe il filtro, la distanza. E ti ritrovi lì, improvvisamente vivo, senza nessuna protezione.

Lei entrò nella mia vita come fanno le cose che non aspetti: un colpo di vento in un pomeriggio immobile, la pioggia che ti sorprende all'uscita di un cinema. Non chiedi nulla, non capisci, ma lo senti subito. È tornato quel desiderio, quello che credevi sepolto, sopito. Il desiderio di amare, di essere amato. È il cuore che batte più forte, la sensazione di essere di nuovo completo, anche se mai lo sei stato davvero.

Non ci sono momenti giusti, né garanzie. Quando ami qualcuno, ti esponi. L'amore è per i coraggiosi, si dice. Ma io non lo so se sono coraggioso. So solo che quando l'ho vista, ogni chiasso si è dissolto. Per la prima volta dopo tanto tempo, ho trovato silenzio. Il silenzio che ti fa sentire a casa, dove non hai bisogno di altro. Lei, semplicemente, era il silenzio migliore.

Una sera, seduti su una panchina, mi ha chiesto se credevo negli angeli. Le ho risposto che non lo sapevo, ma che se ci fossero stati, si sarebbero nascosti in ciò che di meraviglioso incontriamo, in quei momenti che ci fanno pensare che esista una perfezione fugace. È questo il segreto della vita, alla fine. Non cercare il paradiso perduto, ma riconoscere il miracolo quando passa davanti a te.

Ed è così che è andata. Un giorno l'ho guardata, e ho visto tutto ciò che avevo perso. Tutto ciò che credevo non avrei mai più ritrovato. E ho saputo che un giorno, forse, avrei fatto l'amore con lei in un modo che solo noi due avremmo capito. Avrei tirato fuori ogni minuto vissuto, e lei avrebbe fatto lo stesso. E insieme avremmo appeso quei minuti nell'universo, in quel luogo dove i ricordi possono rinascere, dove le cose perse trovano nuova vita.

Ma l'amore è anche attesa. È tempo. È il tempo che serve per accettare che le cose non vadano come vorresti, che il dolore fa parte del percorso, che le sconfitte sono inevitabili. Ho imparato a restare, a restare accanto alla mia sofferenza. Non per masochismo, ma perché solo restando si può rinascere. E alla fine non si muore mai davvero: si rinasce. Ogni volta.

Ci vuole classe, anche nell’amare. Ci vuole delicatezza nel tenere tra le mani il cuore di qualcun altro, e ci vuole rispetto per non cercare di controllarlo. Perché, in fondo, siamo tutti prigionieri di qualcosa. Gelosie, paure, ricordi. Non siamo mai veramente liberi. Ma in quel caos, in quelle prigioni invisibili, è dove l’amore trova il suo spazio. Un piccolo angolo, nascosto, dove il sì e il no si confondono, dove l’unico gesto possibile è quello di tenersi per mano e andare avanti, insieme, con passo leggero.

Lei mi ha insegnato questo. Che non devo cercare qualcuno che mi completi. Nessuno completa nessuno. Siamo frammenti, pezzi di un puzzle che non troverà mai la sua forma definitiva. Ma va bene così. L’importante è riconoscere la bellezza nel caos, tenere con delicatezza quel frammento che ci fa sentire vivi, anche solo per un istante.

E io, per quell’istante, sono stato felice.

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