La politica italiana: una tragicommedia dell’unità perduta


 La politica italiana: una tragicommedia dell’unità perduta 

Dalle elezioni regionali di Umbria ed Emilia-Romagna arrivano due messaggi chiari come il fumo delle salsicce a una sagra:

  1. Quando il centro-sinistra riesce a smettere di litigare sul colore dei tovaglioli, può competere seriamente con le destre.
  2. Metà degli elettori preferisce stare a casa sul divano, dimostrando più fiducia nel telecomando che nella politica.

Questi due messaggi, uno ottimista e l’altro più deprimente di un lunedì mattina, non vanno separati. Devono essere tenuti insieme come due cugini litigiosi a un pranzo di famiglia. Solo così l’opposizione può ribaltare i tavoli e i risultati delle prossime elezioni.

Lezioni dall’Umbria e dalla Liguria: divisi si perde, uniti si litiga meglio

In Liguria, Andrea Orlando ha perso per un soffio contro il centro-destra. Il motivo? Il caos interno del Movimento 5 Stelle, che è riuscito a scoraggiare più elettori di una fila al CAF in agosto. Risultato? Astensione sopra il 50% e vittoria consegnata alle destre con un fiocco rosso. Se Cipolla, quello della famosa "legge della stupidità", fosse vivo, starebbe applaudendo con amarezza: quando ci si divide, si danneggiano tutti, e a turno ci si prende a martellate sui piedi.

Il Pd: il bravo ragazzo che non basta mai

Tra le forze politiche, il Pd è risultato uno degli studenti modello: un po’ più unito del solito e finalmente a sinistra, soprattutto in Emilia-Romagna, dove Bologna e Ravenna si confermano le roccaforti. A Bologna, Matteo Lepore è il sindaco che durante il congresso del Pd si è schierato apertamente con Elly Schlein, dimostrando che puntare sulla coerenza politica non è necessariamente un atto di autolesionismo.

Ma attenzione: il Pd, anche se ben pettinato e ordinato, da solo non ce la fa. Come un secchione alle superiori, ha bisogno di compagni di gruppo che facciano i compiti. E qui iniziano i dolori.

Gli alleati: cercasi aiuto disperatamente

  • Movimento 5 Stelle: Deve smettere di essere il parente svogliato che arriva tardi al matrimonio e si lamenta della musica. Serve che si stabilizzi nel campo progressista e, soprattutto, che riesca a recuperare quell’elettorato astensionista che lo guardava con occhi sognanti anni fa. Insomma, deve smettere di essere il Grinch della politica.
  • I centristi: Qui il discorso si fa complesso. Bisogna trovare un assetto che elimini le figure divisive, quelle che provocano sbadigli o fughe tra gli elettori. Magari puntando su personalità come Beppe Sala, che è riuscito a fare il miracolo di essere percepito come una figura fresca in politica.

Trump, Meloni e il rischio “deriva illiberale”

Intanto, dall’altra parte dell’oceano, Donald Trump è tornato in scena, e con lui un sistema di potere che farebbe impallidire qualsiasi romanzo distopico. Giorgia Meloni è organica a quel mondo e, se non si gioca bene la partita, l’Italia rischia di scivolare verso una deriva illiberale.

Ma attenzione: le ultime elezioni amministrative hanno dimostrato che in Italia la competizione è ancora aperta. Se le forze di opposizione riusciranno a unire i puntini senza buttare via la penna, c’è speranza. Tuttavia, se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che i partiti italiani tendono a fare come i bambini col Lego: distruggono tutto prima di vedere cosa stavano costruendo.

Responsabilità storica e pizza fredda

Le prossime elezioni politiche saranno un’occasione fondamentale. Se questa volta si spreca anche quest’opportunità, la responsabilità sarà enorme. Come disse un saggio, “divisi si perde, uniti si può almeno litigare in modo costruttivo”.

E ora, cari politici, il tempo è poco. Mettetevi a tavolino, trovate un accordo e magari ordinate una pizza per evitare che vi si alzi la glicemia a metà discussione.

Antonio Bruno

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