Il tavolino dove il mondo si spegne
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Il tavolino dove il mondo si spegne
Quella sera era iniziata come tante altre. Un tavolo occupato da una donna assorta, un bicchiere di vino, un taccuino che sembrava raccogliere segreti. E poi, senza preavviso, il destino si era presentato. Non con un biglietto d’invito, ma con un uomo che si era seduto lì, proprio di fronte a lei, senza chiedere permesso. Il rumore del locale era scomparso. Le luci, le risate, i profumi: tutto si era dissolto come una nebbia al sole.
Lei lo racconta così, come se fosse una scena di un film francese. Ma io penso che la vita, a volte, si diverte a creare cortometraggi perfetti, a farci vivere momenti che sembrano pensati apposta per farci innamorare di qualcuno. E il resto? Beh, il resto è il disastro che ne segue. Ma quella sera, davanti a quel tavolino, non c’era spazio per i pensieri complicati. Solo due persone, due sguardi, e la sensazione improvvisa di essere tornati a casa.
Una vita parallela
Lei aveva una famiglia. Lui anche. Due mondi separati da confini netti, che per qualche strana magia si erano trovati a condividere una zona franca. Non era una storia facile. Come potrebbe esserlo? Ma quando li sentivi parlare di quei momenti rubati, ti accorgevi che non era solo un gioco, un capriccio. C’era la febbre di qualcosa di puro, di primordiale. La pelle che riconosce la pelle, i messaggi scritti di notte, le poesie lasciate su foglietti piegati con cura. Insieme erano due persone che finalmente si specchiavano l’una nell’altra.
Eppure, l’amore, quello vero, non basta sempre. Lo capisci quando arrivi a quel bivio dove devi scegliere: restare in un limbo perfetto o affrontare il caos della realtà. Lei aveva scelto di affrontarlo, un passo alla volta, lasciando andare la vita costruita fino a quel momento. Lui, no. O forse non ancora. Non riusciva. Era come se avesse paura di fare quel salto nel vuoto, di smettere di aggrapparsi alle certezze che lo tenevano in equilibrio.
La scelta di sparire
Non tutte le storie d’amore finiscono con una porta sbattuta o un urlo. Alcune si dissolvono. Lei lo aveva capito una mattina, svegliandosi con quella sensazione di vuoto nel petto. Lui non avrebbe mai trovato la forza di strappare il filo che li legava alle loro vite precedenti. E così aveva deciso per entrambi: sparire.
Non era una scelta facile. Anzi, non era nemmeno una scelta. Era una necessità. Amarlo significava anche lasciarlo andare, permettergli di trovare la sua strada, qualunque fosse. Ma quel vuoto lasciato dalla sua assenza era diventato insopportabile. Si svegliava la mattina contando i minuti, i secondi, cercando di ricordare come si facesse a respirare senza sentirsi spezzati dentro. Aveva provato a scrivergli, ma ogni parola sembrava un tradimento. Così era rimasta in silenzio, portandosi dietro quel peso invisibile.
Il giorno in cui l’amore cambia faccia
Le storie come questa non hanno un finale perfetto. Sono come quelle canzoni che si interrompono a metà, lasciandoti con una nota sospesa. Ma forse va bene così. Forse l’amore non è fatto per essere chiuso in una scatola con un fiocco sopra. È una forza che cambia, si trasforma, ti cambia.
Lei aveva amato quell’uomo con tutta sé stessa. E aveva imparato, dolorosamente, che il vero amore, a volte, è anche sapersi amare da soli. Sapeva che avrebbe portato con sé quel ricordo come una ferita e una benedizione, una prova che il mondo, ogni tanto, sa essere spietatamente bello.
E mentre chiudeva l’ennesima lettera mai spedita, si rese conto di una cosa: il volto dell’amore che aveva conosciuto non sarebbe mai sparito. Ma forse, un giorno, ne avrebbe trovato un altro, inaspettato, con un sorriso nuovo che le avrebbe ricordato come si fa a respirare.
Antonio Bruno
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