"Il Limite dell'Amore: Oltre la Hybris, verso la Libertà"

 


"Il Limite dell'Amore: Oltre la Hybris, verso la Libertà"

di Antonio Bruno

"Chi non ha peccato, scagli la prima pietra!" Queste parole riecheggiano nei recessi della coscienza, non tanto come un ammonimento, ma come un invito a riflettere sul fragile equilibrio che governa i cuori. Non v'è forse momento in cui l'amore non ci spinga verso l'ignoto, oltrepassando confini che la ragione aveva saggiamente tracciato? Eppure, ci troviamo a violarli, mossi da un desiderio che sembra più forte della nostra volontà, come se nell’amore si nascondesse una forza primordiale, capace di sovvertire ogni logica.

Hybris. Un termine antico, ma ancora così presente. In esso, i Greci vedevano l'espressione di un comportamento che sfidava l'ordine, che infrangeva l'armonia nelle relazioni umane. Hybris è l'atto di chi, accecato dalla propria brama, non riconosce più il limite sacro che regge ogni legame autentico. Nel desiderio di ottenere l'amore di qualcuno, spesso si cade in questa trappola sottile, dove il confine tra l’affetto e la prevaricazione si dissolve. Così, inseguendo l'amore, ci si trasforma in predatori: non più capaci di accogliere l'altro come essere autonomo, ma piuttosto come preda da conquistare.

L’amore, allora, diventa un terreno fertile per la hybris, una sfida al destino, in cui si cerca di ottenere sempre di più: più attenzione, più affetto, più controllo. Come se l'altro fosse un territorio da esplorare, da colonizzare, dimenticando che l'amore vero si fonda sulla libertà, non sulla sopraffazione. Ma quante volte, ingannati dal desiderio, cadiamo in questa tentazione? Quante volte il bisogno di essere amati ci spinge a ignorare i segnali che indicano il limite? Si varca quel confine senza accorgersene, con la presunzione di poter piegare l'amore alla nostra volontà, dimenticando che esso è un dono e non una conquista.

Eppure, quando l’accanimento si impossessa di noi, ci convinciamo che il nostro comportamento sia giustificato, che quell'amore valga ogni trasgressione. La superbia si insinua, portandoci a credere che le regole non ci riguardino, che il nostro desiderio sia superiore a qualsiasi limite. In questo risiede la vera essenza della hybris: il disprezzo per l'ordine naturale delle cose, per la delicatezza dei sentimenti, per la dignità dell'altro.

Ma l’amore non risponde alla legge della forza, né a quella della manipolazione. Nel tentativo di possedere ciò che per sua natura sfugge a ogni presa, non facciamo che distruggere quel legame che cercavamo con tanto ardore. Ottenere di più, in questo contesto, diventa una pericolosa illusione, perché nell’amore, come nella vita, esiste un limite sacro che non si può oltrepassare senza perdere ciò che si desiderava.

L’amore, in fondo, è un gioco sottile di equilibrio, un respiro che segue il ritmo di due cuori distinti, ma mai sovrapposti. Rispettarlo significa riconoscere i confini dell’altro, accettare che non tutto può essere dominato o controllato. Solo così si può evitare di cadere nella trappola della hybris, e lasciare che l’amore fiorisca nella sua pienezza, senza prevaricazioni, senza tracotanza.

Chi non ha peccato, scagli la prima pietra! Ma forse, prima di gettare la pietra, dovremmo guardarci dentro e chiederci quante volte, nel tentativo di essere amati, abbiamo varcato quel limite che separa l’amore dall’ossessione. Quante volte siamo stati vittime e carnefici, intrappolati nella rete di desideri che, pur nascendo dall’amore, ci hanno condotti a perderlo. Solo nel riconoscere i nostri errori possiamo finalmente liberare il cuore dalla hybris e restituire all’amore la sua essenza più pura: quella del dono, del rispetto, della libertà.

Antonio Bruno

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