Entrano, un vortice di passi frettolosi e respiri spezzati.
Entrano, un vortice di passi frettolosi e respiri spezzati. Ogni viso è uno schermo illuminato, ogni sguardo rapito da quella piccola finestra che annulla il presente. Stanno al cellulare, come isole galleggianti, eppure mai così vicini da sfiorarsi davvero. Parlano ad alta voce, le parole rimbalzano nell'aria come gocce di pioggia su una lastra di vetro. Si incrociano, si sovrappongono, si ignorano.
Un coro dissonante di lingue, accenti e frammenti di storie che si inseguono senza mai toccarsi. È un gran traffico, un fiume rumoroso di corpi e destini che fluisce in ogni direzione. Le persone venute da lontano portano con sé l’eco di luoghi lontani, il peso di viaggi che hanno scolpito rughe sui volti e silenzi nei cuori.
Eppure, nel caos di questo transito incessante, c’è una strana armonia. Come un mosaico in cui ogni pezzo, pur sembrando fuori posto, completa un quadro invisibile. Ogni voce racconta qualcosa: un addio, un inizio, un semplice momento rubato alla vita che scorre troppo veloce.
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