Faccio il giornalista non scrivo fatti oggettivi
Giornalista degli anni '50 nel suo ufficio a tarda notte
Faccio il giornalista non scrivo fatti oggettivi
“La verità oggettiva non esiste. E questo, amici miei, dovremmo stamparcelo
in testa. Soprattutto noi giornalisti. Scriviamo, certo, ma descriviamo il
nostro mondo, mica la realtà, quella con la R maiuscola. Perché quella
– mi spiace per chi ci crede ancora – non c’è. Prendete questa frase: ‘Non
leggo i giornali per non esserne condizionata’. L’ha detta Giorgia Meloni,
e Mattia Feltri l’ha riportata su La Stampa. Ecco, al di là del giudizio che
ognuno di noi può avere su questa affermazione, riflettiamoci un po’. Meloni
sostiene che leggere un articolo, per quanto informativo e veritiero possa
sembrare, finisce per condizionarti, per alterare un tuo modo di vedere o di
sentire.
Io sono un giornalista, mi occupo di scrivere articoli, commenti, e lo
faccio da decenni, lo sapete. E sono qui a dirvi che di oggettivo, nei miei
scritti, non c’è nulla. Ma non perché mi sveglio la mattina e decido di
ingannare i lettori. No, è che nessuno di noi, in fondo, può mai pretendere di
descrivere la realtà come un dato di fatto. Noi descriviamo il nostro punto di
vista, quello che la realtà suscita dentro di noi. Insomma, amici miei, il
nostro mondo lo osserviamo con cinque sensi, con un sistema nervoso che non ci
lascia scampo, e quella è la nostra verità. Ma non è LA Verità, capite?
E i lettori? Ah, i lettori… C’è chi legge e sa già che ciò che scrivo è una
mia interpretazione, un mio personale racconto, e può restare interessato,
disinteressato, o persino indifferente. E poi c’è chi si convince che ciò che
legge sia, come dire, una rivelazione, qualcosa che descrive il mondo così
com’è. E lì, amici, scatta la magia, o forse dovrei dire il rischio: perché
solo chi crede di leggere la verità assoluta rischia di essere manipolato,
ingannato. Chi pensa che una notizia sia LA notizia – e non una descrizione –
non è consapevole di quella che chiamerei la struttura chiusa del nostro
sistema di percezione. E qui, amici miei, potrei parlarvi per ore di
psicologia, di filosofia, ma vi risparmio.
In fondo, la verità è che viviamo ciascuno nel nostro universo personale. E
tutto quello che possiamo fare, noi giornalisti come voi lettori, è
coordinarci, come dire, su dei significati che riconosciamo assieme, attraverso
le parole, i gesti, e quei codici condivisi che ci aiutano a capire. Ma
ricordatevi, amici: la realtà oggettiva è una pia illusione. Viviamo di
interpretazioni. E se c’è una cosa che il giornalismo può fare, è ricordarcelo
ogni giorno.”
Antonio Bruno
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