La Paparina: Tesoro del Salento tra Storia, Mitologia e Tavola

 


La Paparina: Tesoro del Salento tra Storia, Mitologia e Tavola

Non dirmi che non sai cosa sono le paparine! Eppure, se sei nato e cresciuto nel Salento leccese, le avrai certamente gustate almeno una volta: magari accompagnate dalle nere olive Cellina e Ogliarola. Forse non sai, però, che la paparina altro non è che il giovane papavero, raccolto con cura in pieno inverno, quando ancora non ha messo il fiore. In questa fase, le foglie tenere diventano l’ingrediente base di una ricetta che racconta la storia, la biodiversità e le tradizioni di un’intera comunità.


Il Papavero: Storia e Mitologia

Il papavero, noto scientificamente come Papaver rhoeas, è una pianta infestante che colora i campi di grano con il suo rosso intenso. Originario delle regioni mediorientali, è stato portato in Europa insieme alle colture cerealicole. Questo fiore non è solo un simbolo della natura selvaggia ma ha radici profonde nella mitologia e nella cultura.

Teocrito, poeta greco del III secolo a.C., racconta che il papavero nacque dalle lacrime di Venere versate per Adone, il suo amato ucciso da un cinghiale. Le gocce di sangue della dea, cadendo sulla terra, generarono i petali scarlatti che ricordano ancora oggi la passione e il dolore. Inoltre, il papavero è associato a figure divine come Cerere, dea delle messi, che secondo la tradizione trovò per la prima volta il papavero nell'isola di Mecona, il cui nome deriva dalla parola greca per papavero (mecon).

Anche nell’arte e nella simbologia romana, il papavero rappresentava fertilità e abbondanza. La dea Ubertas, simbolo di prosperità, è spesso raffigurata con papaveri in mano, mentre il Bonus Eventus, simbolo del “buon successo”, era rappresentato con spighe di grano e papaveri.


Tradizioni e Sapori del Salento

Nel Salento, il papavero diventa protagonista non solo dei campi ma anche della tavola. La raccolta delle giovani foglie avviene in inverno, seguendo un rituale antico che ricorda le abitudini delle donne neolitiche. Una volta raccolte, le foglie vengono pulite con cura e preparate per diventare la base delle famose paparine fritte, un piatto che unisce semplicità e sapore.

Questa pietanza è preparata con olive nere e talvolta accompagnata da un filo d’olio extravergine d’oliva. Il gusto amarognolo delle paparine, unito alla sapidità delle olive, crea un connubio perfetto che richiama i sapori della terra e la fatica di chi l’ha coltivata.


Un Fiore tra Arte e Biodiversità

Il papavero non è solo un alimento, ma anche un simbolo visivo del Salento. Le sue distese rosse, alternate al giallo del grano, hanno ispirato artisti e poeti di tutte le epoche. Fabrizio De André, con i suoi versi “dormi sepolto in un campo di grano / non è la rosa, non è il tulipano, / ma sono mille papaveri rossi”, ha reso omaggio alla bellezza e alla malinconia legate a questo fiore.

Anche la biodiversità locale celebra il papavero con varietà uniche come il Papaver apulum Ten., caratterizzato da petali scarlatto-rosati con una macula scura alla base. Una specie che incarna la ricchezza naturale del Salento e l’importanza di preservare il legame con il territorio.


Papaveri e Civiltà: Una Riflessione sulla Storia Umana

Come sottolineato dal professor Ferdinando Boero dell’Università del Salento, la raccolta delle piante spontanee era parte di un “Paradiso Terrestre” vissuto dai nostri antenati nel Paleolitico. Con l’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento nel Neolitico, l’umanità ha perso la connessione diretta con la natura, entrando in una “civiltà” che ha trasformato la fatica in necessità.

Eppure, il papavero resta lì, accanto al grano, a ricordarci il nostro passato di raccoglitori. Questo fiore, che una volta adornava i campi, ora accompagna anche i nostri pasti, portando con sé una storia millenaria.



La Memoria nei Gesti Semplici

Raccogliere papaveri o giocare con i loro boccioli, indovinandone il colore, sono gesti che richiamano l’infanzia e le tradizioni di un tempo. Farlo con i propri figli significa trasmettere non solo un sapere, ma anche un modo di vivere più connesso con la terra. È così che si conquista l’eternità: attraverso la memoria dei gesti semplici, tramandati di generazione in generazione.

Quindi, la prossima volta che vedete un campo di papaveri, fermatevi. Raccogliete qualche foglia e preparate una paparina fritta. Gustatela con calma, ricordando che accanto al giallo del grano, il rosso dei papaveri non è solo un colore, ma una parte indelebile della nostra storia.

Antonio Bruno

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