San Martino è oggi, come da tradizione, la festa dei cornuti.

 


Caro lettore,

San Martino è oggi, come da tradizione, la festa dei cornuti. E vi dirò, detta così suona pure strana, fa sorridere. Ma, se scaviamo appena un po’, scopriamo un’Italia che sa mescolare il sacro con il profano, la fatica del lavoro con il piacere della festa, e una bella dose d’ironia sulla vita di coppia. A Pagani, e in tante altre realtà contadine dove l’economia è sempre stata basata sull’allevamento del bestiame, questa giornata ha un significato antico e simbolico.

San Martino è, per così dire, una data di svolta. I contadini e gli allevatori, dopo la vendita del bestiame – corna comprese, non dimentichiamolo – si concedevano qualche bicchiere di vino in più, un po’ di allegria che rompeva il ritmo della vita faticosa. Ed ecco che in questo clima goliardico e festaiolo, i mariti si lanciavano nella "pazza gioia", lasciando per un giorno la responsabilità di casa alle loro mogli.

Ma è proprio qui che viene fuori l’altro lato della medaglia. La saggezza popolare e una buona dose di ironia trasformano San Martino in una sorta di "giorno della rivincita" per le mogli, che per una giornata si trovano sole, libere di organizzarsi "di conseguenza" mentre i mariti brindano e cantano. C’è tutta una tradizione, non scritta, che sembra suggerire un tacito accordo tra coniugi: "Tu vai a fare festa? Bene, io mi organizzo."

Dietro a questa festa dei cornuti c’è uno spaccato di cultura popolare che non va sottovalutato, perché racconta come le comunità riescano a prendersi un po’ in giro da sole, senza per questo perdere il rispetto e la dignità. È una celebrazione dell’ironia e della consapevolezza dei ruoli. E poi, diciamolo: dopo la vendemmia, dopo le fiere, un po’ di leggerezza serve. Serve a ricordarci che la vita è fatta anche di piccoli momenti di libertà e complicità.

Alla fine, San Martino resta un’occasione per guardarsi in faccia con un sorriso, magari un po’ furbo, e capire che anche in una festa così c’è la saggezza di chi sa sorridere delle proprie debolezze e delle piccole contraddizioni quotidiane.

Un saluto, Antonio Bruno

 

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