"Sete di Noi"
"Sete di Noi"
C'era una volta una donna chiamata Luce, il cui nome pareva riflettere perfettamente il modo in cui attraversava la vita degli altri: illuminando, senza mai rimanere davvero. E poi c'era un uomo, Andrea, che sembrava volersi nascondere nell'ombra, ma si scopriva sempre più attratto dalla luce che Luce irradiava. Si incontrarono un giorno d'autunno, quando il cielo era troppo pesante per essere ignorato e la città sembrava sospesa tra il passato e il presente, come se stesse per scivolare in un sogno di cui nessuno aveva mai parlato.
Si piacquero subito, ma c'era un'inquietudine nei loro sguardi, come se entrambi sapessero che la loro storia non sarebbe mai stata semplice. "La verità è che non c'è verità", le disse una volta Andrea, mentre la guardava, il viso immerso nella penombra. "Nessuno se ne va mai per davvero, ma nessuno resta per sempre". Luce annuì, come se già sapesse che era così.
Erano stati insieme, vicini e lontani allo stesso tempo. Luce, con il suo desiderio di essere amata in modo libero, senza catene. Andrea, con la sua paura di perdere se stesso dentro quella libertà che lei gli offriva. "Non privarmi delle mie abitudini, delle mie passioni", le aveva detto all'inizio. E lei non l'aveva mai fatto. Ma non era mai stata capace di smettere di chiedersi se Andrea la scegliesse davvero ogni giorno, o se un giorno avrebbe finito per restare con lei solo perché non aveva altro.
"Chiamami quando ti va", gli disse una sera. "Ma non farlo perché ti senti obbligato. Voglio che tu mi cerchi come cerchi un bicchiere d'acqua quando hai sete. Non fingere mai una sete che non senti". Andrea restò in silenzio per un momento, poi la guardò, con un sorriso stanco: "Sei tu", disse. "Sono io. Mi è venuta sete, e vengo a chiederti un bicchiere d'acqua".
C'erano giorni in cui sembrava che tutto tra loro potesse continuare così per sempre. Ma c'erano anche momenti in cui entrambi sapevano che quella tranquillità era solo una tregua temporanea, come una pausa tra due onde pronte a travolgerli. Andrea, con il suo bisogno di fuggire, di non essere mai del tutto presente. Luce, con la sua silenziosa disperazione di essere scelta davvero, senza dover chiedere nulla.
Un giorno, mentre sedevano al solito caffè vicino al fiume, Andrea guardò Luce, ma i suoi occhi erano altrove. "Invece di cercare di cambiare la mia vita", disse lui, quasi in un sussurro, "concentrati sulla tua. Non provare a salvarmi. Spesso salvare gli altri è solo un modo per fuggire da se stessi". Luce lo ascoltò, sentendo una fitta di dolore attraversarle il petto. Forse aveva ragione, forse era proprio così. Ma lei, nonostante tutto, voleva essere quella a cui Andrea tornava ogni volta che aveva sete.
Passarono settimane, mesi, in cui i loro incontri divennero più rari, come se ognuno dei due stesse lentamente imparando a vivere senza l'altro. Ma quella sete, quel bisogno improvviso, non se ne andava mai davvero. Anche quando non si vedevano, anche quando cercavano di concentrarsi sulle proprie vite, l'immagine dell'altro restava lì, sospesa, come una promessa mai mantenuta.
Un giorno, Andrea si ritrovò a passeggiare sotto la pioggia, il freddo pungente sulla pelle. Non aveva intenzione di vederla, non aveva un motivo. Ma, come un uomo assetato che non può fare a meno di cercare l'acqua, si trovò davanti alla porta di Luce. Bussò piano, quasi timoroso che lei non rispondesse.
Quando aprì la porta, Luce lo guardò in silenzio. Non disse nulla, eppure in quello sguardo c'era tutto. Andrea la guardò negli occhi e capì che, per la prima volta, non doveva spiegare niente. "Mi è venuta sete", disse soltanto.
Luce sorrise, un sorriso lieve, fragile come un bicchiere d'acqua che potrebbe cadere da un momento all'altro. "Sapevo che saresti tornato", rispose. Ma non c'era rimprovero nelle sue parole, solo un'accettazione serena, come chi ha finalmente compreso che quello che si accetta smette di ferire.
Si abbracciarono, senza dire altro. Perché la verità è che nessuno se ne va mai per davvero, ma nessuno resta per sempre. E in quell'istante, forse, avevano entrambi capito che la loro sete non si sarebbe mai davvero spenta, ma potevano imparare a vivere con essa.
Antonio Bruno
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