L’arte di corteggiare: istruzioni per perdersi


 L’arte di corteggiare: istruzioni per perdersi

Corteggiare è un rituale antico, un gioco di sguardi, parole e movimenti studiati. O almeno così dicono. Io, per sicurezza, seguo il metodo “scegli una pianta e spera”. È molto più semplice corteggiare una felce: non si lamenta, non ti lascia in visualizzato e se la innaffi, sembra pure contenta.
Ci sono due scuole di pensiero sul corteggiamento: fare il primo passo o aspettare che l’altro inciampi. Io, per non rischiare, faccio il primo passo… all’indietro. Così lascio che sia il destino (o un passante distratto) a occuparsi della situazione.
Quando qualcuno ti dice: «Devi essere te stesso», ricordati che nessuno specifica quale versione di te. Puoi essere il te romantico, il te misterioso, oppure il te che racconta solo barzellette sui cetacei. Se nessuna di queste opzioni funziona, presentati con un nome falso. Tipo Archibaldo. Chi può resistere a uno con un nome così?
Una volta, durante un corso di seduzione, l’istruttore ci ha chiesto di provare il classico “Ciao, qui vieni spesso?”. Io ho deciso di adattarlo al contesto: «Ciao, qui ti siedi spesso?» Ho detto alla sedia accanto a me. Si è creata un’intesa profonda.
Ricorda: corteggiare è come ordinare al ristorante in una lingua che non conosci. Potresti ottenere qualcosa di straordinario o finire con un piatto di tentacoli crudi. In ogni caso, almeno ci hai provato. O forse no. Anche quello è un metodo.

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