"Il Giardino dei Ricordi Sospesi"


 "Il Giardino dei Ricordi Sospesi"

In un mondo di sussurri e attese, la vita di Ninella era un giardino segreto, intriso dell'odore dolciastro del passato. Era l'amore di gioventù, e in quella frase c’era già tutto: un amore che univa il verde innocente della primavera al fuoco scarlatto dell'estate, un qualcosa che, sfiorato per un istante, si era tatuato nel cuore di chi non aveva paura. Nessun amore somiglia tanto alla giovinezza quanto quello che non sei riuscito a vivere fino in fondo.
Ninella camminava sola, lungo i viali di una città che sembrava ricordare tutto. Lei era diventata il volto di un ricordo indelebile, e il suo passo, silenzioso e leggero, risuonava come un sussurro per chiunque avesse il cuore aperto. Ricordava lui in ogni angolo, in ogni crepa dei muri scoloriti, nelle fontane in cui il tempo aveva lasciato la sua scia verdastra; c'era una voce sospesa lì, un'eco dell'unico amore capace di far vibrare ogni attimo come fosse eterno.
Lui l’aveva amata di una passione segreta, di un amore intenso che non chiedeva nulla, che restava incastrato nelle pieghe del destino, non per scelta, ma per paura. Lui era un uomo comune con un desiderio straordinario. La paura che Ninella rappresentava era più dolce di qualsiasi altra certezza. La desiderava come si desidera qualcosa di proibito, un frutto maturo che dondola appena sopra le dita, ma troppo lontano per essere colto. Sapeva che esistevano baci dati solo per ricordare, per capire se il sapore fosse lo stesso, se il cuore battesse ancora con quel ritmo spavaldo della gioventù. Era uno di quei baci che conservava nel cuore come un segreto, un’ancora lanciata nel mare dell’eternità.
Così, con ogni tramonto, Ninella si dissolveva nel crepuscolo come il profumo di un fiore sfiorito. Ogni giorno si ripeteva che l’amore era un gioco crudele, una bellezza sospesa. Eppure, sapeva dove trovarlo, nella penombra di ricordi che si addensavano come pioggia sottile, dietro la sua finestra. Lui, in qualche angolo dell’anima, era ancora lì, fermo, come un attore su un palco al termine dello spettacolo, incapace di scendere, pronto a recitare la sua parte fino all’ultimo atto.
Nel giardino nascosto del suo cuore, le rose custodivano segreti. Ognuna delle spine affondava nel passato, ognuna teneva stretto un desiderio. Se mai lui avesse trovato il coraggio di attraversare quei sentieri, di avvicinarsi alla panchina di quel giardino segreto, avrebbe visto Ninella come un miraggio, come una promessa di primavera che non conosce paura del gelo. Lei lo aspettava, nonostante tutto; lo aspettava come una rondine attende il ritorno della sua stagione.
Forse, un giorno, lui avrebbe trovato quella via, tra i petali caduti, tra i profumi sbiaditi e le ombre tremanti. Avrebbe raccolto la fotografia sbiadita di un tempo lontano, un frammento che il tempo non aveva cancellato del tutto. E lì, su quella panchina che sapeva di loro, Ninella avrebbe aspettato. Non per un perdono, non per un ritorno. Solo per un bacio, per ricordare com’era, per capire se funzionava ancora. E in quell’attimo, tra il fruscio delle foglie e il battito del cuore, il giardino si sarebbe risvegliato.

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