Le Tradizioni dell’Immacolata Concezione nella Terra d’Otranto: Processioni, Luci e Simbolismo Popolare

 

 

La statua dell'Immacolata è ora custodita nel Museo Diocesano, poiché al suo posto nel 1954 il vescovo Francesco Minerva fece collocare una statua lignea dell'Immacolata opera di Giuseppe Stuflesser di Ortisei, benedetta da Pio XII il 20 dicembre 1953 e peregrinante per le parrocchie della diocesi negli anni mariani 1954 e 1979.

Le Tradizioni dell’Immacolata Concezione nella Terra d’Otranto: Processioni, Luci e Simbolismo Popolare

Ricerche di Antonio Bruno

La celebrazione dell’Immacolata Concezione nella Terra d’Otranto presenta diverse tradizioni che, sebbene non identiche a quelle siciliane, mostrano una forte devozione popolare e rituali peculiari, specialmente tra il XVII e il XVIII secolo. Ecco alcune pratiche documentate, con riferimenti cronologici e bibliografici:

Pratiche e tradizioni legate all’Immacolata Concezione in Terra d’Otranto

  1. Processioni e Illuminazioni Barocche (XVIII secolo)
    A Nardò, la celebrazione dell’Immacolata era al centro di elaborate manifestazioni religiose. Nel 1749, la costruzione della guglia dedicata all’Immacolata fu accompagnata da processioni solenni in cui la statua della Vergine, scolpita da Matteo Bottigliero, veniva portata per le strade, con lampade colorate e canti di giubilo. Questi festeggiamenti includevano anche spettacoli pirotecnici e musiche, che duravano fino a tarda notte​

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  1. Accensione di luci e partecipazione popolare (XVIII-XIX secolo)
    A Galatina e in altri centri del Salento, la festa dell’Immacolata veniva accompagnata da illuminazioni pubbliche e candele accese nei luoghi di culto. Questi elementi richiamano simbolicamente la luce mariana, simile ai falò accesi in altre regioni come la Sicilia. La centralità delle luci sembra avere un legame con il simbolismo del fuoco come purificazione e celebrazione​

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  1. Ruolo dei Bambini nella Devozione (XVII-XVIII secolo)
    Sebbene non esista una descrizione specifica della raccolta della legna come in Sicilia, i bambini avevano un ruolo simbolico nelle processioni e nei riti religiosi. Considerati "puri" intermediari tra sacro e profano, venivano spesso coinvolti nel trasporto di lumi e nella partecipazione attiva alle festività, rappresentando il legame tra il quotidiano e il divino​

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  1. Cantate e Preghiere Popolari (XVI-XVII secolo)
    In diverse località della Terra d’Otranto, si svolgevano cantate popolari e preghiere in onore dell’Immacolata, tramandate oralmente. Queste tradizioni spesso includevano inni e lodi che esaltavano il dogma dell’Immacolata Concezione, molto prima della sua proclamazione ufficiale nel 1854​

Durante la Vigilia dell’Immacolata nella Terra d’Otranto, diverse pietanze tradizionali riflettevano un profondo rispetto per le usanze religiose e culinarie tramandate nei secoli.

 

Pranzo della Vigilia

Tradizionalmente caratterizzato da un digiuno fino a mezzogiorno, seguito da un pasto frugale, il pranzo della Vigilia si basava su piatti poveri e privi di carne. Le pittule, frittelle di pastella semplici o ripiene (spesso con cavolfiore o baccalà), erano un elemento immancabile. Anche le verdure, come cicorie e rape, e i panzerotti di patate (crocchette di patate) trovavano spazio sulla tavola. Un simbolo della festa era la puccia con olive, un pane morbido con olive nere nell’impasto, variato a seconda delle zone: a Gallipoli, ad esempio, veniva arricchito con capperi e acciughe sotto sale. Questi piatti riflettevano la semplicità e l'essenzialità della cucina salentina del passato, in sintonia con l'atmosfera di preghiera e penitenza della giornata.

Cena della Vigilia

La cena, anch’essa “di magro”, prevedeva preparazioni a base di pesce. Piatti come la zuppa di pesce quataru, preparata con mitili, crostacei e verdure, erano tipici delle zone costiere, come Gallipoli. Nelle aree interne, invece, si gustavano vermicelli con baccalà, accompagnati da contorni di rape ‘nfucate (rape stufate) e agrumi, considerati beneaugurali. Altre pietanze includevano pesce fritto e, in alcuni casi, grano cotto nel sugo, un piatto semplice e simbolico. Questi menù rivelano l’influenza della tradizione contadina e marinara, profondamente radicata nella cultura della regione​

Queste tradizioni culinarie evidenziano non solo il valore gastronomico, ma anche l'importanza simbolica e rituale dei cibi preparati per celebrare questa festività nella Terra d’Otranto.

 

Riflessione e Riferimenti Storici

Le pratiche della Terra d’Otranto, pur distinguendosi da quelle siciliane, mostrano forti elementi di continuità con una tradizione mediterranea condivisa di devozione popolare. Il ruolo della luce (lampade, candele), della musica e delle processioni riflette un patrimonio culturale che unisce sacro e profano. La cronologia delle celebrazioni, specialmente tra XVII e XVIII secolo, evidenzia l'importanza della festa nella formazione dell'identità religiosa locale.

 

Riferimenti Bibliografici

  1. F. Castrignanò, La storia di Nardò esposta succintamente, Galatina, 1930, p. 118.
    Documento che descrive la celebrazione dell’Immacolata a Nardò, inclusi i festeggiamenti con luci e processioni nella piazza principale.
  2. E. Mazzarella, La sede vescovile di Nardò, Galatina, 1972, p. 306.
    Analisi delle tradizioni devozionali e architetturali legate all’Immacolata nella città di Nardò.
  3. U. di Furia, Nuovi documenti sulla guglia dell’Immacolata di Nardò, in Il Delfino e la Mezzaluna, anno II, n. 1, 2013, pp. 89-96.
    Approfondimento sul ruolo della guglia dell’Immacolata e le celebrazioni legate alla sua inaugurazione nel 1749​.
  4. G. De Cupertinis, Architetti e maestranze del XVIII secolo: il caso di Nardò e di altri centri minori del Salento, in L’arte di fabbricare e i fabbricatori, 2001, pp. 59-63.
    Descrizione delle manifestazioni festive in onore dell’Immacolata e il loro significato nella comunità locale.
  5. G. Palumbo, Guglie di stile barocco nella penisola salentina, in Arte Cristiana, vol. XL, n. 1, gennaio 1953, pp. 18–21.
    Studio sull'iconografia mariana nella Terra d’Otranto con riferimenti alle celebrazioni popolari.

 

 

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