"Il fuoco e il vento"
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"Il fuoco e il vento"
C’era qualcosa nei suoi occhi che incendiava il silenzio. Non erano solo belli, erano famelici. Occhi che ti fissavano come a chiederti cosa avessi da perdere, ma solo per rubartelo subito dopo. Lei era Anna, e a quarant’anni aveva imparato che essere desiderata non le bastava. Desiderata, lo era sempre stata: nelle notti di fuochi spenti, nelle mani di uomini incapaci di toccarla davvero. Ma unica? Quello era un mistero che ancora non aveva trovato risoluzione.
Fu in una sera di novembre, con il vento che scompigliava le foglie e l’anima, che lo incontrò. Era un uomo basso, tarchiato, quasi calvo, ma il modo in cui le parlava sembrava una dichiarazione di guerra. Non c’erano frasi fatte, né promesse da calendario. C’era il suo sguardo, audace e insolente, che sembrava dire: "Io non so gestire te, ma non voglio nemmeno provarci".
La loro prima notte insieme non fu un amore ordinato, né silenzioso. Fu una battaglia di pelle, un uragano che non chiedeva permesso. I loro respiri si rincorsero fino a fondersi, e le parole non servivano. Quando le sfiorò la schiena, lei sentì che non stava cercando solo il suo corpo. Stava cercando la sua anima. Ed era proprio lì, nascosta sotto strati di dolore e passione, pronta a farsi divorare.
“Tu sei come una follia dentro di me,” le disse lui, la voce roca di chi aveva appena assaggiato un segreto troppo dolce per essere rivelato. “Una febbre che non voglio curare.”
Anna rise, ma era una risata graffiata di lacrime. "E tu sei come un incendio," rispose. "Non sai cosa lasci dietro di te, ma non te ne importa. È questo che amo e odio di te."
Non era amore facile, il loro. Era un amore che li attraversava, che li bruciava vivi e poi li ricostruiva, pezzo dopo pezzo. Litigavano con la stessa intensità con cui si baciavano, e ogni parola era una lama affilata. Ma, nella tempesta, c'era sempre una tregua: un bacio rubato dietro una porta chiusa, un “sei mia” sussurrato all’orecchio, un modo tutto loro di fare pace senza mai spiegarsi.
Passarono mesi, e ogni giorno sembrava un duello. Lei si scopriva più forte, più vulnerabile, più viva. Lui, invece, imparava che la passione non assaggia: divora. E si lasciava divorare.
Una notte, mentre erano distesi sul pavimento, esausti e ancora accesi, lui le sussurrò: “Non voglio un amore normale. Voglio un amore che esploda, che diventi cenere e poi risorga.”
Anna lo fissò, con gli occhi che avevano imparato a piangere senza vergogna. “Allora tieniti pronto, perché con me non ci sono mezze misure. Io ti brucio, o ti gelo.”
Fu l’unica promessa che si scambiarono. Non servivano altro che quei momenti. Forse un giorno il fuoco si sarebbe spento, o forse no. Ma non importava. Perché, quando si amano così, due passionali non vivono per la durata. Vivono per l’intensità.
E se l’amore è un rogo, il loro era già leggenda.
Antonio Bruno
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