"Pienso en Ti"
"Pienso en Ti"
A Parigi, la città che sembra pensata per chi ama, c’era un uomo che pensava in una lingua diversa. Non diversa per grammatica o suono, ma per profondità. Lui pensava in spagnolo quando pensava a lei, e ogni volta le parole si facevano liquide, come se si immergesse in un oceano che non era suo ma di lei, tutto suo.
La sua vita scorreva al ritmo di piccoli riti: un caffè lungo al mattino nel bistrot all’angolo, il tintinnio delle posate sulle tazze di porcellana, le vie strette del Marais che odoravano di pane caldo e pioggia. E poi lei. Lei che non c’era, non come avrebbe voluto. Lei era sempre un passo oltre, mai veramente accanto, come un riflesso su una vetrina o un’ombra che svanisce appena volti lo sguardo.
Eppure, pensava a lei. Con una dolcezza così precisa da sembrare una cura. Si prendeva cura di lei senza che lei lo sapesse. "Pienso en ti", mormorava tra sé e sé, mentre accarezzava la trama di un libro sotto le dita o sistemava il nodo della sciarpa. Come se ogni cosa che faceva per sé fosse un modo per farlo anche per lei. Prendersi cura di sé era prendersi cura di lei. Un pensiero così sottile e feroce che si aggrappava ai giorni, ai passi, ai minuti.
Chissà se lo sentiva. Chissà se, in quel modo strano in cui l’universo a volte lavora, il suo pensiero attraversava i muri, le strade, i silenzi, e arrivava fino a lei. Non lo sapeva, e non gli importava. "Importa che ogni volta sorrido," si diceva, mentre il cielo sopra Parigi si incendiava di tramonti o si spegneva in un grigio umido. Lei non lo sapeva, ma c’era in ogni cosa.
Non la vedeva mai quanto avrebbe voluto. Questo sì, lo ammetteva, gli bruciava. Avrebbe potuto fissarla per ore, perderla in uno sguardo che non era neanche sguardo, ma abisso. Ma bastava immaginarla, ricostruirla a pezzi: la curva di un sorriso intravisto, la risata che ogni tanto gli rimbalzava in testa, il profilo che una sera aveva disegnato con gli occhi mentre lei parlava con qualcuno che non era lui. Ogni dettaglio si ricomponeva dentro di lui come un mosaico, e lei diventava sua.
E ogni volta che la pensava, sorrideva. Come se il mondo, per un istante, smettesse di respirare per permettergli di farlo al suo posto. "Nessuno ti pensa come ti penso io," ripeteva. E lo diceva piano, come un segreto che aveva paura di rivelare anche all’aria.
Era un amore che non chiedeva niente, e forse per questo era così grande. Si consumava nella distanza, nel silenzio, nella presenza immaginata. Ma ogni volta che lo consumava, lui si sentiva intero. "Io che, anche se sto lontano, ogni volta ti incontro dentro di me," pensava, e si perdeva in quel mare. Quel mare che aveva il suo nome.
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