"Cent'anni di Radio: tra Innovazione e Libertà, il Giornalismo Multimediale di Katia Perrone"


"Cent'anni di Radio: tra Innovazione e Libertà, il Giornalismo Multimediale di Katia Perrone"

Di Antonio Bruno

La radio ha compiuto 100 anni il 6 ottobre, un secolo che merita di essere raccontato, celebrato e soprattutto capito per quello che rappresenta. È come se questa data marcasse un traguardo e un nuovo inizio. E per riflettere su quest’evoluzione, proprio oggi, il 9 novembre, alle 10, presso il Must di Lecce, è stato organizzato l’incontro “100 anni della radio. Origini, trasformazione in broadcast e rivoluzione digitale”. Un appuntamento interessante, che ha visto esperti e studiosi tracciare la storia di questo mezzo, dai primi anni agli sviluppi più recenti.

Tra i relatori: Stefano Cristante, sociologo dei processi culturali e comunicativi dell’Università del Salento, Gianni Di Giuseppe, docente di giornalismo radiofonico e autore del volume La radio in Italia 1924-2024, e Luca Bandirali, docente di Scienze dello spettacolo e produzione audiovisiva, sempre presso l’Università del Salento. E c’era Gaetano Prisciantelli, giornalista di TgR e Gr Puglia.

Ma la persona che ha attirato la mia attenzione è stata una mia collega Katia Perrone, giornalista di Radio Norba, di origini salentine, precisamente di Trepuzzi (Lecce). Katia rappresenta la voce di Lecce e Brindisi su Radio Norba, portando un’informazione vicina alla gente e fatta di esperienze quotidiane, il tutto in una differita che si conta in pochi minuti.

Una delle cose che mi ha impressionato è stata la sua capacità di spiegare, con un linguaggio semplice e accessibile, come oggi un giornalista radiofonico sia diventato un vero e proprio operatore multimediale. Katia, infatti, per confezionare i suoi servizi, usa non uno, ma ben due cellulari. Con uno cattura le immagini da diverse angolazioni, talvolta utilizzando lo Zoom per cogliere dettagli significativi. Con l’altro cura la parte audio, scegliendo i suoni, le voci e i dettagli che completano il servizio. Insomma, non è solo questione di parlare al microfono, ma di creare un’esperienza visiva e sonora, grazie a strumenti che fino a qualche decennio fa sarebbero stati impensabili.

Katia ha parlato dell’importanza di un’app di montaggio video, gratuita o a pagamento, che permette di unire i contenuti video e audio. Parliamo di strumenti come Wondershare Filmora, Rocketium, Magisto e altri, che con pochi euro annui ti mettono in mano una mini regia. E il lavoro non finisce qui. Dopo aver confezionato il servizio, Katia invia il tutto alla redazione di Conversano, che si occupa dei sottopancia e delle ultime rifiniture, quelle scritte che identificano le persone intervistate e danno il contesto.

Pensando al mio passato, mi viene in mente la mia esperienza di giornalista negli anni ’70 e ’80, quando alla Radio locale del paese in cui vivevo avevamo un Grundig portatile e delle cassette su cui registravamo le voci, i suoni e l’atmosfera. Eppure, nonostante i mezzi limitati, eravamo lì a raccontare la realtà con la stessa passione, cercando di arrivare a chi ascoltava. Oggi, se avessimo avuto due cellulari e una buona connessione, forse saremmo diventati una televisione in piena regola.

Rifletto, e penso: non è forse venuto il momento di recuperare qualcosa di quel passato, di quello spirito libero e coraggioso? Oggi l’informazione è spesso criticata, considerata incompleta, distante o schiava di troppi vincoli. Se solo i giornalisti potessero lavorare in una struttura libera, se lo Stato mettesse a disposizione le frequenze e le infrastrutture necessarie, forse potremmo davvero parlare di una Tv libera. Una Tv non solo accessibile a chiunque, ma anche creata da chi conosce e vive il territorio, raccontandolo con autenticità e competenza.

Katia Perrone ci ha dimostrato che è possibile innovare e fare giornalismo di qualità con pochi strumenti. Se a tutto ciò aggiungessimo una maggiore autonomia e un sistema di diffusione libero da vincoli e dipendenze, potremmo immaginare un’informazione davvero per tutti e di tutti, finalmente libera e autentica.

Antonio Bruno


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