La Fine dello Stato o la Sua Trasformazione? Riflessioni su Redistribuzione, Capitalismo e la Politica Contemporanea
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La Fine dello Stato o la Sua Trasformazione? Riflessioni su Redistribuzione, Capitalismo e la Politica Contemporanea
di Antonio Bruno
Chi governa uno Stato? In teoria, il compito fondamentale di chi detiene il potere politico è la redistribuzione della ricchezza per garantire una convivenza sociale armoniosa. Questo ideale democratico si basa su un principio semplice ma profondo: sono i cittadini, attraverso il voto, a delegare a pochi eletti la responsabilità di perseguire il benessere collettivo. Tuttavia, la realtà contemporanea dipinge un quadro ben diverso, in cui le strutture statali sembrano in pericolo, non per mano delle rivoluzioni proletarie teorizzate da Marx e Lenin, ma per effetto di una crescente deriva capitalista.
Il Declino dello Stato e l’Ascesa del "Capitale senza Freni"
La teoria marxista-leninista prospettava l'estinzione dello Stato come esito naturale di una rivoluzione proletaria: una società senza classi in cui lo Stato, svuotato del suo ruolo di oppressore, sarebbe semplicemente scomparso. Oggi, ironicamente, a minacciare lo Stato non è il comunismo, ma il capitalismo stesso. Il capitalismo avanzato sembra voler liquidare lo "Stato borghese" e l'intero apparato giuridico che lo sostiene, portando a compimento un processo di smantellamento delle istituzioni statali che appare inarrestabile.
Questa prospettiva è incarnata da movimenti e figure politiche come il trumpismo e il cosiddetto “muskismo”, che vedono nelle istituzioni pubbliche non un mezzo per servire il popolo, ma un ostacolo alla libertà assoluta del capitale. Per queste correnti di pensiero, lo Stato è un ingombro: una macchina burocratica lenta, inefficiente e infestata da "parassiti". Ne deriva un progetto politico che non mira a riformare lo Stato, ma a distruggerlo dall’interno.
Trump, Musk e il "Liquidazionismo" dello Stato
Durante l’amministrazione Trump, si è assistito a una sistematica delegittimazione delle istituzioni pubbliche, accompagnata da una retorica che definiva la burocrazia statale come un male da estirpare. Un passo ulteriore in questa direzione sembra rappresentato dall’approccio di Elon Musk. La gestione di Twitter, che ha visto il licenziamento di oltre il 75% dei dipendenti, offre un'anteprima del modello di “razionalizzazione” che potrebbe essere applicato al settore pubblico: meno regole, meno persone, più concentrazione di potere in mani private.
Questo progetto non è solo economico ma anche simbolico. Lo Stato, da entità sovrana e garante di diritti, viene ridotto a un’appendice del capitale, mentre il popolo, da soggetto politico, viene relegato al ruolo di spettatore passivo. Dopo il rituale collettivo delle elezioni, il popolo non serve più: la gestione del potere passa completamente nelle mani di pochi "supereroi del Capitale".
Quale Futuro per lo Stato e la Democrazia?
L’ascesa di queste nuove forme di potere economico-politico pone interrogativi inquietanti: quali resistenze potranno opporsi a questa deriva? Esistono ancora margini per difendere l'idea di uno Stato come strumento di giustizia sociale e redistribuzione della ricchezza?
Il clima politico occidentale sembra suggerire che la sfida sarà lunga e complessa. Chi ha vissuto gli anni delle grandi lotte politiche del Novecento potrebbe sentirsi disilluso, ma è proprio nei momenti di crisi che occorrono pazienza, coraggio e, soprattutto, immaginazione. Se il sistema attuale non offre risposte adeguate, spetta alle nuove generazioni il compito di ripensare il rapporto tra Stato, capitale e cittadinanza.
Conclusioni
In definitiva, il futuro dello Stato dipenderà dalla nostra capacità collettiva di difendere i valori democratici contro l'erosione causata dal potere economico incontrollato. La storia insegna che nessun sistema è eterno: il capitalismo senza regole potrebbe benissimo autodistruggersi, ma a quale costo per le società e per l’umanità intera? Sta a noi, oggi, gettare le basi per un nuovo equilibrio, che non abbandoni i principi di solidarietà e giustizia sociale in favore di un capitalismo che agisce senza limiti né responsabilità.
Antonio Bruno
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