Le mani che ricordano il mare


 Le mani che ricordano il mare

Una volta, molti anni fa, c’era un uomo che sapeva amare come si ama il mare: con il timore di non comprenderlo mai del tutto. Lei lo chiamava così, Mare, perché nel suo modo di guardarla c’era sempre una corrente che le trascinava via il respiro. Era bello, come lo sono le cose che non vogliono farsi afferrare: sempre un po’ in fuga, sempre un po’ oltre. Si erano conosciuti in un inverno sbagliato, dove il gelo si infilava sotto i vestiti e dietro i pensieri.

Lei amava i silenzi durante i film e i motori che ruggivano sull’asfalto. Amava dire la verità, anche quando non c’era niente da guadagnarci. Lui, invece, amava soltanto quello che non poteva avere. Forse era per questo che amava lei.

“Qualunque cosa farai, amala,” gli disse un giorno, mentre il vento marino disegnava arabeschi sulla sua sciarpa rossa. Lui rise, perché sembrava una frase uscita da un film che avevano visto insieme. Uno di quelli dove si piange sempre alla fine.

La loro storia non aveva una fine. Era una di quelle cose che si spezzano piano, come una corda che si logora al sole. Un giorno lui prese un treno e non tornò più. Lei non lo fermò. Sapeva che l’amore non si trattiene, si vive, e poi lo si lascia andare, come un aquilone che decide di perdersi nel cielo.

Eppure, anche dopo anni, le sue mani ricordavano. Ricordavano la forma del suo viso, la trama sottile dei suoi capelli. Le mani ricordano più profondamente della memoria, e la memoria è una condanna dolceamara. A volte, aprendo una porta o stringendo un bottone, sentiva il fantasma della sua pelle contro la sua, come un’eco.

“Chissà se mi pensi ogni tanto,” gli scrisse una sera, senza mai inviare il messaggio. Sapeva che l’amore, quando si cerca di afferrarlo, scivola via tra le dita.

Forse lui la pensava, ma non importava. Perché lei lo aveva amato senza “chissà se”. E questo era abbastanza.

Era l’unica cosa che fosse mai stata davvero loro: quell’amore silenzioso, come un fiocco di neve che cade su una strada vuota d’inverno. Un amore senza fine, perché non aveva mai avuto un inizio preciso. Solo una marea che sale e scende, lasciando dietro di sé segni nella sabbia.

Antonio Bruno

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