"Genitori a noleggio"
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"Genitori a noleggio"
[Illuminazione teatrale soffusa, un microfono su un palco vuoto. Entra il comico, aria smarrita ma determinata.]
Ragazzi, ci avete mai pensato? Affidarsi agli altri è come cercare genitori... ma tipo su Amazon. "Cerca genitori, Prime consegna entro due giorni. Disponibili in colori assortiti: severi, permissivi, o quelli che ti dicono 'fai tu' ma poi ti giudicano!"
Ecco, io da piccolo non avevo genitori perfetti, quindi ora passo la vita a cercarli dappertutto. L’altro giorno ho chiesto al postino: “Mi puoi firmare la giustificazione per la vita?” Lui ha detto: “Io porto solo bollette.” Gli ho risposto: “E allora sei già più di mia madre, che le bollette non le pagava!”
E poi l’incertezza, eh! L’incertezza è il nostro mostro sotto al letto. Ma a differenza del mostro vero, questo non scappa mai. Ho provato a dirgli: “Buh!” Niente, lui mi risponde: “Buh lo dici a tua madre, io sto qua.” E allora vai di genitori fittizi! Una volta mi sono affidato a Google per prendere decisioni. “Google, cosa devo fare?” E Google: “Hai inteso dire: ‘aiuto?’” Sì, grazie, Google. Ora puoi fare anche tu da genitore? A quando il Google Mom che ti scrive: “Non uscire con i capelli bagnati!”?
Ma voi sapete chi ha risolto davvero questo problema? I gatti! Eh sì, loro non cercano genitori, loro sono genitori di loro stessi. Si affilano le unghie, mangiano quando vogliono, ti guardano dall’alto in basso e pensano: “Non mi affiderò mai a te, mammifero insignificante.”
Noi invece... noi affidiamo tutto! La vita, il cuore, il Wi-Fi. Perché diciamolo, chi non ha mai pregato il router come fosse un santo patrono? “Ti prego, ritorna, ho una call importantissima!” E lui, il router, zitto. Più genitore lui di mio padre, che almeno si spegne quando non vuole rispondere.
E sapete cosa mi fa più paura? Che se trovi davvero i genitori perfetti, dopo li devi restituire! Sì, perché mica puoi tenerli per sempre, no? Si esauriscono, come la batteria del cellulare. E allora ti ritrovi di nuovo solo, con l’incertezza, e lì capisci: forse è meglio che l’incertezza sia mia amica. Così, ogni sera, prima di andare a dormire, le dico: “Tu stai qua. Ma almeno spegni la luce.”
[Esce dal palco, confuso ma soddisfatto, lasciando il pubblico a riflettere... ridendo.]
Antonio Bruno
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