La Nascita dell'Osservatore


 La Nascita dell'Osservatore

di Antonio Bruno

Hai mai pensato a come fai a essere consapevole di te stesso? È una domanda un po’ strana, vero? Ma in realtà molti studiosi hanno cercato di capire come noi esseri umani siamo in grado di riflettere su ciò che facciamo e come percepiamo il mondo. Tra questi studiosi, uno in particolare, un biologo cileno di nome Humberto Maturana, ha sviluppato idee davvero interessanti su come funziona la nostra consapevolezza e su come “diventiamo osservatori” di noi stessi.

Cosa significa essere un "osservatore"?

Secondo Maturana, osservare non è solo “guardare” il mondo intorno a noi. Essere osservatori significa diventare consapevoli delle cose e capire che la nostra stessa mente gioca un ruolo importante in quello che vediamo e percepiamo. In pratica, quando osserviamo qualcosa, stiamo facendo delle “distinzioni,” cioè stiamo separando una cosa dall'altra, decidendo cosa notare e cosa ignorare.

Maturana dice che questa capacità di fare distinzioni nasce dal modo in cui viviamo e interagiamo con gli altri. Immagina, per esempio, un gruppo di amici che gioca insieme: le loro azioni si coordinano, si adattano l’uno all’altro, e questo permette loro di capirsi senza bisogno di spiegazioni. È attraverso queste interazioni che costruiamo il linguaggio e, poco a poco, impariamo a distinguere noi stessi dagli altri.

Il ruolo del linguaggio

Per Maturana, il linguaggio non è semplicemente un modo di trasmettere informazioni, come a dire “oggi fa caldo” o “mi piace quel gioco.” Il linguaggio è più profondo: è un’attività sociale che ci aiuta a coordinare le nostre azioni con gli altri. È proprio grazie a questa capacità di coordinare le nostre azioni con gli altri che possiamo “vedere” noi stessi come individui. Senza il linguaggio, non avremmo modo di fare queste distinzioni e quindi di diventare consapevoli.

Pensare a sé stessi: la consapevolezza

Quando Maturana parla di consapevolezza, si riferisce a quella capacità di “osservarsi” dall'esterno. È come se, nel momento in cui iniziamo a fare distinzioni su cosa è importante e cosa no, ci stessimo osservando dall’esterno e rendendo conto di noi stessi. Questa capacità di auto-riflessione è fondamentale per la coscienza, cioè per il fatto che ci rendiamo conto di esistere.

Il confronto con il pensiero di Cartesio

Forse hai già sentito la famosa frase di Cartesio “Cogito ergo sum” (penso, quindi sono). Cartesio voleva dire che il solo fatto di dubitare e pensare dimostra che noi esistiamo. Tuttavia, Maturana ha una visione diversa: per lui, questa certezza dell’esistenza non è qualcosa che possiamo affermare al di fuori di ciò che sperimentiamo. Per Maturana, l'esistenza è il risultato del nostro stesso modo di fare distinzioni, non una certezza oggettiva indipendente.

In breve

In sintesi, per Maturana, diventare osservatori significa sviluppare la capacità di fare distinzioni attraverso il linguaggio e la relazione con gli altri. Questo processo ci permette di prendere coscienza di noi stessi, ma la nostra esistenza come “osservatori” non è qualcosa di assoluto, bensì dipende dalle esperienze che facciamo. Maturana quindi ci invita a riflettere sul fatto che la nostra coscienza è qualcosa che costruiamo mentre interagiamo con il mondo.

È affascinante pensare che, in un certo senso, siamo noi a “creare” la nostra identità come osservatori!

Antonio Bruno

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