"La Finestra Murata e la Faccina Confusa: Cronaca di un Amore Malinteso"
"La Finestra Murata e la Faccina Confusa: Cronaca di un Amore
Malinteso"
A Lecce in via Federigo d’Aragona, proprio all’incrocio con il vicoletto del
Theutra, si trova un palazzo risalente all’800. Tra le cose da vedere a Lecce
c’è un piccolo volto di donna scolpito
sull’angolo di quel palazzo che si affaccia su via Federigo D’Aragona. Fu
commissionato da un ragazzo che aveva perso la sua amata. Ed ecco la sua storia.
C’era una volta un giovanotto che viveva in un palazzo un po’ sgangherato ma
con un’ottima vista panoramica sulla casa della ragazza di cui si innamorò. Era
un amore nato come nascono le bolle di sapone: leggero, poetico e destinato a
scoppiare alla prima folata di vento.
Ogni giorno i due innamorati si lanciavano sguardi languidi dalle finestre,
creando un linguaggio segreto fatto di battiti di ciglia, smorfie e improvvisi
starnuti dovuti all’umidità che impregnava le loro rispettive stanze. Si
trattava di un amore platonico, che come ogni cosa pura e incontaminata era
destinato a finire male.
La famiglia di lei, nota per aver vinto il Premio Annuale di Interferenza
Familiare, decise di mettere un freno a questa passione sfrenata. Murarono la
finestra della ragazza con una rapidità che avrebbe fatto invidia a un’impresa
edile in cassa integrazione. “Problema risolto!”, dissero, ignorando che il
giovane era già al lavoro su un elaborato sistema di segnali di fumo e specchi
per continuare a comunicare con l’amata.
La ragazza, chiusa tra quattro mura e un soffitto pieno di muffa, cadde in
una disperazione esistenziale degna di un romanzo russo. Dopo giorni di
riflessioni e tentativi falliti di scavare un tunnel verso la finestra con un
cucchiaio di plastica, decise che senza il suo amato non valeva la pena vivere.
Si lanciò così dalla finestra. O meglio, avrebbe voluto lanciarsi dalla
finestra, ma questa era murata, quindi dovette accontentarsi di una
teatralissima caduta dal letto.
Il giovane, distrutto dal dolore, decise di tramandare il ricordo della sua
amata facendo scolpire il suo volto sulla facciata del palazzo. Il risultato fu
una faccina talmente approssimativa che oggi viene scambiata per il logo di un
fast food locale. Ma lui non si perse d’animo: “È arte!” esclamò, con la
convinzione di chi ha appena finito un puzzle con un pezzo mancante.
Ancora oggi, la finestra della ragazza rimane murata, simbolo imperituro di
un amore osteggiato e di una famiglia particolarmente creativa con la calce. E
la faccina, con il suo sguardo fisso e vacuo, continua a osservare quella
finestra, probabilmente chiedendosi come sia finita a diventare parte di una
leggenda che nessuno ha mai chiesto.
Antonio Bruno
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