A proposito di società gerarchiche


A proposito di società gerarchiche:
di Humberto Maturana
Credere che il corso spontaneo della trasformazione della società come unità biologica possa portare a un sistema non oppressivo che non neghi l’individuo è, biologicamente, un’illusione. Un simile sistema sociale non può essere che il prodotto della creatività umana, ottenuto trovando il significato dell’individuo nel fatto che il sistema sociale che gli individui, associandosi, costituiscono è organizzato in un sistema allopoietico (*) non gerarchico, concepito in maniera da rendere la loro vita umanamente desiderabile. Ma è possibile? Credo di sì, ma si può realizzarlo solo se ci si accorda per cercare senza posa di creare una società non gerarchica finita in un mondo finito ecologicamente stabile e se lo si fa attraverso dei mezzi che non negano il fine desiderato. In altri termini, si può a mio avviso pervenire a una tale società se ci si accorda per cercare di generare:
1. Una società che non cessa di negare e distruggere ogni istituzione politica, economica e culturale che miri in qualsiasi modo a subordinare l’uomo all’uomo.
2. Una società che cerchi di modificare le proprie istituzioni in funzione dei cambiamenti dei modi materiali, estetici e spirituali in cui i bisogni biologici e i desideri culturali di tutti gli uomini siano soddisfatti, poiché le istituzioni sociali sono strumenti che gli uomini devono utilizzare per soddisfare i propri bisogni e desideri, e non delle entità eterne.
3. Una società che cerchi senza posa di farsi non gerarchica perché i suoi membri accettano la possibilità dell’errore e ammettono che tutto ciò che contribuisce ad accrescere la differenza tra le relazioni gerarchiche attuali dell’uomo e le relazioni non gerarchiche desiderate, costituisce uno sbaglio.
4. Una società i cui membri comprendano di vivere in un mondo finito e che la loro esistenza biologica è legata alla stabilità ecologica di questo mondo finito.
5. Una società i cui membri comprendano che il corso naturale di tutti i sistemi biologici plastici va nel senso di una stabilizzazione della società gerarchica e che una società non gerarchica è un sistema biologico artificiale prodotto dall’uomo che non si potrà mai trasformare in uno stato stabile ma che dev’essere costituito senza posa come un’approssimazione continua a tale stato.
Una simile società non può essere raggiunta se non si verificano le seguenti condizioni:
1. La stabilità della popolazione [...].
2. Una quantità di popolazione che sia la misura minima tale da permettere una vita interessante e diversificata in un mondo ecologicamente stabile e tale da permettere a ciascun membro della società d’aver accesso per un tempo sufficiente all’informazione, al sapere e alle possibilità di decisione che esige il funzionamento di questa società in un sistema generato continuamente dalle scelte etiche dei suoi membri.
Se vogliamo veramente generare una società non gerarchica dobbiamo cominciare dalle nostre società attuali modificandole in modo che non neghino il fine desiderato – anche se ignoriamo la forma che prenderà questa società in termini di istituzioni mutevoli – perché una società non gerarchica non si può ottenere attraverso processi che accrescano le relazioni gerarchiche. Un sistema può essere distrutto solo se si negano le relazioni che lo costituiscono; inversamente, un sistema non può essere generato se non si mettono in opera le relazioni che lo costituiscono. Non c’è altra possibilità. Per generare una nuova società l’uomo deve generare nuove relazioni interpersonali e per far questo deve modificare il suo dominio cognitivo. Così, se gli uomini vogliono vivere in una società non gerarchica in cui ciascuno abbia effettivamente il tempo di accedere a una vita interessante e soddisfacente, essi la creeranno, ma solo a questa condizione. Tuttavia non sono le circostanze storiche in cui viviamo attualmente, né le leggi di natura (le leggi economiche sono anch’esse creazioni arbitrarie dell’uomo), né la nostra mancanza di immaginazione sociale che ci limitano nello sforzo di creare un’utopia non gerarchica, ma proprio la nostra ripugnanza ad abbandonare il piacere – appreso con l’inculcamento culturale e accuratamente difeso – di costringere gli altri uomini ad accettare la nostra pretesa superiorità. È per questo che le discussioni interminabili sui mezzi per giungere a un certo fine rilevano la mancanza di determinazione a raggiungerlo. Un fine specifica sempre i mezzi che permettono di raggiungerlo senza negarlo, ma nessun accordo sui fini è possibile tra membri di sistemi sociali diversi se non modificano la loro etica in modo da ritrovarsi insieme a un metalivello d’identità. Il cambiamento sociale non può nascere che da un cambiamento etico, così come la rivoluzione sociale è prima di tutto una rivoluzione culturale.
Humberto R. Maturana in L’unité de l’homme, a cura di André Béjin (Seuil, Parigi, 1974, vol. II, pp. 174-176)
(*) Un sistema autopoietico costituisce una unità fin quando può compensare dinamicamente le perturbazioni che tendono a ristrutturare i potenziali di esistenza e di organizzazione dei suoi componenti. Come conseguenza si ha che più sistemi autopoietici possono interagire tra loro, senza perdere le rispettive identità, se e solo se le modalità attraverso le quali realizzano la loro autonomia costituiscono delle perturbazioni compensabili.
Quando i cambiamenti subiti da un sistema autopoietico lo portano a partecipare alla realizzazione di un altro sistema, il primo diventa componente del secondo. In questo modo si possono avere diversi ordini di autopoiesi. Un esempio concreto in biololgia si ha con la evoluzione del sistema nervoso nei sistemi viventi.
Da un punto di vista fenomenologico l'autopoiesi di un sistema si evidenzia attraverso la sua autonomia, mentre la realizzazione o l'autoriproduzione dell'organizzazione autopoietica è il prodotto stesso della sua organizzazione. Sistemi diversi rispetto alla natura dei loro componenti possono presentare la medesima organizzazione e, rispetto ad essa, possono quindi essere considerati membri della stessa classe.

Nei sistemi allopoietici, contrariamente a quanto accade nell'autopoiesi, l'organizzazione è tale che in essi non vi è produzione di componenti e di processi che li realizzano come unità, si può dire cioè che i processi che determinano la realizzazione di un sistema allopoietico non fanno parte della sua organizzazione. In questi sistemi meccanicistici il prodotto del loro funzionamento è sempre qualcosa di diverso dall'identità ed unità del sistema.

Si può notare che, in quanto fenomeno emergente, un sistema autopoietico non si realizza in modo lineare, sequenziale o graduale. Esso piuttosto prende forma attraverso la relazione parallela e sincrona dei suoi componenti, nonché attraverso la loro organizzazione topologica.


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