Verso un Nuovo Modello di Convivenza Sociale
Verso un Nuovo Modello di Convivenza Sociale
Da sempre la competizione politica ha caratterizzato tanto i rapporti tra gli alleati di governo quanto quelli tra i partiti di opposizione. Trent’anni fa, Umberto Bossi fece cadere il primo governo Berlusconi con il celebre “ribaltone”, frutto di manovre politiche tra leader di schieramenti opposti. Oggi, le dinamiche sono simili, ma a parti invertite: mentre Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e premier, mantiene il controllo della maggioranza, tensioni emergono tra Matteo Salvini e Antonio Tajani, entrambi con ruoli chiave nel governo, ma con obiettivi talvolta divergenti. Parallelamente, nel campo dell’opposizione, il Partito Democratico guidato da Elly Schlein tenta di costruire una strategia unitaria, ma si scontra con un Movimento 5 Stelle sempre più isolato e incline alla rivalità interna piuttosto che alla collaborazione.
Questa competizione perpetua – sia dentro che fuori il governo – porta a una stagnazione politica: le grandi riforme vengono continuamente rimandate, mentre le istituzioni soffrono di paralisi decisionale. Le schermaglie tra partiti e le divisioni interne non sono una novità: da sempre, e persino dai tempi degli antichi Egizi, la politica è stata segnata da rivalità e conflitti per il potere.
Alla luce di questo panorama, una domanda sorge spontanea: perché dovremmo votare partiti che, anche quando all’opposizione, mostrano gli stessi comportamenti competitivi e distruttivi della maggioranza? Se la politica si riduce a un gioco autoreferenziale, dove mancano visioni strategiche e prevale il calcolo di breve periodo, il cittadino potrebbe sentirsi disilluso e distante dal processo democratico.
Tuttavia, è possibile immaginare un modello di convivenza sociale e politica diverso. Invece di continuare a vedere gli avversari come nemici, potremmo aspirare a un sistema basato sul reciproco riconoscimento di legittimità e sul rispetto delle differenze. Una politica che punti non alla competizione fine a se stessa, ma alla costruzione di soluzioni condivise per il bene comune potrebbe riavvicinare i cittadini alla partecipazione democratica.
Questo nuovo modello di convivenza sociale, però, non si otterrà dai partiti, dalle leggi o dalle religioni. Potrà realizzarsi solo se ognuno di noi lo desidererà profondamente e individualmente. La sfida, dunque, non è solo superare la divisione tra maggioranza e opposizione, ma promuovere un nuovo modo di vivere la politica: uno spazio di confronto aperto, rispettoso e orientato al futuro.
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